Intervento di Donata Bianchi (Presidente Commissione Pari opportunità, pace, diritti umani, relazioni internazionali, immigrazione del Consiglio comunale di Firenze)
“Con la legge n. 9 del 25 gennaio 2017, si riconosce il 1° febbraio di ciascun anno quale «Giornata nazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo», al fine di conservare la memoria delle vittime civili di tutte le guerre e di tutti i conflitti nel mondo, nonché di promuovere, secondo i princìpi dell’articolo 11 della Costituzione, la cultura della pace e del ripudio della guerra. Sappiamo bene che le vittime della prima guerra mondiale – ricorda la presidente della Commissione Pari opportunità, pace, diritti umani, relazioni internazionali, immigrazione Donata Bianchi – furono pressoché militari, solo il 10% furono morti e feriti civili. Con la Seconda guerra mondiale le proporzioni cambiarono, due terzi furono le vittime e i feriti civili, le città pagarono un tributo altissimo. I conflitti attuali contano ormai 9 vittime e feriti civili su dieci. E ogni tre vittime, una è un bambino. Secondo le stime più recenti dell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra e della Campagna Italiana Contro le Mine, negli ultimi vent’anni le vittime di mine e residuati di guerra sono state oltre 130.000, di cui 40.000 caduti e 90.000 sopravvissuti con invalidità, cecità e mutilazioni di vario genere. Il 70% di questi appartiene alla popolazione civile e il 54% sono bambini. Si stima che siano oltre 100 milioni le mine e gli ordigni bellici inesplosi dispersi nel mondo, e non pochi di fabbricazione italiana. La Campagna Italiana per la Messa al Bando delle Mine – aggiunge la presidente Donata Bianchi – fu lanciata ufficialmente il 1° dicembre 1993 da Mani Tese, Pax Christi, Greenpeace, Oscar-Ires Toscana, Servizio Civile Internazionale, Lega per i Diritti e la Liberazione dei Popoli, Gruppo Verdi al Senato, Archivio Disarmo con l’obiettivo primario di denunciare il ruolo italiano e sensibilizzare l’opinione pubblica del nostro paese sulla crisi umanitaria provocata nel mondo da questi ordigni. L’impegno è ancora aperto. I paesi dove si è registrato il più alto numero di vittime civili sono Afghanistan, Mali, Myanmar, Nigeria, Siria e Ucraina. Sono milioni e milioni i civili a rischio della loro vita, e decine e decine di milioni sono i rifugiati e gli sfollati che non possono rientrare nei loro paesi, nelle loro case perché – conclude la presidente Donata Bianchi – il territorio è reso inaccessibile da residuati bellici e dalle mine”. (s.spa.)
Fonte: http://met.cittametropolitana.fi.it/news.aspx?n=327636
Foto: Archivio