di Sara Gorelli
Si è chiuso a Ginevra, presso il Palazzo delle Nazioni, il primo workshop per discutere dell’impatto dell’uso indiscriminato delle armi esplosive nei centri abitati (EWIPA) e dei possibili strumenti di tutela che possono essere adottati attraverso il diritto umanitario internazionale. L’evento è stato organizzato dalla delegazione tedesca per il disarmo, con il supporto del Comitato Internazionale della Croce Rossa (ICRC) e del Centro Internazionale per lo sminamento Umanitario di Ginevra (GICHD), ed è il primo di due workshop previsti e finalizzati all’approvazione di raccomandazioni da inserire nell’agenda della prossima Conferenza degli Stati Parte della Convenzione sulle “armi inumane” (CCW), calendarizzata per novembre 2018. All’evento hanno partecipato esponenti istituzionali e delle forze armate, rappresentanti governativi (per l’Italia era presente l’ambasciatore Gianfranco Incarnato, Rappresentante Permanente presso la Conferenza del Disarmo), diplomatici, universitari, esperti provenienti dalle organizzazioni internazionali, ONG e associazioni della società civile. I temi trattati nelle varie sessioni del workshop sono stati l’impatto in termini umanitari delle armi esplosive in aree densamente popolate, il quadro normativo applicabile al loro uso, l’adozione di regole e procedure militari nelle operazioni in aree urbane. Data la tematica, tra i partecipanti non poteva mancare la rete internazionale INEW – International Network on Esplosive Weapons, promotrice della campagna “Stop bombing towns and cities”, che ha proprio lo scopo di sollecitare gli Stati e gli organismi sopranazionali ad adottare delle misure per proteggere i civili dall’uso indiscriminato delle armi esplosive nei contesti urbani. Laura Boillot, coordinatrice di INEW, è stata tra i relatori e nel suo intervento ha evidenziato che “una chiara normativa internazionale diretta in modo specifico a prevenire l’uso di armi esplosive a largo raggio sarebbe la risposta più efficace all’emergenza umanitaria che ci troviamo a fronteggiare” e che “l’uso in contesti urbani di armi progettate per essere usate in campo aperto è inaccettabile”. L’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra (ANVCG), parte della Rete INEW, di cui coordina per l’Italia la campagna “Stop bombing towns and cities” – declinata con lo slogan “Stop alle bombe sui civili” – ha partecipato al workshop nell’ambito del suo impegno internazionale di protezione dei civili, che negli ultimi anni è diventato parte integrante della sua mission accanto ai suoi compiti tradizionali di tutela e rappresentanza. “Affrontare con urgenza e determinazione il grave problema umanitario determinato dal massivo uso di ordigni esplosive in aree abitate non può essere ulteriormente rinviato” – ha dichiarato nel suo apprezzatissimo intervento Giuseppe Castronovo, cieco civile di guerra e presidente dell’ANVCG – “Siamo qui per rappresentare la sensibilità della società civile italiana su questi temi, di cui ANVCG incarna la testimonianza dei sopravvissuti italiani allo scempio della guerra e dei bombardamenti dei centri abitati” “L’ANVCG – ha continuato il Presidente Castronovo – come parte della Rete Internazionale INEW, ha raccolto con grande entusiasmo l’impegno di coordinare questa campagna in Italia. Affrontare i danni ai civili causati dai conflitti e dalla violenza armata è un dovere di tutta la comunità internazionale e noi sappiamo che quel dolore è scritto nel DNA della nostra associazione. Rifiutiamo categoricamente l’idea che la morte, il ferimento e le mutilazioni di popolazioni inermi possano essere declinati in termini di meri ed ineludibili effetti collaterali”. La campagna “Stop alle bombe sui civili” è stata lanciata dall’ANVCG lo scorso 1 febbraio, in occasione della celebrazione della Prima Giornata Nazionale delle Vittime Civili delle guerre e dei conflitti nel mondo (legge 25 gennaio 2017 n. 9) e nelle settimane successive è stata portata nelle piazze di tutta Italia, per sensibilizzare l’opinione pubblica italiana e le istituzioni sul grave problema dei danni sui civili causati dall’impiego di armi esplosive nelle aree densamente popolate.
