ROMA – Povertà, malnutrizione, violenze fisiche, psicologiche e anche
sessuali. Specialmente nei paesi poveri, i bambini disabili vivono in
condizioni particolarmente critiche: una realtà che utilizzando una
serie di dati e di stime provenienti da diverse fonti l’Unicef tenta di
raccontare nel suo rapporto sulla condizione dell’infanzia nel mondo. I bambini disabili, viene spiegato nel rapporto, hanno minori
possibilità di andare a scuola: un’indagine dell’Oms in 51 paesi mostra
le differenze fra bambini con e senza disabilità nei tassi (stimati) di
completamento della scuola primaria: per i maschi il divario è del 10
per cento e per le ragazze dell’11 per cento. In particolare, i dati
delle indagini a domicilio di 13 paesi a basso e medio reddito rilevano
che i bambini con disabilità tra i 6 e i 17 anni hanno
significativamente meno probabilità di essere iscritti a scuola dei
coetanei senza disabilità. Uno studio del 2004 in Malawi ha indicato che
un bambino con una disabilità aveva il doppio delle probabilità di non
frequentare mai la scuola di un bambino normodotato.
La povertà è una caratteristica comune per le famiglie che hanno al
proprio interno una persona disabile: i loro redditi sono generalmente
redditi più bassi rispetto alle altre famiglie. Un’analisi su 14 paesi
in via di sviluppo ha rilevato che le persone con disabilità sono più
esposti alla povertà rispetto ai loro coetanei. Le stime sui costi
aggiuntivi della disabilità a carico delle famiglie sono generalmente
più rilevanti nei paesi ricchi rispetto a quelli poveri. Il rapporto Unicef ricorda anche che gli studi condotti dal 1990 al 2010
sulla violenza contro i bambini con disabilità hanno rilevato che la
percentuale stimata di violenza contro i bambini con disabilità va dal
26,7 per cento di varie forme di violenza al 20,4 per cento di violenze
fisiche e al 13,7 per cento di violenza sessuale. Le stime sui rischi –
viene precisato – hanno indicato che i bambini con disabilità correvano
rischi significativamente maggiori di subire violenze dei coetanei senza
disabilità: 3,7 volte più probabilità di varie forme di violenza. I
bambini con disabilità mentali o intellettuali erano 4,6 volte più
probabilità di essere vittime di violenza sessuale, rispetto ai loro
coetanei non disabili. Il documento mette poi in evidenza che le crisi umanitarie, come quelle
determinate da guerre e disastri naturali, comportano particolari rischi
per i bambini con disabilità. I residuati bellici esplosivi (RBE) e le
mine terrestri antiuomo hanno effetti devastanti sui bambini e
rappresentano un fattore che ha contribuito in modo significativo alla
disabilità infantile. Ogni anno, dal 2005, i bambini rappresentano
all’incirca il 20-30% di tutte le vittime di mine terrestri, residuati
di munizioni a grappolo e altri RBE. Da quando, nel 1999, è iniziato il
monitoraggio, sono state registrate almeno 1.000 vittime minorenni ogni
anno. Nel 2010 il numero di queste vittime è stato superiore a 1.200 e i
bambini hanno rappresentato il 55% di tutti i decessi civili. Nel 2011 i
bambini hanno costituito il 61% di tutte le vittime civili in
Afghanistan. Nello stesso anno, i bambini rappresentavano il 58% delle
vittime civili nella Repubblica Democratica Popolare del Laos, il 50% in
Iraq e il 48% in Sudan. Permangono poi situazioni di forte stigma e pregiudizio. Due esempi: uno
studio condotto in Madagascar ha rilevato che il 48 per cento dei
genitori ritiene contagiosa la disabilità, mentre un altro studio
realizzato in Vietnam nel 2009 ha osservato che ancora persistevano casi
di stigma e discriminazione; ad esempio, la presenza di bambini con
disabilità in pubblico durante feste come il Tet, il capodanno lunare,
era considerata di cattivo auspicio.
Fonte:
http://www.superabile.it/web/it/CANALI_TEMATICI/Politiche_e_Buoni_Esempi/Dossier/info-696422311.html
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