di Roberto Morandi
Una vicenda avventurosa, tra la Sicilia, l’Adriatico, la deportazione verso Nord, il ritorno nel Varesotto. È la vita di Luigi Tordonato, nonno del gallaratese Roberto Azzalin. Oggi Azzalin, che è anche uno storico locale e ricercatore- vorrebbe raccontarla con un volume: insieme all’Associazione Aeronautica (sezione di Gallarate) ha proposto un progetto, tra le 20 proposte del bilancio partecipato di Gallarate, nell’area cultura. «Mio nonno, professor Luigi Tardonato, non ha raccontato la sua storia nella guerra in Egeo e Atlantico» racconta Azzalin. «Dopo la sua morte ho trovato una scatola con i suoi diari e da qui è partita una ricerca di dieci anni, svolta in collaborazione con la Croce Rossa Internazionale di Ginevra e con l’Istituto Storico Tedesco» spiega Azzalin, che insieme all’Associazione Aeronautica ha curato alcune opere su alcuni piloti gallaratesi e della provincia nella Seconda Guerra Mondiale (per esempio quello sul capitano Moreno, pioniere dell’aviazione a Malpensa). Originario di Ortigia (il centro storico di Siracusa), Tordonato si è trasferito successivamente a Varese, per esercitare come docente di scultura (ha terminato la sua carriera nel dopoguerra). La sua storia nella Seconda Guerra Mondiale è avventurosa: partito per il militare in Marina alla fine degli anni Trenta, fu imbarcato «come allievo fuochista sul Regio Dragamine Mario Sonzini», poi sull’incrociatore Bande Nere. «Finì poi a Betasom, la base dei sottomarini sull’Atlantico, a Bordeaux. Nei giorni dell’Armistizio si trovava a Pola, insieme al battaglione San Marco: dovettero decidere se optare per il legittimo governo o per gli ex alleati germanici. Tentarono di issare sul pennone il tricolore italiano, furono caricati su un treno merci per destinazione ignota, forse in Polonia. Durante il viaggio ebbe l’occasione di fuggire, “sotto la protezione del mantello della Vergine”, dopo aver lasciato i suoi documenti ai compagni, che non lo tradirono». Passato da Venezia, tornò a Varese e si rifugiò a Viconago, «grazie a don Rimoldi ottenne documenti falsi per insegnare alle scuole tecniche». (nella foto di apertura dell’articolo: Roberto Azzalin, al centro, con Marcello Tronconi dell’Associazione Arma Aeronautica alla sua sinistra e Francesco Todaro dell’Associazione Marinai d’Italia alla sua destra) «Non si parla solo di mio nonno dunque ma di tutte le persone che hanno contribuito a salvarlo e farmelo conoscere. Tutte persone che hanno contribuito a darci la libertà e a sentirci insieme figli della stessa Patria: insieme agli uomini dell’aria e agli uomini del mare vogliamo trasmettere questa testimonianza. Nella storia della città, è anche una storia tra tante di uomini che hanno lasciato la loro terra, per lavoro, contribuendo alla città, con il loro lavoro e il legame di amicizia». È anche una storia che parla dell’Europa che a distanza di anni dal secondo Conflitto mondiale si ritrova unita anche grazie alle storie personali: «il regio dragamine su cui mio nonno prestò servizio come fuochista fu catturato dai tedeschi e continuò a navigare sotto la bandiera tedesca. Nel corso delle ricerche sono venuto in contatto con i parenti del comandante tedesco che prese il comando di questa nave. Sono due biografie che s’incrociano: i nemici di un tempo oggi sono amici in un’Europa unita». Fonte: http://www.varesenews.it/2016/03/la-storia-di-mio-nonno-marinaio-nella-seconda-guerra-mondiale/500091/
Foto: varesenews.it