Scheda sulla violenza esplosiva 2016.
I dati:
Nel 2016 si sono verificati 2.300 incidenti causati dall’impiego di armi esplosive. Delle 45.624 vittime di questi incidenti, il 70% erano civili.
Nei casi in cui le armi esplosive sono state usate in aree popolate, il 92% delle vittime sono civili. La percentuale scende al 25% in altre aree.
L’89% di tutte le vittime civili risulta essere stata colpita in aree popolate.
Il 2016 ha registrato il più alto numero di vittime tra i civili degli ultimi cinque anni, con un incremento del 7% delle vittime rispetto l’anno precedente e del 92% tra i civili.
Il 2016 registra un aumento dell’8% dei civili colpiti da attacchi aerei rispetto al 2015, con 9.934 casi di morti e feriti, il 31% della totalità dei civili feriti o rimasti uccisi
Siria, Iraq, Yemen, Afghanistan e Turchia registrano nel 2016 il più alto numero di vittime
Nel 2016 in Siria si è verificato un ulteriore aumento della violenza causata dall’uso di armi esplosive, con oltre 15.000 tra morti e feriti, il 51% in più rispetto al 2015.
Nel 2016 in Turchia le vittime sono aumentate del 113% rispetto al 2015, mentre in Somalia dell’83%
In alcuni paesi si sono verificati 1.000 casi accertati di civili morti o feriti
Gli incidenti da impiego di armi esplosive si sono verificati in 70 paesi, 7 in più rispetto al 2015
Nel 2016 si sono registrati 256 casi di attacco suicida che hanno causato 12.673 morti e feriti, di cui il 76% erano civili
In media le vittime per ogni attacco suicida sono state 38, due volte di più rispetto al 2015.
INEW è una rete internazionale di organizzazioni non governative che ha come scopo quello di mettere fine alle sofferenze umane causate dall’impiego delle armi esplosive nelle aree popolate. Costituitasi nel 2011, oggi conta ben 37 associazioni e organizzazioni non governative da tutto il mondo.
INEW chiede agli stati e agli altri attori rilevanti di riconoscere che l’impiego di armi esplosive nelle aree popolate può causare gravi danni alle persone e alle comunità e ulteriori sofferenze dovute al danneggiamento delle infrastrutture vitali; battersi per contrastare tali conseguenze e sofferenze in ogni situazione, rivedere e rafforzare le politiche e le pratiche internazionali sull’uso delle armi esplosive e raccogliere e mettere a disposizione i dati rilevanti sul fenomeno; impegnarsi per la piena attuazione dei diritti delle vittime e dei sopravvissuti; elevare il livello degli standard internazionali, prevedendo la proibizione e la restrizione sull’uso delle armi esplosive nelle aree popolate.
Nel 2017 INEW ha lanciato la campagna internazionale “Stop bombing towns and cities”, con il triplice scopo di incrementare la conoscenza e la consapevolezza dei danni causati dalle armi esplosive usate nelle aree popolate; formulare raccomandazioni agli Stati o agli attori non Statali ritenuti importanti per la causa affinché adottino politiche nazionali e standard internazionali per limitare i danni causati dalle armi esplosive e pianificare attività di sensibilizzazione e di pressione politica da parte delle organizzazioni della società civile, incluse ricerche, incontri con rappresentati istituzionali e parlamentari, campagne pubbliche e sviluppo di materiale di comunicazione per i media. La campagna internazionale è coordinata in Italia dall’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra.
Foto-Fonte: http://www.notiziegeopolitiche.net/uso-delle-armi-esplosive-nei-centri-abitati-concluso-a-ginevra-i-primo-workshop/