Mentre continuano conflitti armati che interrompono la tregua siriana, e mentre si intensificano i combattimenti nel Kordofan Meridionale (Sudan) e mentre Papa Francesco definisce “dimenticata da tutti” la guerra in Ucraina, in altre zone ex teatri di guerre, i residuati bellici continuano a ferire ad uccidere. In Tunisia nel Kasserine e precisamente a Sebitla una donna è mutilata dall’esplosione di una mina anti-persona o Ied, nessuna fonte spiega, fornisce dettagli. Questa signora, vittima civile di guerra, un giorno, forse, sarà addizionata ad altre vittime da ordigni dimenticati e trasformata in un numero a più zeri da fornire ai media. Infatti il 20 aprile appare in rete web, per mezzo del newsday.co.zw la dichiarazione di un referente locale del Mine Action Centre che confermerebbe la formula “vittima-grande numero”. Difatti il funzionario dichiara: << le vittime da mine nel nostro paese sono in calo rispetto ai due anni precedenti>>. Un’affermazione gelida, irriguardosa e che strappa alla vittima finanche la dignità che per diritto le spetterebbe. Stesso giorno (20 aprile), accade il contrario e di peggio, i feriti non sono neanche considerati, infatti l’ Idaale News racconta che, in Somalia, a Marka una mina uccide una “persona ferendone altre”. Altre quante ? Vorremo sapere, ma non c’è notizia che possa spiegare l’incidente. A Bostān in Iran una ragazzina di 10 anni involontariamente, sollecita una mina risalente alla guerra Iran-Iraq (1980-1988). La bimba sebbene soccorsa e trasportata con urgenza presso l’ospedale della città muore durante il tragitto in ambulanza. Anche da questa tragica vicenda non riusciremo a raccontare nulla della piccola vittima: frequentava una scuola ? Portava bestiame al pascolo ? I suoi desideri o giustificatissimi sogni da realizzare. Il funzionario della città promette indagini, sminamenti ma non risparmia i propri numeri: << L’Iran è colmo di ordigni inesplosi che uccidono e feriscono decine di persone ogni anno>>. Numeri su numeri che nella sostanza inorridiscono i lettori, ma che in realtà silenziano ogni singolo dramma personale e famigliare.
Giovanni Lafirenze
Foto: Archivio