Fra il gennaio e l’aprile del 1945 sul Nord Est d’Italia furono scaricate dai bombardieri leggeri notturni dell’USAAF, centinaia di migliaia di bombe “a farfalla”. Questi ordigni di piccola mole venivano sganciati mediante contenitori che si aprivano a mezz’aria e liberavano 90 piccole bombe, che scendevano con moto rotatorio al suolo, rallentate da un dispositivo “a farfalla”. Erano ordigni proibiti dalle convenzioni internazionali, poiché restavano in massima parte inesplosi su una vasta area territoriale, trasformandosi in micidiali mine antiuomo. Sebastiano Parisi, ha setacciato gli archivi americani e italiani rintracciando una mole di documentazione inedita e ricostruendo l’intera vicenda nei suoi aspetti oggettivi:
Italia Settentrionale, febbraio del 1945: alcuni campi agricoli attorno alla strada provinciale di un piccolo centro dell’Emilia sono infestati da strane bombe al grappolo di piccola mole: sono ordigni curiosi, inediti, in quanto l’esplosivo è assicurato ad un’appendice metallica al cui limite vi è un particolare dispositivo con delle alette, la cui somiglianza a una farfalla, con un po’ di fantasia, è evidente. Gli artificieri che giungono sul posto notano che l’area è resa satura da centinaia di questi ordigni, i quali devono essere fatti brillare uno ad uno, dato che il loro funzionamento è simile a quello delle mine anti-uomo. Quello che accadde in quella notte di febbraio non fu che uno dei primi episodi di un nuovo tipo di bombardamento che tutto il Nord-est d’Italia sperimentò a partire dagli ultimi giorni di gennaio e il cui termine arrivò solo con la fine delle operazioni belliche in Italia ad aprile. I velivoli Night Intruder americani, ribattezzati dai civili col nomignolo “Pippo”, tempestarono ogni notte i vari obiettivi assegnati con le micidiali farfalle, le quali erano portate all’interno di contenitori che, dopo pochi secondi dallo sgancio si aprivano, liberandole; a quel punto il grappolo scendeva inesorabilmente verso il suolo e gran parte dei piccoli ordigni rimanevano inesplosi, grazie all’apposita spoletta anti-disturbo, che ritardava la detonazione fino al momento in cui sarebbero stati soggetti a movimento, proprio come delle mine. Il prezzo di questo esteso fenomeno, che vide alcune centinaia di migliaia di bombe a farfalla seminate in pochi mesi, fu pagato ovviamente in massima parte dai civili, sopratutto contadini e bambini. Il libro, dopo una dettagliata descrizione tecnica della bomba e delle sue modalità d’uso, avvalendosi di una solida base documentale, si compone di una lunga e approfondita cronologia dei bombardamenti, dove le operazioni americane sono raccontate notte per notte, in ogni singola sortita svolta dagli apparecchi; il tutto è arricchito da varie testimonianze documentali dalla parte italiana, dando a chi legge una prospettiva ampia del rapporto di causa- effetto. Ovviamente questo esteso fenomeno comportò una lunga opera di bonifica dei terreni interessati svolta durante e dopo il conflitto, che non poteva mancare dalla trattazione, svelando inoltre episodi inediti che comportano una naturale domanda: siamo certi che questo capitolo sia del tutto chiuso? La risposta il lettore la troverà nel volume, con la consapevolezza e il bagaglio di conoscenze circa questa storia che in esso può trarre.”Le micidiali bombe a farfalla sull’Italia” è un libro che non c’era e di cui vi era grande bisogno dovremmo aggiungere. L’autore racconta difatti una storia completamente ignorata in questi 70 anni, dove un inspiegabile silenzio ha reso inoltre possibile che sui volumi rivolti alla tematica si potesse sorvolare la questione, senza neanche prendere in considerazione l’idea di indagare, di cercare le carte, posticipando agevolmente i primi usi della bomba a farfalla americana a partire dalla guerra di Corea. Questo mentre in Italia tanti uomini e donne, testimoni invece di questa tragedia, che ha visto spesso lutti e mutilazioni tra i propri parenti e amici, non suscitavano evidentemente l’interesse che gli spettava, dato che a livello editoriale i pochissimi stralci di episodi inerenti sul tema, si trovavano solo su qualche racconto di storia locale, in mezzo a mille altri eventi cronologici estranei, rendendo evidente come mancasse anche l’interesse a studiare il fenomeno in un contesto generale. In una lunga ricerca che ha visto l’uso di inediti documenti provenienti da archivi americani e italiani, oltrechè testimonianze civili e militari anche di parte statunitense e cenni bibliografici, l’autore ricostruisce l’intera vicenda a 360°, non lasciando da parte nessun aspetto che al lettore potrebbe sfuggire, rispondendo alle questioni sempre con obiettività e con documenti alla mano, offrendo un racconto lineare e piacevole, nonchè stuzzicante dal punto di vista storico. Sono non a caso i fatti e le carte a fare da solida base al volume, consacrando uno sforzo elevato che ha visto la volontà dell’autore di fissare un massiccio paletto a delimitare il limite raggiunto nel terreno strappato all’oblio circa questa tematica, un paletto ideale dietro cui mai più si potrà tornare. Il giovane Sebastiano Parisi di Voghera (PV), diplomatosi nel 2011, ha sempre nutrito una profonda passione per la Storia, in particolare quella militare e della Seconda Guerra Mondiale, coltivata senza sosta nonostante i vari lavori di ambito assai diverso svolti nel tempo. Di pari passo anche il forte interesse verso le regioni italofone situate oltre i confini nazionali, che l’ha portato a scrivere vari articoli e recensioni fruibili in rete e, dal 2013 a divenire reggente del circolo “Caterina Segurana”, affiliato all’associazione culturale “Nizza Italiana”. Un lungo ed impegnativo lavoro l’ha portato ora a realizzare il suo primo libro “Le micidiali bombe a farfalla sull’Italia”, coronamento di una passione profonda e di tanti mesi di sacrifici. (Le micidiali bombe a farfalla sull’Italia. Un oscuro capitolo della seconda guerra mondiale, Sebastiano Parisi, Macchione Pietro Editore, ottobre 2014, p. 338, euro 25, ISBN 978-88-6570-227-7).
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