di Maurizio Gallo m.gallo@iltempo.it
La guerra è finita. Da settant’anni. Ma continua a mietere vittime. Tre su quattro sono civili. E più di un terzo sono bambini. Pochi lo sanno, ma camminiamo su un «tappeto» sotterraneo di ordigni inesplosi e ogni anno nel Belpaese ne vengono trovati sessantamila.
Numeri che fanno accapponare la pelle e che sono stati forniti ieri durante la presentazione nella Sala Nassirya di Palazzo Madama della campagna di sensibilizzazione promossa dall’Associazione Vittime Civili di Guerra, presieduta dall’avvocato Giuseppe Castronovo. Il 4 aprile, durante la Giornata mondiale per la promozione e l’assistenza all’azione contro le mine e gli ordigni bellici inesplosi, l’Onu ha ricordato che queste trappole nascoste continuano a uccidere e a ferire. Nel 2013 hanno causato undici gravi ferimenti; nei primi mesi di quest’anno, tre. Dodici mesi fa è toccato a tre giovani di Novalesa, nel Torinese. Nicolas, Lorenzo e un amico stavano piantando patate in un campo e hanno trovato un oggetto. Sembrava un «lumino» da cimitero. Era una bomba. È esplosa. Due di loro hanno perso la vista. E uno anche la mano. Lo scorso gennaio è stata la volta di un agricoltore di Belluno, che ha avuto mani e volto devastati dallo scoppio di un ordigno mentre zappava la terra. «Dopo l’esplosione e i danni permanenti che mi hanno provocato, ho raggiunto la determinazione di diventare un testimonial – ha spiegato Nicolas ieri in Senato – In Italia la guerra è finita da settant’anni ma sull’argomento c’è totale disinformazione. E se non si informano i ragazzi che non hanno vissuto il conflitto, non si fermeranno queste tragedie».
«”Un ordigno inesploso può sembrare un gioco, ma non è uno scherzo” – ha detto il vicepresidente del Senato Valeria Fedeli, partendo proprio dallo slogan della campagna – Si tratta di un titolo che ci riporta al dato più drammatico e sconvolgente di quella catastrofe determinata dalla mine antiuomo: i bambini rappresentano oltre un terzo delle vittime complessive. In oltre 60 Paesi del mondo – ha continuato Fedeli – oggi ci sono più di cento milioni di mine e, secondo alcune stime, per sminare completamente l’Afghanistan procedendo agli attuali ritmi occorrerebbero più di 4000 anni». Anche il presidente dell’Associazione è stato ferito da una bomba. Nel giugno del ’44 ha perso l’uso degli occhi: «La curiosità naturale dei bambini li espone a maggiori rischi degli adulti», ha precisato. E il pericolo è sempre in agguato. Il colonnello Lucio Eugenio Cannarile ha riferito che gli artificieri dell’Esercito nell’ultimo decennio hanno eseguito oltre 30.000 interventi di bonifica».
Nel corso dell’incontro, al quale hanno preso parte anche il sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano e il generale Francesco Noto, capo ufficio coordinamento tecnico di Geniodife, è stato presentato il libro curato da Giovanni Lafirenze «Schegge assassine», che ripercorre i ritrovamenti di ordigni e gli incidenti che hanno provocato.
Fonte: http://www.iltempo.it/cronache/2014/04/04/un-tappeto-di-bombe-inesplose-in-agguato-sotto-i-nostri-piedi-1.1236857?localLinksEnabled=false
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