Comando Forze Operative Nord di Padova–Comando Forze Operative Sud di Napoli–Comando Truppe Alpine
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A San Valentino, per l’intera giornata, un folto gruppo militare, uomini e mezzi, dell’ 8° Reggimento Guastatori e Paracadutisti della Folgore, di stanza a Legnago di Verona, (Comando Forze Operative Nord di Padova), col dispiegamento e la vasta collaborazione di altre Forze dell’Ordine e istituzionali (Polizia di Stato, Carabinieri, Municipale, Vigili del Fuoco, Protezione Civile, Croce Rossa, altri veicoli di emergenza e soccorso, mondo del volontariato e consulta di frazione) sono stati impegnati in una operazione di disinnesco e brillamento di un potente e ancora pericoloso ordigno bellico. Si tratta di una bomba d’aereo, da 500 libbre (227 chilogrammi) risalente alla Seconda Guerra Mondiale, di fabbricazione statunitense, e all’epoca in dotazione all’aviazione alleata. Un armamento rimasto inesploso durante i devastanti bombardamenti che al tempo rasero al suolo Argenta e dintorni sul finire dell’ultimo conflitto: era la notte del 12 aprile 1945. Come tanti altri è stato rinvenuto nei campi, durante un lavoro agricolo di aratura. È spuntato nei giorni scorsi dal terreno poco distante dalle case, vicinissimo al cimitero, al parco e alla piazza del paese. Per dare il via all’intervento è stato necessario evacuare 375 dei 540 abitanti: una cinquantina sono stati accolti al centro di ammassamento “Torre del Primaro” del capoluogo comunale (qui le associazioni degli Scout e la Pgv hanno servito un pranzo) e il resto dei cittadini sono stati ospitati da parenti. Il tutto mentre l’Ausl si è fatta carico delle persone disabili o cagionevoli di salute. Dalle 9 alle 13, prima fase dell’operazione, in un raggio di sicurezza di 470 metri, la zona è stata transennata e interdetta al traffico, con chiusura di ogni accesso, piste ciclabili e istituzione di divieti di sosta. Il tutto disposto dal prefetto di Ferrara, Michele Campanaro, che in municipio, insieme al sindaco Andrea Baldini, ha presenziato a un incontro preliminare. Il coordinamento è stato affidato al comandante del corpo: il colonnello Gianluca Dello Monaco. A fare da raccordo il maggiore Giuseppe La Ianca. Dalla bomba, recuperata e poi custodita in una sorta di bunker, una struttura dalle pareti reticolate imbottite di sabbia, gli artificieri hanno rimosso da subito gli elementi sensibili, ancora attivi: spolette e detonatori poi distrutti nei paraggi. Quindi, una volta imbragata e portata sino in strada con un piccolo cingolato, è stata caricata da una gru su di camion e trasportata nelle campagne intorno a Filo d’Alfonsine, lungo la via Rondelli, quasi a ridosso dell’argine del fiume Reno. Qui, dopo l’escavo di una buca, è stata adagiata sul fondo, e ricoperta con un cumulo di terra, seguendo tutti gli accorgimenti del caso. Quindi è stata fatta saltare con un sistema elettrico radiocomandato. Erano le 15,24. A quell’ora un boato sordo, misto a una nuvola di fumo e polvere bianca che si è levata in cielo, hanno scandito la deflagrazione e scritto la parola fine delle operazioni.
Foto-Fonte: https://www.estense.com/?p=894882
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