Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

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Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

Accertamenti per capire la provenienza dell’ordigno

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Dopo lo sgomento e il dolore, restano le domande. Che tipo di ordigno stava maneggiando Giorgio Marchet, morto a 78 anni in un’esplosione mentre lavorava nel sottoscala della villetta di via Gere dove abitava con la famiglia? Da dove veniva quell’oggetto e come aveva fatto il pensionato, che raccoglieva materiali ferrosi ma non era né appassionato né esperto di reperti bellici, a entrarne in possesso? Le risposte potrebbero arrivare da un’approfondita analisi dei materiali recuperati dalla polizia sabato, subito dopo la tragedia. E che ora dovranno essere analizzati tramite perizie tecniche per verificarne la provenienza. Solo così si potrà sapere da dove venisse l’ordigno – a quanto sembra di tipo militare – costato la vita al pensionato. Non si tratterebbe di un residuato bellico: ad una prima analisi la fattura sembra piuttosto recente. L’analisi sui materiali, insieme ad eventuali accertamenti sulla salma, potrebbero iniziare a dare risposte sulla provenienza dell’ordigno, aprendo anche scenari rispetto a ipotetiche responsabilità terze. Nel frattempo, però, resta il dolore di una famiglia alla quale molti hanno rivolto un pensiero di cordoglio e di vicinanza. Anche l’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra (Anvcg) si dice disponibile a un confronto con i familiari del pensionato vittima del tragico episodio. «Noi ci occupiamo in particolar modo di vittime di ordigni bellici – spiega Letizia Fregonese, di Cordenons, vicepresidente nazionale del Comitato promotori di pace – e a partire dal dopoguerra diamo supporto alle vittime civili. Ma puntiamo anche alla prevenzione: ora ci stiamo occupando di un progetto che prevede laboratori nelle scuole medie e superiori». A pagare lo scotto di ordigni inesplosi, infatti, non sono solo anziani. «Il nostro socio più giovane ha 24 anni – continua Fregonese – ed è rimasto ferito mentre lavorava la terra a scuola, all’istituto agrario in Piemonte. Pensava di maneggiare un lumino da camposanto». Proprio l’educazione al rischio è uno degli aspetti sui quali l’associazione punta di più. «Ogni anno in Italia vengono ritrovati moltissimi ordigni bellici – continua la vicepresidente del Comitato –. Basti pensare che in Friuli Venezia Giulia gli artificieri del terzo (3°) Reggimento Genio Guastatori di Udine intervengono mediamente 250 volte in un anno. Nel Pordenonese bisogna fare attenzione in particolar modo al Meduna, che spesso riporta ordigni scaricati in montagna in fase di ritirata, quando per le truppe di passaggio si alleggerivano delle bombe. Oggi sembrano semplici pezzi di ferro ma, anche se arrugginiti, la polvere da sparo al loro interno è ancora attiva. Non vanno toccati». È ancora molto facile ritrovare ordigni bellici, bombe, granate o proiettili, in un territorio come il Fvg, teatro cruento di due guerre mondiali. A testimoniarlo sono gli interventi degli artificieri dell’Esercito italiano, chiamati a disinnescare questi dispositivi quasi quotidianamente. Questi ordigni vengono spesso rinvenuti durante dei lavori di scavo per le costruzioni o nell’aratura dei campi, affiorano nei letti di fiumi durante le secche o spuntano casualmente da terreni che smottano. Nel caso in cui un cittadino dovesse imbattersi in un ordigno durante una di queste circostanze, deve fare solo due cose: la prima, non toccarlo, non cadere nella tentazione di rimuoverlo per vederne l’aspetto. La seconda, avvisare immediatamente del ritrovamento le Forze dell’Ordine chiamando il numero 112. Sarà l’operatore che provvederà ad inoltrare la chiamata ai carabinieri o alla polizia che interverranno immediatamente con i loro artificieri. Una volta arrivati in loco, saranno questi specialisti che dovranno capire il tipo di ordigno e fare una valutazione accurata del rischio per l’incolumità pubblica, di solo aggravata se il contesto di ritrovamento è quello urbano. Gli artificieri provvederanno dunque a transennare o a recintare con il nastro segnaletico bianco e rosso l’area attorno all’ordigno per inibire il passaggio o il traffico, se il ritrovamento avviene in città o in prossimità di una strada. L’ultima valutazione è riservata al disinnesco dell’ordigno. Se è il caso, gli artificieri potranno effettuarne la rimozione per portarlo in una cava o luogo apposito per farlo brillare. Altrimenti bisognerà provvedere al disinnesco in loco, inibendo temporaneamente il traffico stradale e aereo e evacuando le persone dai quartieri coinvolti fino a operazione conclusa.

Fonte: https://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2021/12/20/news/accertamenti-per-capire-la-provenienza-dell-ordigno-1.41052168

Foto: Archivio

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La guerra è un debito senza fine sia per i vinti, quanto per i vincitori

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