Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

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Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

Sembrava un gioco, ma era una bomba

Categories: Editoriali

Accade in Ruanda nel Distretto di Nyagatare, nel territorio di Karangazi. Cinque pastori, un 30enne e quattro adolescenti tra cui tre fratelli e due amici, mentre osservano gli animali pascolare, chiacchierano fra loro. Ad un tratto uno dei cinque nota posato al suolo un ordigno inesploso. I pastori: Manasse il trentenne, Dany il fratello 12 anni, Mujuni e Fred coetanei di Dany, Pika tra qualche mese 18enne. C’è da dire che in questa zona la “guerra di liberazione” come indico in prefazione termina nel 1994 con l’orribilmente noto genocidio dei Tutsi. Tuttavia i pastori iniziano a giocare con l’ordigno, la bomba gira di mano in mano, i ragazzi, ridono, scherzano, ma il residuato bellico esplode. Il boato è potente, da Karangazi, partono i soccorsi, ma giunti sul posto gli infermieri, trovano cinque corpi orribilmente dilaniati da quella bomba che sembrava un gioco.

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