Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

News

Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

Il terrore

Categories: Editoriali

Il primo agosto ad Herat in Afghanistan un kamikaze aziona la cintura esplosiva in un luogo di Culto: 29 morti e 63 feriti, i talebani negano implicazioni, l’attentato, dicono, è firmato Daesh.

Il 9 agosto le notizie pervengono da Parigi: nel rione di Levallois-Perret una Bmw investe sei militari.

Il 15 agosto in Nigeria a Mandarari, tre donne legate al gruppo Boko Haram o “costrette” dai terroristi                          compiono un’azione suicida: 27 morti 83 feriti.

Il 16 agosto nella Striscia di Gaza, territorio di Rafah quasi al confine con l’Egitto un militante di Hamas è ucciso da un kamikaze. Su questa “impressionante vicenda”, molteplici sarebbero le teorie ancora da decifrare, tuttavia, confermano i Dirigenti Hamas che l’attacco jihadista potrebbe essere firmato della follia Daesh.

Il 17 nel centro di Barcellona un furgone che percorre la Rambla investe, nei pressi della Plaza Cataluña residenti, turisti, adulti, bambini. Alle ore 18 già si contano 13 morti e più di 100 feriti, tra questi molti in gravissime condizioni. La Farnesina comunica la morte di due italiani e tre feriti. L’isis rivendica l’attentato. Ma il terrore nella Capitale della Catalogna non è terminato, da Cambrils giunge la notizia di un secondo attentato sul lungomare della città, sventato dalla Polizia che spara al commando che pilota un’ Audi A3 verso l’inconsapevole folla di turisti. Gli agenti durante la verifica al mezzo dei terroristi individuano cinture esplosive sui corpi dei 5 attentatori. Sei i feriti, tra questi anche un Agente di Polizia. Non è finita, a Sant Just Desvern, la Polizia intercetta un furgone bianco non utilizzato nell’attentato, ma noleggiato insieme al mezzo che alle 17 ha compiuto l’attentato tra la Rambla. Ancora: una Ford Focus non si ferma ad un posto di blocco, gli agenti inseguono l’auto, la perdono, successivamente la ritrovano. Gli Agenti raggiungono l’auto e trovano conducente e passeggero uccisi per mezzo di armi da taglio. C è d’aggiungere che la notte tra il 16 e il 17 ad Alcanar (Tarragona), un esplosione uccide una persone intenta a preparare materiale esplodente. La mattina successiva la Polizia ferma ed arresta un complice della vittima.  La dott.ssa Mara Cacace, cronista del savonanews.it ha intervistato telefonicamente un ragazzo di Albenga in vacanza a Barcellona e in compagnia di due amici. Il giovane racconta: “Eravamo in una via parallela all’attentato quando è accaduto e nel giro di pochi minuti si è scatenato l’inferno. Gente che scappava, urla e volanti della polizia che al viva voce confermavano l’attentato. Abbiamo iniziato a correre e siamo tornati a casa dei nostri amici che abitano a Barcellona”. Il Giornale di Brescia raccoglie la testimonianza di una 25-enne di Rezzato che attualmente risiede a Barcellona e lavora in una focaccieria non distante dal luogo dell’attentato, la giovane riceve una telefonata: <<Scappa, scappa, c’è un’auto che si sta schiantando sulle persone>>. La ragazza spiega alla testata citata d’aver udito “rumori di spari” ed d’essersi rifugiata in casa in compagnia di altre amiche.  L’Avvenire racconta la drammatica dichiarazione di Alessio Stazi, che barricato in un bar, per mezzo di Facebook e Twitter racconta al mondo ciò che sta drammaticamente vivendo a Barcellona. Il giovane al giornalista spiega: <<È stato terribile percepire di essere nel mirino, puntato dal camion, è stato terribile vedere persone colpite volare via di fronte a me, è stato terribile scappare via con la paura di essere uccisi, è stato terribile chiudersi in un negozio pensando che se gli attentatori lo avessero assaltato saremmo stati senza scampo>> Valdarno 24 riporta la storia di Irene e Niccolò, due 23-enni in gita nella città di Sant’Eulalia. È Irene a raccontare via telefono a sua madre il dramma del momento: <<Siamo usciti perchè abbiamo sentito un gran trambusto, sirene, gente che urlava ed è stato allora che ci siamo resi conto della tragedia. In terra, per la strada c’erano morti e feriti dappertutto. Voglio tornare a casa, trovatemi un aereo. Per ora dobbiamo stare dentro. Non ci fanno uscire>> tra le numerose testate giornalistiche c’è ondanews.it contatta altri due giovani in vacanza Katia Botta di Teggiano e Ludovico Morone di Caggiano: <<Le sirene della Polizia hanno cominciato a rimbombare in ogni dove. Eravamo poco distanti dal luogo dell’incidente e impauriti siamo ritornati di corsa a casa. Ci teniamo a far sapere a tutti i nostri cari e conoscenti che fortunatamente stiamo bene>>. Tante altre le testimonianze apparse in rete, troppe per scriverle tutte. La follia della jihad (Guerra Santa) ha prodotto altro terrore, altre vittime. Sangue e lacrime versate nell’amaro calice della violenza fine a se stessa che non può non produrre sgomento in ogni area mondiale. Sgomento e disorientamento: sentimenti di rancore, ostilità, livore e odio nei confronti di chi da questo terrore ancora oggi continua a fuggire. È chiaro che Biografia Di Una Bomba, non pubblica queste notizie, perché la sua missione il suo compito è colmare la mancata informazione a proposito dei residuati bellici in Italia, in Europa, delle vittime da mine Uxo, ordigni inesplosi, vittime di guerre in corso o di guerre concluse. Ma questa spaventosa sequela di attentati, spinge la nostra coscienza a varcare la soglia del nostro dovere informativo

Giovanni Lafirenze

Foto: ilpost.it

CondividiShare on FacebookShare on Google+Tweet about this on TwitterShare on LinkedIn