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Nel primo scavo, ai primi di marzo, erano spuntate 150 bombe a mano e quattro mine anticarro nascoste in una vasca. Ma si è rivelato un vero e proprio arsenale segreto di armi, munizioni ed esplosivi risalenti alla seconda guerra mondiale il retro della casa acquistata da Gian Luca Galloni in via Roma, a Migliarina. Dopo il primo ritrovamento, che è costato una interruzione di tre mesi dei lavori avviati per ristrutturare l’abitazione danneggiata dal terremoto, è venuto infatti alla luce da una seconda cisterna interrata, proprio di fianco alla precedente, un quantitativo sorprendente di armi costituito da 80 moschetti, 4 mitra, 10 mitragliatrici, 1 mortaio, 1 bazooka, 30 panzerfaust, 53 confezioni di tritolo, 5 cariche da demolizione da 3 chili e più di 5 mila cartucce. Sono stati avvertiti i Carabinieri che hanno provveduto a far intervenire gli artificieri del Genio di Piacenza (2° Regimento Pontieri di Piacenza). Gli esplosivi, tuttavia, resi in parte inefficaci dal deposito d’acqua formatosi nella cisterna, li ha dovuti estrarre, anche scavando nella melma, lo stesso proprietario, permettendo così agli uomini del Genio, martedì scorso, di prelevarli per farli brillare in una zona isolata della campagna di Fossoli. Le armi, invece, sono state caricate da Galloni sul proprio furgone e recapitate alla caserma dei carabinieri di Carpi, che provvederanno fare fondere. Sul posto sono rimasti i solo i calci in legno di mitra e moschetti, ridotti ormai in frantumi, sempre che non vi siano altre sorprese. Gli interrogativi si concentrano ora sia sui pericoli corsi da tutto l’isolato della frazione, senza che nessuno ne fosse a conoscenza, sia sull’origine di quel deposito che non è difficile far risalire ai tempi della guerriglia partigiana e alle aspettative rivoluzionarie che vi si collegavano da queste parti, anche dopo la consegna formale delle armi agli Alleati. Un dettaglio, al riguardo, risulta piuttosto inquietante. Le cisterne sono in eternit, una tecnologia costruttiva utilizzata già prima della guerra, ma adottata sul larga scala soprattutto a partire dagli anni Cinquanta e Sessanta. Proprio al 1960 risalgono i lavori per un progetto di ampliamento della casa di via Roma dal quale, stranamente, venne esclusa proprio l’area sovrastante le due cisterne che custodivano l’arsenale, per non tombarlo definitivamente. Qualcuno sapeva, dunque, della sua esistenza, ma su tutta la vicenda, accusa Galloni, “…regna una sorta di omertà mafiosa che ne fa un argomento tabù, nonostante siano trascorsi 74 anni”.
(nelle foto, le due cisterne e i calci in legno di moschetti venuti alla luce)
Foto-Fonte: https://www.voce.it/it/articolo/1/attualita/sbucano-altre-armi-ed-esplosivi-dal-nascondiglio-di-migliarina
È importante ricordare che, in casi analoghi, è fondamentale evitare di avvicinarsi a congegni esplosivi per la loro potenziale pericolosità e informare immediatamente le Forze di Polizia