di ANTONIO DEL VECCHIO
La storia di Luigi Di Claudio di Rignano Garganico è tra le più travagliate della Seconda Guerra Mondiale. Coniugato con Giuseppina Lonero (1913 – 1979), parte giovanissimo per difendere la patria sul fronte Greco. Le sue tracce si fermano nei pressi di Rodi Egeo. Precisamente a Coo, dove resterà durante tutto il conflitto, conclusosi con l’armistizio dell’8 settembre.
Ferito, forse è deceduto in un’infermeria amica o, non è escluso, deportato in qualche campo di concentramento sul fronte Est. In un verbale del Distretto Militare di Foggia, datato 18 aprile 1947, Di Claudio risulta “disperso nell’Egeo…per eventi di guerra” nel settembre 1943”. L’ultima lettera scritta alla consorte risale ad un paio di mesi prima. Nella missiva, Luigi si diceva felice per aver visto la foto dell’unico figlio, Matteo, nato il 6 settembre 1939 e del nipotino Tonino, nato un anno dopo. Raccontava di stare bene, ma di essere indispettito dal fatto di vederla molto graziosa, coperta da un cappotto nero (poi si scoprì prestato appositamente per la posa), che non poteva aver comprato in pochi anni di guerra. Di Claudio informava, comunque, che sul fronte le cose non andavano male e che lui stava bene. Il tutto è testimoniato da un triennio d’intensa corrispondenza tra il soldato e la sua famiglia, che riporteremo integralmente di seguito.
Ma prima di farlo, intendiamo riportare in sintesi i passi più significativi della vita civile e militare del protagonista al fine di non disperdere il filo logico della storia. Luigi Di Claudio nasce l’8 luglio 1911 da Matteo e da Leonilde Gaggiano nella casa avita di Via Forestelle (Belvedere Est) a Rignano Garganico. Viene tirato su dal latte della mamma e accudito dalla sorella maggiore Maria. Ormai grandicello, non va a scuola, in quanto i genitori sono costretti a risiedere in campagna per ragioni di lavoro e di sussistenza e in paese non c’è nessuno che possa occuparsi di lui. Pertanto, Luigi sin da piccolo segue ed aiuta il papà nella vita agro-pastorale. Così anche da adolescente e poi da giovane. Alla visita militare dell’ottobre 1932, fatto rivedibile, deve rispondere alla chiamata alle armi della classe 1912 ed assegnato alla ferma minore di primo grado (12 mesi). Nel marzo del 1933 lo troviamo in forza al 24° Reggimento di Fanteria e qui, conseguito il requisito dell’istruzione militare (sei mesi), nel settembre dello stesso anno è mandato in congedo illimitato. Chiamato alle armi nella guerra dell’Africa Orientale (aprile 1935) dal Distretto Militare di Benevento viene aggregato al 227 Battaglione di Complemento.
Ricoverato all’Ospedale Militare di Messina nel novembre 1935, dopo una licenza di 90 gg. , è assegnato al 20° Reggimento di Fanteria, da dove sarà collocato in congedo illimitato nel luglio 1936. Nell’estate 1935 si fidanza con Giuseppina Lonero. Lo rileviamo dal retro di una foto, scattata al mare, forse Messina. Nel 1938 sposa la predetta Giuseppina, di due anni minore di lui, che lo farà padre dell’unico figlio Matteo, il 6 settembre dell’anno successivo. Richiamato alle armi nel settembre del 1939 lo troviamo presso il reparto misto Truppe di R.E. Finite le esercitazioni, il primo novembre s’imbarca a Bari e sbarca a Rodi Egeo alcuni giorni dopo per essere incorporato al 9 Reggimento di Fanteria di stanza sull’isola Vi resta sino al 29 gennaio 1940. Quindi, rientrato in Italia, continua a risiedere militarmente a Barletta, in attesa di nuova destinazione. Nel mese di marzo viene mandato in licenza a Rignano. Sarà l’ultima volta che vedrà i suoi cari, a cominciare dalla moglie Giuseppina e dal figlio Matteo., allora appenda di sei mesi.
