Treviso–Verona–Rovigo–Vicenza–Belluno–Padova
di Davide Tamiello
L’azienda aveva chiuso i battenti da almeno trent’anni. Dalla fine degli anni ‘80, quindi, in quel magazzino non ci aveva più messo piede nessuno. Fino a quando, come spesso accade in questi casi, non è morto il titolare ed è toccato agli eredi l’onere di sbaraccare per poter poi rivendere il terreno, un fondo privato a Malcontenta. È così che i parenti del proprietario di quella ditta di scavi, aprendo i cancelli arrugginiti dello stabile, si sono ritrovati davanti a un vero e proprio “arsenale” esplosivo: dieci chili di tritolo e venti di dinamite, accatastati in ordine in un angolo del magazzino. Materiale che, con ogni probabilità, l’azienda, che aveva la sua sede tra via Stazione e via Lario, utilizzava per lavoro e che era rimasto stipato dove era stato sistemato allora.
L’INTERVENTO
I famigliari, a quel punto, sono usciti senza toccare nulla. Certo, l’esplosivo era lì da anni, ma questo non significa che fosse ormai inerte e inefficace: anche gli ordigni inesplosi della prima e della seconda guerra mondiale, quando vengono ritrovati, vanno trattati con estrema cura. L’allarme è partito ieri mattina: sul posto sono arrivati gli uomini della polizia locale, del commissariato di Marghera e delle volanti. L’area è stata messa in sicurezza per permettere il sopralluogo degli artificieri della polizia di Stato che, a quel punto, hanno dovuto organizzare un’operazione di smaltimento in fretta e furia. Troppo pericoloso lasciare incustodito quel materiale in un cantiere abbandonato. Basti pensare a cosa sarebbe potuto succedere se, per esempio, qualche senzatetto, con il freddo di questi giorni, avesse allestito un bivacco di fortuna in quel magazzino e avesse acceso un fuoco vicino a quei trenta chili di tritolo e dinamite. E così, visto che lì vicino c’è un’area militare utilizzata per far brillare ordigni bellici e per esercitazioni di vario genere (l’ex deposito munizioni dei lagunari), è scattato il trasferimento del materiale. Trovata un’area sufficientemente protetta, a distanza di sicurezza dal centro abitato, gli artificieri hanno proceduto prima a interrare e poi a far brillare il tutto.
REGISTRI
Liberato lo stabile, ora si cercherà tra i registri di carico e scarico dell’azienda eventuali indicazioni sull’origine di quel materiale. Una procedura per allegare agli atti una documentazione completa sugli esplosivi, anche perché reati non ce ne sono e indagati men che meno. O meglio: l’utilizzo della dinamite, per ditte che si occupano di grandi scavi, è consentito. Servono le dovute autorizzazioni, chiaramente, ma la “detenzione” in questo caso non è perseguibile a priori. Il dubbio, semmai, è sul mancato smaltimento successivo alla chiusura dell’azienda, ma essendo morto l’ipotetico responsabile, l’eventuale reato si estingue sul nascere.
FotoFonte: https://www.ilgazzettino.it/nordest/venezia/malcontenta_venezia_esplosivi_artificieri-4972602.html
È importante ricordare che, in casi analoghi, è fondamentale evitare di avvicinarsi a congegni esplosivi per la loro potenziale pericolosità e informare immediatamente le Forze di Polizia