Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

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Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

In Italia ancora oltre 20.000 ordigni della guerra mondiale inesplosi. Ecco come li neutralizzano gli artificieri dell’Esercito

Categories: Bonifica perché,Editoriali

Esercito Italiano

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Claudia Giammatteo

Strisciano per terra, chiusi nei loro scafandri, lo sguardo fisso verso la preda esplosiva. Maneggiano bombe da mezzo quintale di tritolo, che al minimo errore potrebbero sventrare una città. Non si trovano né in Siria, né in Afghanistan, né in teatri di guerra ancora attivi. Ma in Italia, magari a pochi metri da case, scuole, stazioni, parchi giochi.  Sono gli artificieri del Genio dell’Esercito, specializzati in EOD (Explosive Ordnance Disposal), attivi 24 ore su 24 in una missione rischiosa di cui si parla poco: disinnescare ordigni bellici inesplosi. Sono migliaia e in grado di disintegrare interi abitati. Un rischio più concreto di quel che si pensi. «Solo nel 2020 sono stati effettuati oltre 2.200 interventi per un totale di più di 3.500 ordigni bonificati, tra cui 16 bombe aree di grandi dimensioni» rivela a Business Insider il Maggiore Antonio Torelli, Capo Sezione Scenario presso il Centro di Eccellenza Counter IED, dell’Esercito.

Un caso?

«In Italia ci sono 12 Reggimenti del Genio che si occupano della bonifica del territorio, dislocati per essere impiegati rapidamente» continua. «La messa in sicurezza dai grandi ordigni è all’ordine del giorno: la media degli ultimi 5 anni è stata di 30 bombe l’anno. L’ultima appena qualche giorno fa».

La Guerra? E’ pronta a riesplodere

Le due guerre mondiali ci hanno lasciato in eredità un territorio – laghi, fiumi, mari, suolo inclusi – potenzialmente disseminato di ordigni inesplosi. Chi li ha sganciati?

«La maggior parte degli ordigni è frutto dei bombardamenti Alleati durante la seconda guerra mondiale – risponde il Maggiore Torelli – americani e inglesi (Royal Air Force e United States Air Force) intervennero in tutte le maggiori città italiane, soprattutto in prossimità di aeroporti, porti, ponti, linee di comunicazione, centrali e fabbriche.  Si calcola che furono sganciati complessivamente circa 1 milione di ordigni, il 10% dei quali non è mai esploso. Avrebbero preferito una detonazione per ogni bomba sganciata, ma è probabile che ci siano stati malfunzionamenti imprevisti. Considerando i ritrovamenti fatti finora, possiamo stimare ancora 20/25.000 ordigni inesplosi in Italia».

Come è possibile che un arrugginito residuato bellico di più di 70 anni fa costituisca un pericolo mortale?

«Ogni ordigno inesploso mantiene le sue caratteristiche pressappoco intatte, sia nell’esplosivo sia nei suoi congegni. Anzi, a causa del deterioramento dovuto all’impatto e al tempo, potrebbe diventare ancor più pericoloso Questo è il motivo per cui gli operatori considerano intoccabile e irremovibile ogni ordigno sganciato e ritrovato».

Quali sono i peggiori scenari possibili?

«Un ordigno potrebbe mettere in pericolo anche più di un abitato, considerando che si parla di raggi di propagazione degli effetti fino a 2.000 metri e oltre» spiega il Maggiore Torelli. L’Esercito è l’unica Forza Armata preposta alla formazione degli artificieri di tutte le Forze di Polizia, Forze Armate e Corpi Armati dello Stato. In certi casi è normale avere paura. «Ogni team è composto da due persone e sa bene le conseguenze di un eventuale fallimento. Ma è addestrato a scegliere le modalità di intervento più sicure, come la rimozioni dei congegni di attivazione, le cosiddette spolette, a distanza. Bisogna dire che grazie all’elevato grado di preparazione, riconosciuto anche a livello internazionale, tutte le operazioni di bonifica, fin qui condotte in Italia, hanno avuto un esito positivo».

I casi più eclatanti?

«A Brindisi, dicembre 2019, è stata rinvenuta una bomba d’aereo di fabbricazione inglese di 500 libbre, circa 225 kg, per il cui disinnesco sono state evacuate circa 53.000 persone nel raggio di circa 1.600 mt. La più grande evacuazione ami effettuata in Italia in tempo di pace è stata a Vicenza nel 2001: 77.000 persone allontanate a causa dell’ordigno più grande finora ritrovato in Italia, una bomba d’aereo del peso di circa 2 tonnellate, con 1.500 kg di esplosivo».

I più pericolosi? I ritrovamenti casuali

E sempre a Vicenza è già in programma, nelle prossime settimane, una nuova operazione.

«Sono in corso attività propedeutiche per il disinnesco di un ordigno di fabbricazione inglese del peso di 400 libbre, circa 200 kg, che grazie ad una nuova struttura campale prevedrà un raggio di evacuazione di soli 450 m» rivela Tonelli. Il ciclo delle operazioni, è, generalmente, sempre lo stesso: localizzare, riconoscere, mettere al sicuro e “brillare”, cioè facendo esplodere in sicurezza. Resta, però, una prospettiva allarmante. Cioè quella, che, in mancanza di una “Mappa Ufficiale del Rischio Bellico”, tuttora inesistente, a scoprire gli ordini inesplosi non siano ditte specializzate o personale militare, ma privati cittadini. Per puro caso. Magari arando un campo e durante scavi. Fondamentale, in quei casi, non toccare nulla e lanciare l’allarme alle Forze dell’Ordine. Tra i casi recentissimi, c’è la scoperta di 9 residuati bellici, tra cui 3 bombe aeree, nel nuovo Porto di Molfetta (Bari), lo scorso 23 ottobre e, a novembre, le 15 bombe tedesche da mortaio calibro 100, ancora funzionanti e forse abbandonate da truppe tedesche in fuga nel 1944, scoperte per caso a Trigoria, il centro sportivo della Roma. Per non parlare delle 24 bombe a mano di diversa nazionalità e in ottimo stato di conservazione scoperte poche settimane fa nei sotterranei della Stazione Centrale di Milano disinnescate e fatte esplodere in sicurezza presso la cava Campana di Buscate (Mi). Proprio per informare i giovani sulla pericolosità degli ordigni bellici inesplosi e sull’0bbligo di segnalarli alle autorità competenti gli artificieri dell’Esercito partecipano alla nuova campagna nazionale “De-activate”, promossa dall’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra. Come ha sottolineato il vicepresidente dell’Associazione Michele Vigne, sopravvissuto allo scoppio di un residuo bellico nel 1951

«Le guerre purtroppo non si esauriscono con i trattati di pace. La pericolosità degli ordigni bellici si protrae molto a lungo dopo la fine dei conflitti».

Foto-Fonte: https://it.businessinsider.com/ecce-bomba-in-italia-ancora-oltre-20-000-ordigni-della-guerra-mondiale-inesplosi-ecco-come-li-neutralizzano-gli-artificieri-dellesercito/

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