Ai primi di giugno 1940 per effetto dell’entrata in guerra dell’Italia è costretto, infatti, a rifare lo stesso tragitto di prima. Parte da Bari e sbarca all’isola di Coo nell’Egeo per la sua destinazione militare definitiva. Infatti, è inserito nel 10° Reggimento di Fanteria “Reggina”, 9° Compagnia, III Battaglione (è il suo indirizzo ufficiale di posta militare). L’isola, lunga circa 50 Km, è una delle maggiori dell’Egeo, dista solo 40 Km da Lero e circa 100 da Rodi. La sua importanza era dovuta alla presenza del campo d’aviazione di Antimachia da cui gli aerei potevano alzarsi in volo e coprire tutto lo scacchiere. Alla fine di ottobre l’isola diventa teatro di uno dei tanti crimini di guerra perpetrati dall’Esercito Tedesco nei confronti dei militari italiani che, tenendo fede al giuramento prestato, si rifiutano di aderire alla Repubblica di Salò. L’isola, strategicamente importante per il controllo del Teatro Operativo dei Balcani attraverso il locale aeroporto, era presidiata oltre dalle truppe del 10° reggimento di fanteria “Reggina”, da unità di artiglieria sostenuti da 1500 militari britannici giunti nei giorni seguenti l’8 settembre 1943.
L’isola è attaccata il 3 ottobre 1943 e le soverchianti forze tedesche, dopo 36 ore di combattimento, costringono alla resa i difensori. Circa 3000 dei 4000 militari italiani vengono catturati ed ammassati nel locale castello senza alcun rispetto delle norme della Convenzione di Ginevra; ai militari britannici catturati è riconosciuto lo status di prigionieri di guerra. Dei 148 ufficiali italiani: 7 passano con i tedeschi, 28 riescono a fuggire in Turchia, 10 ricoverati in ospedale sono poi trasferiti in Germania, 103 vengono fucilati, compreso il comandante Felice Leggio, con l’accusa di tradimento. Sicuramente tra i prigionieri c’è anche il Di Claudio, ma come e dove muore, tutte le piste finora seguite non hanno rivelato alcuno indizio: internato in qualche campo di concentramento dentro fuori la Germania; perito durante la trasferta sulla terra ferma per affondamento di una delle tante cosiddette’carrette’ o deceduto per malattia. Tra i testimoni di uno dei suoi ultimi avvistatori c’è anche quella di chi lo ha visto con una gamba ferita e zoppicante.
Eccovi ora il rapporto epistolare di cui si è sopra accennato. Barletta, Deposito misto R. E., 30. 10. 1939. “Mia carissima moglie, non appena ho ricevuto la tua lettera, subito vi ho risposto facendovi sapere che io sto bene e così mi avete assicurato anche di voi tutti in famiglia state bene. Cara moglie voi mi dite che debbo venire in licenza per Tutti i Santi, ma io vi ho mandato a dirlo che non è cosa di venire, perché ci sono ancora quelli che non ancora vanno per niente e quelli che dovevano andare sono già andati nemmeno se lo fanno Tutti i Santi, i giorni di festa se li fanno in viaggio perché adesso non è più come una volta che pure che tardavi un giorno o due (tolleravano). Dite alla moglie di Donatuccio che lui non viene più a Tutti i Santi. Io vi prego di non farla piangere, se no quando vengo ti (sic) faccio piangere a (sic) te, Non (ho) altro più che dirvi, siamo troppo stanchi di dormire, adesso andiamo al cinema. Saluti a mio padre e mia madre e come pure ai miei fratelli e sorelle e mio cognato Giuseppe e i suoi figli. Saluti a tuo fratello e come pure a tua sorella con il suo marito e i suoi figli. Saluti a zii e zie, cugine e cugine, compari e comare. Saluti a tutti i vicini di casa. Saluti a chi domanda di me.
