Esercito Italiano–Marina Militare
10.01.2023 – 10.38 – I residuati bellici rappresentano anche a Trieste una curiosità archeologica, nonostante l’alto potenziale di rischio; ed è forse una fortunata conseguenza d’un lungo periodo di pace. Chi legge i giornali o consulta le memorie degli anni Cinquanta del novecento sarà presto familiare con le istruzioni, all’epoca pervasive, di come procedere in caso di ritrovamento di un ordigno bellico; segnalare il luogo con un fazzoletto colorato e allertare le autorità, raccomandando in particolar modo ai giovani di non ‘giocarci’, nonostante le apparenze innocue. Le strade e in particolar modo le scuole erano tappezzate di manifesti che avvertivano della pericolosità di raccogliere oggetti ‘sospetti’, residuati bellici della guerra appena conclusa, con grafiche rappresentazioni di teste e arti che esplodevano. Altrettanto rimosse dalla memoria collettiva rimangono le paranze di mutilati – militari certo, ma non pochi civili – che un tempo affollavano le strade negli immediati dopoguerra della prima ‘grande’ guerra e della seconda. Reduci, ma spesso anche vittime di mine e bombe disperse con grande generosità negli ultimi anni del conflitto. Tutt’oggi, a mezzo secolo di distanza, i ritrovamenti dei residuati bellici nel nord est continuano a essere più che una rarità, una ricorrenza continua. Uno sguardo alle cronache degli ultimi anni rivela a Trieste e nella Venezia Giulia la presenza di velenosi ‘semi’ pronti sbocciare in ‘fiori’ di morte, la cui ultima, necrotica, primavera è stata durante gli incendi sul Carso della scorsa estate 2022. Proprio in quell’occasione gli ordigni sepolti in gran profondità, risalenti ai due conflitti mondiali novecenteschi, ostacolarono le operazioni di spegnimento. Successivamente vennero fatti detonare cinquanta ordigni bellici rivenuti nella vegetazione. Risultavano soprattutto granate di artiglieria di vario calibro e bombe a mano. Ma la storia dei ritrovamenti bellici degli ultimi decenni rivela una presenza ubiqua, capace di nascondersi nei luoghi più disparati. Correva il 28 novembre 2013 quando nella zona SIOT un uomo che faceva trekking scoprì una bomba modello Mills N36 inglese. A maggio 2014, nel borgo carsico di Sales, come annota il cronista “in un ottimo stato”, ma “con la spoletta corrosa”, un uomo trovò nel giardino una bombarda inesplosa della prima guerra mondiale. A giugno 2021, presso Medeazza, un uomo aveva scoperto nel proprio terreno agricolo un proietto da mortaio calibro 75mm H.E, della prima guerra mondiale, “completo di spoletta”. L’ultimo ritrovamento era avvenuto a metà dicembre, quando 74 ordigni al fosforo erano affiorati nel torrente Judrio. Se, come analizzava Donovan Webster ne ‘Le terre di Caino‘, nell’Alsazia vi siano ancora ritrovamenti di ordigni bellici risalenti non sono alla grande guerra, ma al conflitto franco prussiano del 1870, oltre centocinquant’anni fa, è lecito ipotizzare come anche il Carso abbia ancora una lunga storia di bonifiche dinanzi a sé.
Foto-Fonte: https://www.triesteallnews.it/2023/01/residuati-bellici-a-trieste-e-nel-carso-uneredita-dormiente-del-novecento/
È importante ricordare che, in casi analoghi, è fondamentale evitare di avvicinarsi a congegni esplosivi per la loro potenziale pericolosità e informare immediatamente le Forze di Polizia
Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria, Lombardia, Trentino-Alto Adige, Veneto,
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Egregi Editori, il portale biografia di una bomba è orientato ad evidenziare i pericoli causati da residuati bellici, ma l’aspetto più importate consiste nel non avere fini di lucro ma solo quello di diffondere la consapevolezza del rischio dei residuati bellici. Chiediamo scusa se preleviamo le foto dei vostri articoli, ma ci servono per contestualizzare le modalità del rinvenimento. Citeremo sempre fonte e autore della foto. Sicuri di una vostra comprensione vi ringraziamo in anticipo