Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

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Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

Una speranza e nulla più

Categories: Editoriali

Mosul, in Iraq, le granate continuano a produrre distruzioni e dolori. I residenti urlano, pregano, mentre i boati si susseguono incessantemente. In strada i bambini smettono di giocare, fuggono in direzione del proprio destino, ognuno di loro invoca l’aiuto della madre. Schegge e detriti, travolgono molti bimbi. Giungono i soccorsi, le piccole vittime presentano gravissime ferite: al volto, arti, tronco, per altri ragazzini non c’è più nulla da compiere, restano dilaniati in strada. Qualcuno afferma che ad esplodere sia stato un 120 mm. Sul posto i genitori cercano i corpi dei figlioli. Tra le macerie una mamma nota sporgere ciò che resta di una figura umana. La donna si avvicina, a mani nude sposta i detriti e trova Hala, sua figlia, la più piccola di soli cinque anni. Nel contempo in altra zona della città, altri bimbi seduti tra cemento e polvere ascoltano un signore che per mezzo di sgualciti manifestini mostra loro oggetti esplodenti da non toccare mai. In pratica un corso indirizzato a comprendere i rischi prodotti da mine improvvisate e ordigni inesplosi. Ma non basta, a Mosul di guerra si muore tra bombe sparate o attentati, la vita a Mosul è solo una speranza e nulla più. g.l.

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