Saluti e baci con abbraccio di vero cuore li mando a voi e al piccolo Matteo, io sono sempre e per sempre il tuo indimenticabile marito Di Claudio Luigi”. Posta da Coo (10° Reggimento Fanteria “Reggina”, 9° Compagnia Fucilieri, III Battaglione) indirizzata alla moglie Lonero Giuseppina a Rignano Garg.co. P.M. 550 7. 9. 41 “Mia carissima moglie Vi scrivo questa cartolina per inviarvi le mie notizie che di salute sto bene, e così nella presente desidero anche di voi uniti al caro Matte e tutti di famiglia, tanto io credo che la posta come la ricevo io così lo stesso sarà anche per voi che secondo io scrivo la riceverette molto più spesso di prima. Ma a dirvi la verità sono quasi stufo sempre a scrivere, ma avrei il desiderio di vedervi tutti in Famiglia. Mia cara non per sapere ma per farvi una domanda, vorrei sapere da voi più o meno quanto sei riuscito a mettere da parte, compreso quello che vi ho mandato io, nella risposta me lo farete sapere. Non aggiungo altro, vi invio i più affettuosi baci insieme al piccolo Matteo. Saluti ai miei genitori e fratelli e sorelle. Saluti a vostra madre e sorelle e cognato con tutti di famiglia.
Saluti al compare e moglie. Di nuovo saluti sempre da Vostro marito Di Claudio Luigi. P.M. 550 11. 7. 42Carissima moglie, ti vengo a rispondere alla tua lettera e che mi parli che stai bene con il figlio Matteo e anche io sto bene, cara moglie come parli che a Rignano ritirato (?). Per tutto quello che hanno fatto due mesi (di militare) vengono rimpatriati, cara moglie (vorrei) che fosse vero, ma quello che io…so è che qui non dicono niente, ma speriamo che (se ne parli) più appresso e che fossi cara moglie come mi dici per il fatto dello scritto, ma cara moglie io quello che ti posso dire è di farti sempre forza e che è sbaglio, non fa niente , di ogni tempo deve sempre venire la fine. Poi cara moglie io il vaglio che ti avevo parlato in quella lettera di prima. Prima te l’avevo fatto ordinario e dato che ci voleva troppo tempo, adesso l’ho ritirato di nuovo, e te l’ho spedito a telegramma. Mia cara moglie mi fai sapere quando (lo) ricevi, me lo fai sapere e poi, cara moglie, mi fai sapere gli interessi.
Per te che ci fai qua, ora non si parla affatto. (Unica anta scritta): Cara moglie io sono più che forte se ti lascio… con i distinti saluti…sempre aff.mo marito Luigi. Mille Baci al piccolo Matteo. Saluti a mio padre, a mia madre e sorella, e anche a tua madre e sorella e a tutti… P.M. 550 28.10 42 XX “Carissima moglie, ti vengo a scrivere una cartolina per sapere anche di te insieme a (nostro) figlio Matteo. Cara moglie puoi farmi sapere appena che ritiri il vaglia…di lire 5, 50, io così ricevuto lo hai avuto. Spero che mi ritiri qualche poco di posta che scrivo da molto tempo. Saluti aff.mi. Luigi Di Claudio. Baci al piccolo Matteo”. P.M. 550 25.1.43, XXI “Carissima moglie, vengo a rispondere alla tua cartolina e mi parli che state bene insieme con nostro figlio Matteo e anch’io sto bene, cara moglie, e mi parli che ha fatto la neve e cuoi sapere se dove sto io ha fatto la neve. Dove mi trovo io di neve non c’è, fa freddo molto fa freddo. Come pure mi parli che il giorno che mi hai scritto la cartolina, il giorno di Pasquale Epifania e …mi parli , spero che l’anno che viene saremo tutti in famiglia.
