Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

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Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

Una trasferta felice

Categories: Editoriali

Nei giorni 10 e 11 Novembre 2021 le classi 3 A, 3 B, 3 C e 3 D dell’Istituto comprensivo “Aldo Moro” di Capriolo, in provincia di Brescia, hanno partecipato al Progetto De-Activate, promosso dall’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra. I quattro laboratori sono stati condotti da Santa Vetturi, Referente del Progetto per la Basilicata, e Vincenzo Potenza, Consigliere della Sezione di Bari, giunti appositamente in Lombardia dal capoluogo pugliese. Nei giorni precedenti, gli studenti sono stati preparati all’incontro dalla visione del film “Land of mines”, di Martin Zandvliet. La vicenda dei prigionieri tedeschi che furono costretti a sminare le coste danesi, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, ha agevolato l’approccio al problema degli ordigni bellici inesplosi e creato molte attese, di sicuro amplificate dalla prevista partecipazione di due artificieri, concordata da Annabella Ballini, Referente del Progetto per la Lombardia. Nell’introdurre il laboratorio, Santa Vetturi ha presentato l’ANVCG e illustrato il Progetto De-Activate, sottolineandone l’estrema attualità, alla luce dei più di 60.000 ritrovamenti di residuati bellici che, a distanza di tanti anni dalla fine dei conflitti, si verificano ogni anno in Italia, non di rado con vittime e sempre con grande dispendio economico per le operazioni di neutralizzazione. Hanno quindi preso la parola Francesco Brugattu, Caporal Maggiore capo scelto, e Antonino Cirrincione, Caporal maggiore capo, in servizio presso il Decimo Reggimento Genio Guastatori della 132˄ Brigata corazzata Ariete, con stanza a Cremona, il cui personale CMD (Conventional Munition Disposal) si occupa della bonifica occasionale degli ordigni residuati bellici in tutta la Lombardia. L’interesse suscitato dallo stesso ingresso in aula dei militari in divisa è divenuto ancor più vivo, quando essi hanno mostrato un video illustrativo dei compiti e settori di intervento dell’Esercito Italiano ed esposto gli strumenti del loro lavoro: il Compact Metal Detector, impiegato per la intercettazione degli ordigni; i robot usati per ispezioni e rimozioni e la sonda endoscopica per ispezioni all’interno di pacchi e ordigni. Quelli che sono “le nostre braccia e i nostri occhi”, hanno affermato con vigore i militari, ribadendo che nemmeno loro, pur avendo alle spalle anni e anni di studi specifici, osano accostarsi ai residuati, finché non sono state verificate le condizioni di sicurezza. A maggior ragione non devono farlo i ragazzi, se spinti dalla curiosità o invitati dai compagni a una stupida prova di coraggio. Varie tipologie di ordigni bellici inerti, diversi per forma dimensioni e provenienza, sono state poi ampiamente illustrate: saperli riconoscere e tenersene lontani sono le prime forme di protezione dai rischi ad essi connessi.  Fotografie di ritrovamenti e suggestivi filmati relativi agli interventi di bonifica effettuati dal personale CMD hanno supportato le spiegazioni dei due Genio Guastatori, i quali hanno saputo relazionarsi ai ragazzi con grande competenza e naturalezza, rispondendo volentieri alle numerose domande e curiosità. Vincenzo Potenza ha subito dopo ripreso l’argomento, con la proiezione di ulteriori immagini di ritrovamenti, fornite dal Dipartimento Ordigni Bellici Inesplosi dell’ANVCG, e l’invito a documentarsi sul problema, attraverso la consultazione del sito “Biografia di una bomba”, aggiornato quotidianamente da Giovanni Lafirenze, che di tale dipartimento è il responsabile. La firma dei trattati di pace pone fine ai combattimenti ma non alla guerra, poiché ogni conflitto lascia l’eredità pesante degli ordigni bellici inesplosi, che possono trovarsi in terra e in mare. Le guerre colpiscono anche i civili e vedono nei più fragili le vittime predestinate, soprattutto i bambini, i quali più di tutti sono attratti da ordigni che spesso hanno oggi la foggia di giochi. Il consigliere ha quindi insistito a ricordare le regole di comportamento, in caso di ritrovamento di un ordigno, o supposto tale: 1) Non toccare;  2) Riconoscere; 3) Chiamare le forze dell’ordine, telefonando al 112, anche nel caso di un semplice sospetto. E insieme, tenere tutti lontani dal luogo del ritrovamento, se possibile, delimitare l’area e fare qualche fotografia, per agevolare il lavoro degli operatori. Ma soprattutto, non farsi prendere dal panico! Il primo comparto del laboratorio si è concluso con la testimonianza in video di Nicholas, il più giovane socio dell’Associazione, vittima, insieme