Al tempo dei romani era noto come Arabia Felix, ora è un paese sconvolto dalla guerra. Stiamo parlando dello Yemen, antico centro di civiltà all’estremo sud della penisola arabica, famoso per le spezie e l’incenso, celebrato da Pasolini e oggi totalmente assente dai notiziari e dai mass media.
Per alcuni studiosi fu Augusto, nelle Res Gestae, il primo a definire lo Yemen Arabia Eudaemon, da cui Arabia Felix (nel senso di fertile), espressione originariamente utilizzata per indicare la costa di fronte al Bahrain o l’intera penisola arabica. Pier Paolo Pasolini, innamorato del paese, vi girò Alibech, un episodio del Decameron non inserito nel film, smarrito e distrutto, ma di cui sono stati riscoperti alcuni brani presentati nel 2005 in occasione della XXI edizione del Cinema Ritrovato di Bologna. E vi tornò ancora, per girarvi l’episodio di Aziz e Aziza del Fiore delle mille e una notte. Eppure oggi del paese, sprofondato in una profonda crisi politica e umanitaria, colpito dai bombardamenti di una coalizione guidata dall’Arabia Saudita, si parla pochissimo. Ha fatto eccezione, lo scorso luglio, l’Istituto Veneto per i Beni Culturali, impegnato nello Yemen in importanti progetti di restauro e di formazione di operatori della conservazione, con un incontro presso VITRARIA GLASS +A Museum, dal titolo La salvaguardia dei beni culturali nello Yemen, esperienze sul campo con Cristina Muradore, progettista e mediatrice culturale dell’Istituto. In quegli stessi giorni, il direttore dell’Istituto, Renzo Ravagnan, era impegnato in un summit Unesco dedicato all’emergenza nello Yemen. All’incontro veneziano era presente Soraya Abu Monassar, operatrice umanitaria italo-yemenita residente a Sana’a, testimone in prima persona del clima di devastazione e paura in cui è sprofondato il paese. Le abbiamo rivolto alcune domande per capire qual è l’impatto della guerra sulla popolazione civile dello Yemen. D: A più di sei mesi dall’inizio del conflitto, qual è la situazione umanitaria nello Yemen? E quale, in particolare, quella dei bambini? R: Sono trascorsi più di 200 giorni dall’inizio del conflitto “in” e “contro” lo Yemen. Ad oggi, continuano i bombardamenti della coalizione militare guidata dall’Arabia Saudita e qual è stato il ‘progresso’ compiuto finora? Orrori e atrocità contro la popolazione civile, prevalentemente donne e bambini. Una disastrosa crisi umanitaria su larga scala nazionale. Distruzione del patrimonio architettonico e culturale. Tensione psicologica di coloro che lottano per sopravvivere ogni giorno. L’impatto sulla popolazione civile, in particolare su donne e bambini, è a dir poco devastante, se non catastrofico. Dal 26 Marzo 2015 si contano più di 5000 vittime secondo le stime WHO (World Health Organization) di cui oltre 500 bambini, secondo le stime Unicef, e più di 26.000 feriti (stime WHO), di cui oltre 700 bambini (stime Unicef). Una media di 30 persone sono state uccise e 185 ferite ogni giorno dall’inizio della guerra. Le cifre sono presumibilmente più alte, e crescono di giorno in giorno, ma date le difficoltà di accesso alle numerose zone a rischio non è sempre possibile verificare tutti i casi registrati. Altri casi di morte tra i più piccoli, inoltre, sono tuttora in fase di riscontro e documentazione. Gli sfollati (internally displaced persons) hanno raggiunto la cifra di 1.400.000. Secondo l’Unicef, dall’inizio del conflitto sono stati uccisi 4 bambini al giorno come conseguenza diretta dei combattimenti e dei raid aerei, ma un maggior numero di bambini potrebbe non sopravvivere al domani a causa delle malattie dovute alla carenza di acqua potabile, cibo e medicine.
Foto-Fonte: laricerca.loescher.it
17 ottobre 2015