Penso tutto ma Dio deve pensare a tutte le cose, non ho altro da dirti. Da me ricevi…per il tuo aff.mo marito Di Claudio Luigi. Baci al piccolo Matteo e saluti a tutti in famiglia. Soldato Di Claudio Luigi.P.M. 550 9.2.43 XXI“Carissima moglie, vengo ancora a scriverti una cartolina per farti sapere che sto bene e come pure mi fai sapere anche di te. Cara moglie vi raccomando come già vi ho nella lettera di mettere un accordo da uno all’altro se no io se vengo a sentire queste parole vi faccio disconoscere a tutti quanti, perché io sto lontano e voglio sentire sempre buone notizie. Non ho altro da dirti. Da me ricevi baci, aff.mo marito Luigi. Baci al piccolo Matte e a tutti. Saluti dallo scrivano. Soldato Di Claudio Luigi”. P.M. 550 12.2.43 XXI “Carissima moglie vengo ancora a scriverti una cartolina per farti sapere che me la passo bene in salute e nello stesso tempo mi fai sapere anche di te insieme con il bimbo Matteo e tutti in famiglia. Cara moglie ti faccio sapere che oggi che io ti scrivo questa cartolina è una giornata un po’ fredda e mi fai sapere in questa parte (ossia da te) che si fa e che si dice, fammi sapere tutto.
Poi come moglie io questa cartolina la scrivo senza che posso ricevere una tua risposta. Scrivimi per dare così risposte. Cara moglie io termino di scriverti. Ti lascio con i più aff.mi saluti di cuore e che ti penso sempre che sono tuo marito lontano Luigi. Mille baci a nostro figlio Matteo e a tutti in famiglia. Soldato Di Claudio Luigi “. P.M. 550 14.2.43 XXI “Carissima moglie, vengo an cora a scriverti una cartolina con la quale farti sapere che sto bene e così pure mi fai sapere che state bene iniseme con il bimbo Matteo. Come ve la passate cara moglie(?) Io ho ricevuto posta da mio Padre e mi parla sempre delle solite cose. Io quello che vi prego di stare tutti contenti e non voglio più sentire di questo. Cara moglie non ho più che dire. Da me ricevi i più aff.mi saluti insieme a (nostro) figlio Matteo. Sono tuo marito Luigi. Soldato Di Claudio Luigi”.P.M. 550 19. 3. 43 XXI “Carissima moglie oggi che ti scrivo me la passo bene in salute e come pure mi fai sapere anche di te insieme con (nostro) figlio Matteo. Cara moglie, oggi che ti scrivo è il tuo onomastico. Spero che l’anno che viene lo faremo assieme tutti in famiglia.
Io in questa cartolina ti mando i più (sic) migliori auguri. Spero che state sempre allegri e contenti tutti in famiglia. Cara moglie da me ricevi aff.mi saluti insieme con (nostro) figlio Matteo che vi penso. Da me, tuo marito Luigi. Soldato Di Claudio Luigi”. P.M. 550 11.4. 43 XXI “ Carissima moglie, vengo ancora a scriverti una cartolina per farti sapere che sto bene e come pure mi fai sapere anche di te insieme con (il nostro) bimbo. Cara moglie, oggi ho aspettato la tua posta e non ho ricevuto niente e non so il motivo quale è. Cara, spero che domani la (sic) riceva la tua lettera e avesse (sic) la tua fotografia assieme con (il nostro) bimbo che desidero molto vedervi. Cara moglie, non so più che dire. Da me ricevi i più aff.mi saluti di cuore. Da me che sono tuo marito Luigi. Baci al piccolo. Soldato Di Claudio Luigi”. P. M. 21 . 4. 43 XXI “Carissima moglie, vengo a rispondere a una tua lettera, dove parli che non stai tanto bene, ma che non mi hai fatto sapere più niente.
Spero che adesso una buona notizia me la dai, per il fatto che ho ricevuto una fotografia del nostro figlio, che non appena l’ho visto il mio cuore è lasciato molto contento, non immaginavo che dovevo vedere il mio piccolo Matteo tanto grande. Quanta ci fa la lontananza. Anche bello è il figlio di tua sorella. Stanno messi tutti e due belli con il braccio sulla spalla. Che dolore vedere che sto lontano e non posso avere tutte le mie soddisfazioni verso tutti e verso te mia moglie. Per il fatto della licenza, quello che ti dico è di non avere pensiero che non c’è alcuna speranza per il momento, perché non è il tempo di venire e tu mi capisci. Pensa a stare sempre allegra che presto avverrà. Per come mi hai parlato per il fatto…tutto ho capito, non temo che tu vai a Sammarco a piedi. Sapete tutto come la penso io. Per questo fatto sogno. Pensa solo a farti bene e fammi sapere tutta la verità, cara moglie, e poi che non cìè timore che tu vai a piedi a Sammarco. Fatti subito la fotografia, io sto sempre a pensarti, cara moglie…Ma dove sto io fino adesso ha fatto freddo ma ora fa molto caldo, cara moglie.
