Bologna–San Giovanni in Persiceto-San Matteo della Decima
Gent. Dott. Boni,
Ho letto l’articolo sull’argomento pubblicato ieri 26 agosto a firma, credo, del Dott. Pier Luigi Trombetta, che certamente contiene delle notizie che mettono in evidenza come l’intera operazione non si attiene alle Norme in vigore. La prima cosa che mi viene in mente è la speranza che non si verifichi, durante le ricerche, alcun incidente dovuto a fatti imprevisti ma, in casi come questo, prevedibili. Preciso che quanto dirò è frutto degli anni passati nel cercare di recuperare ed eliminare, per conto del Ministero della Difesa, tutti i reperti bellici, anche esplosivi, giacenti interrati o sotto macerie, nell’alveo dei fiumi, nel fondale dei laghi e nelle spiagge. Il gruppo che si accinge ad operare, per attenersi alle Norme, avrebbe dovuto comunicare la sua intenzione all’Arma dei Carabinieri e chiedere l’autorizzazione ad eseguire la Bonifica bellica, su una ben determinata area, all’Ente militare preposto (Sez. B.C.M. di Padova), impegnandosi ad eseguire le operazioni, solo dopo aver ottenuto l’autorizzazione, con Personale Specializzato di una Impresa iscritta all’apposito Albo e in possesso di Brevetto B.C.M. in corso di validità, fino allo scoprimento di un qualsiasi reperto. Per ogni reperto rinvenuto, sospesi i lavori, deve esserne data subito comunicazione all’Arma, che interesserà la Prefettura competente per territorio che a sua volta chiederà l’intervento degli Artificieri di un Reggimento del Genio (gli unici che possono manipolare reperti bellici anche esplosivi che appartengono comunque alla Difesa). Purtroppo le Norme non vengono sempre rispettate e poi si devono lamentare incidenti che normalmente si tendono ad attribuire a un fatto imprevedibile! Tanto le dovevo per opportuna informazione e per il bene che ho voluto a questa attività che, come tutte, richiede la necessità di attenersi strettamente, senza eccezioni, alle Norme emanate dall’Organo Ministeriale preposto.
Cordiali saluti.
Gen.B. (c.a.) Antonio Torregrossa
