01/03/2016 Cambogia, Pursat e Sudafrica, Sigonde
Due storie perlopiù simili, accadono quasi contemporaneamente, stesso giorno, ma in luoghi distanti, più di 10.000 chilometri. Il primo caso accade in Cambogia nel territorio di Phnom Kravanh: un uomo, 58-enne, come tutte le mattine esce di casa per recarsi al lavoro, oggi no, la meta dell’uomo è la foresta, vorrebbe raccogliere legna da ardere. La zona è colma di ordigni, mine, granate inesplose, ma la legna è importante è calore per la sua famiglia e queste motivazioni spingono l’uomo verso i boschi. L’uomo raccoglie arbusti, uno dopo l’altro. All’improvviso un boato che l’uomo non riesce minimamente a percepire, ad esplodere è stata una mina. Sul posto giungono i soccorsi, ma per la vittima non c’è più nulla da compiere In Cambogia, calcolano, ci sarebbero 6 milioni di ordigni inesplosi. Il 58-enne voleva solo raccogliere legna per rendere più calda la propria abitazione. Stessa vicenda in Sudafrica a Sigonde e precisamente in località Tshenzhelani. Questa volta la protagonista della drammatica vicenda è una donna, una giovane mamma. Anche lei vorrebbe raccogliere legna. Infatti raggiunge la zona desiderata ed inizia a rastrellare piccoli tronchi, ceppi, arbusti. Attraverso i rametti di un cespuglio nota posato sul terreno un oggetto metallico, lei non comprende cosa in realtà sia, tuttavia intende venderlo ai commercianti che raccolgono metalli vari. Verso le 16, stanca, rientra a casa, posa tutto nell’orto e chiede alla figlia di portarle un po’ d’acqua, vorrebbe dissetarsi. Detto, fatto, la figlia le porta l’acqua, la mamma beve tutto d’un fiato. La figlia si gira di spalle e si allontana, deve terminare le sue faccende. Anche in questo caso l’improvvisa detonazione. La donna urla, è straziata sul pavimento, la mano distrutta, viso irriconoscibile e solcato la lagrime di sangue. La gamba destra in frantumi. La figlia disperata chiede aiuto, non comprende ciò che è accaduto alla madre, prega e chiede aiuto. La signora è soccorsa e trasportata con urgenza presso l’ospedale di Masisi, in seguito traferita al Donald Fraser Hospital in Thohoyandou dove giunge senza vita.
Giovanni Lafirenze