Termino di scriverti…tuo aff.mo marito Luigi Di Claudio. Baci al piccolo Matteo e sembra che tutto arriverà. Saluti tanti dallo scrivano che mi ha tenuto a dire tante belle cose. (Prima anta) Carissima cognata vengo a rispondere tutto a quelle parole che mi hai mandato a dire, cognata cara, nelle lettere di mia moglie. Ho ricevuto la fotografia assieme il figlio mio e quello tuo. Non appena l’ho presa tra le mani sono lasciato così contento e pieno di gioia. Che sfortuna avere un bambino figlio tanto lontano e non abbiamo la fortuna di vederci. Spero che viene presto il nostro ritorno, così ci (Seconda anta) potremo vedere tutti in famiglia noi, Cara cognata …Per il fatto di mia moglie tutto ho capito, quando mi risponde, mi fa sapere come se la passa la sua vita, perché io sto molto in pensiero. Tutto questo viene dalla lontananza, cara cognata. …Ti lascio. Ho avuto posta da tuo marito Angelo e mi parla che sta bene. Con i più affettuosi saluti, tuo cognato Luigi Di Claudio. Mille baci (al) caro Tonino”. P.M. 550 21. 7 43 XXI “Carissima moglie oggi ho ricevuto una lettera che parla molto bene insieme con (il nostro) bimbo Matteo, anch’io sto bene. Cara moglie, come mi parli. Per sapere che tieni conservato un po’ di grano duro. Tutto ho capito e puoi consigliarti per capire del 15 agosto se devo fare buone feste, ma cara moglie, come posso fare buone feste tu di là e io di qua (?).
Ma non fa niente, deve pure arrivare la giornata anche per la nostra famiglia. Io non ho altro da dire. Ti lascio con i più aff.mi saluti. Baci ai piccoli. Tuo marito Di Claudio Luigi. Soldato Di Claudio Luigi”. Dopo questa missiva segue il buio più totale e anni di ricerca per giungere al nulla assoluto. Un commilitone scrisse a Giuseppina qualche anno più tardi per sapere notizie di Luigi, nella speranza che anche lui fosse tornato illeso dalla guerra. La sua “ultima volta” a Rignano risale, come accennato, al marzo 1940, quando lo scomparso viene a visitare, di nascosto, il figlio di sei mesi. All’epoca si trovava a Barletta per gli addestramenti di guerra. Con lui il cognato Angelo Del Vecchio. Giuseppina ha vissuto il resto della sua vita tra stenti e sacrifici, aiutata dalla sorella Nunzia e dai pochi famigliari in vita. Non ha mai perso la speranza di riabbracciare il marito. Allo stesso modo il figlio Matteo ha sempre sognato di poter stringere al petto almeno una volta il papà mai conosciuto.
Come si evince dalla variegata grafia e stile degli scritti, il Di Claudio essendo analfabeta si avvaleva dell’opera altrui. Parimenti la moglie Giuseppina che ricorreva solitamente all’amica di famiglia Maria Di Fiore (1901 – 1958) e alla stessa sorella Nunzia (1920).
N.B. Di questo e di altro si produrrà tra breve un più esauriente opuscolo ‘on line’, comprensivo di galleria fotografica su persone e documenti.
Fonte articolo e foto: http://www.sanmarcoinlamis.eu/notizie/cultura/8828-la-storia-di-luigi-di-claudio-mai-tornato-dalla-ii-guerra-mondiale-fronte-grecoalbanese
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