all’amico Lorenzo, di una granata che gli ha fatto perdere la vista e l’uso di una mano. Gli studenti sono stati molto colpiti dal racconto dell’incidente e dei numerosi interventi cui entrambi gli amici hanno dovuto sottoporsi, a causa delle ferite riportate: è scattato un meccanismo di immedesimazione con quei giovani, vicini alla loro età e al loro mondo, che sicuramente servirà a fare tesoro di quanto appreso. Sul finire del filmato, i dubbi e le ansie manifestate dal giovane Nicholas, riguardo all’accresciuta potenza e pericolosità delle armi più moderne, hanno poi offerto lo spunto per introdurre l’azione di Educazione alla pace, condotta da Santa Vetturi, con l’ausilio di immagini appositamente predisposte, in un percorso multidisciplinare, impostato su dialogo e partecipazione attiva e accompagnato da riferimenti costanti all’attualità. Il cammino della pace, lungo e tortuoso, parte da molto lontano, dall’antica concezione di “pace negativa”, cioè una condizione di “non guerra”, nata con l’Impero romano e perdurata fino alle guerre mondiali. Spinti dalla drammaticità dei due eventi bellici, si è passati nel secondo dopoguerra alla ricerca di una “pace positiva”, mirante alla sicurezza collettiva e garantita dall’ONU, per giungere infine al moderno pacifismo, sviluppatosi nel secolo scorso come dimensione di massa e inteso ai nostri giorni come responsabilità di ognuno e diritto di tutti. Oggi si parla di “pace attiva”, una pace cioè globale, che presuppone un impegno oltre la risoluzione del conflitto, per garantire in ogni angolo della Terra la giustizia sociale e le libertà fondamentali e combattere povertà, emarginazione e sfruttamento. La cultura della pace vede dunque i suoi fondamenti in valori universali quali la solidarietà, l’uguaglianza e la tutela dei diritti umani. Concetti moderni quali Human security e Disarmo umanitario, che pongono la persona al centro dell’azione, hanno guidato il difficoltoso iter di messa al bando delle mine antipersona e bombe cluster, conclusosi con la firma del Trattato di Ottawa e della Convenzione di Oslo, oltre che del Trattato sul commercio delle armi. Inevitabile a tal proposito il riferimento all’Agenda 2030 dell’ONU per uno Sviluppo sostenibile, il cui Obiettivo 16 comprende la “mine action”, vale a dire l’azione di Bonifica, Distruzione delle scorte ed Educazione al rischio: quello, in sostanza, che è lo scopo precipuo del Progetto De-Activate, insieme al suo significativo messaggio di pace. Una riflessione guidata, attraverso esempi concreti, vicini alle loro esperienze, ha infine trasmesso ai ragazzi la consapevolezza che la pace è un abito mentale, un modo diverso di approcciarsi alla vita e relazionarsi con gli altri. Essa si costruisce giorno per giorno, con le nostre scelte, i nostri comportamenti, ai livelli più alti come nel quotidiano, anche quando si è semplicemente ragazzi. Basta avere il coraggio di opporsi alle ingiustizie e ricercare sempre il dialogo nei rapporti interpersonali. Occorre non chiudere gli occhi di fronte alle grandi tragedie del mondo contemporaneo, ma divenire protagonisti del cambiamento, ognuno con il proprio, piccolo contributo: la pace è un sogno da realizzare tutti insieme! Il successo dei laboratori tenuti a Capriolo è stato il risultato di una grande sinergia di intenti e azioni. Doveroso, nel ripartire, il nostro grazie: al Dirigente scolastico e all’intera comunità dell’IC “Aldo Moro”, per la calorosa accoglienza; alla prof.ssa Rosanna De Letteriis, amica di vecchia data, per aver fortemente voluto ed efficacemente coordinato i vari laboratori; alle docenti Linda De Gobbis, Sabrina Palmisano e Dora Daiello, oltre alla succitata De Letteriis, per averci ospitato nelle loro classi; ai Genio Guastatori Francesco Brugattu e Antonino Cirrincioni, per la disponibilità e l’amicizia che ci hanno riservato e, last but not least, ad Annabella Ballini, per il proficuo apporto alla riuscita dell’iniziativa, e alla Presidente della Sezione interprovinciale di Milano Giovanna Principe e i Consiglieri Domenico Carmelo Neri e Romano Caprini, per aver atteso pazientemente, in sede, un collegamento che purtroppo non si è riusciti a stabilire, nonostante i ripetuti tentativi: un vero peccato, perché la loro testimonianza avrebbe certo arricchito i laboratori di verità e saggezza. Sono stati, quelli a Capriolo, due giorni intensi, emozionanti, non solo per i ragazzi, ma anche per noi operatori. Giorni di semina fruttuosa di giusti comportamenti e buoni principi.

Giorni gioiosi di amicizia e speranza.

Insomma, una trasferta, pur se faticosa, sicuramente felice!

Santa Vetturi

zzzz

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