Il 23 settembre, abbiamo incontrato nel Chiostro di San Francesco di Manduria (Taranto) l’Ing. Vito Alfieri Fontana pochi minuti prima dell’inizio della presentazione del suo libro “Ero l’uomo della guerra”. Un titolo che potrebbe fuorviare, confondere chi non conosce la vita trascorsa dell’ingegnere. Incontrare Vito Alfieri è stato un vero piacere, un salto nel passato tra i tanti eventi rivolti al pericolo ordigni bellici inesplosi svolti nelle scuole, tra la popolazione civile, alla Fiera del Levante e in tanti altri convegni effettuati dall’Associazione Nazionale Vittime civili di guerra. Perché Vito ha scritto un libro dal titolo “Ero l’uomo della Guerra? È lui stesso che durante la presentazione del testo edito da Giuseppe Laterza, (Bari) ad una sala gremita racconta la sua storia. Negli anni 80, Vito lavora nell’azienda del padre, vale e dire la Tecnovar. Azienda produttrice di mine anti persona, anticarro molto apprezzate nei Paesi esteri. Il tempo passa, gli anni passano, Vito si sposa, nascono i figli. Un giorno del 93 il figlio Ludovico (9 anni) gli porge una domanda assolutamente drammatica: Papà ma tu sei un assassino? Vito resta senza parole, lui che già odia i suoi prodotti è colpito in pieno, le parole del figlio trafiggono cuore e coscienza. Per amore dei dipendenti e senza esito tenta una riconversione industriale, non è possibile. Vito chiude la Tecnovar e inizia un percorso da sminatore. Infatti “Ero l’uomo della guerra” racconta, contestualizza le due vite del protagonista: fabbricante d’armi e da sminatore. La sua decisione è in grado di dare una poderosa spinta alla Campagna internazionale per la messa al bando delle mine antiuomo, premiata con il Nobel per la Pace. Vito descrive le mine come “soldati perfetti” il gravoso impegno dei bonificatori per eliminare questa tipologia di ordigni. Vito Alfieri Fontana racconta la sua vita, ciò che accade a quei tempi, le sue paure, il suo coraggio…
Nel corso del dibattito con il pubblico gli abbiamo posto una domanda: La società civile potrebbe essere in grado di pressare affinché mine, cluster escano completamente da scenari di produzione e guerre?
L’ingegnere risponde: “purtroppo da qualche anno i fondi destinati alle ONG italiane sono stati dirottati alle Nazioni Unite. La società civile potrebbe far capire alle autorità politiche della Difesa che dovrebbero destinare una parte delle loro risorse alla formazione di sminatori umanitari che possano essere in grado di sostenere con sicurezza e professionalità tutte le missioni di pace in cui potrebbero essere coinvolti. Ecco questo è ciò che la società civile può fare”.
Ero l’uomo della guerra è stato scritto con grande determinazione, il testo è ricco di straordinari avvenimenti personali e collettivi, sapientemente collocati tra i dieci capitoli del testo. Un libro da leggere e rileggere per non dimenticare mai, come scrive l’autore “gli spetri del passato”. L’Anvcg ringrazia l’Ing. Vito Alfieri Fontana, l’Editore Giuseppe Laterza, il giornalista di Famiglia Cristiana Antonio Sanfrancesco, coautore del libro e il moderatore dell’evento il giornalista Giuseppe Dimagli.