Cos’è la guerra riusciamo a immaginarlo, inviati di guerra assistono e raccontano gli orrori prodotti da eventi bellici: aree urbane distrutte e infuocate, ospedali privi di medicinali, luce e gas. Corridoi sanitari da creare, gestire con grande difficoltà. Civili che muoiono, scappano o piangono i loco cari. In questo mese dalla Siria giungono due notizie di un conflitto a cui siamo ormai colpevolmente assuefatti. La prima storia (14/02/2020) lanciata dai media di tutto il mondo è dedicata alla piccola Iman Mahmoud Laila, morta di freddo tra le braccia del padre, mentre dal campo profughi di Ma’rata, tenta di portarla all’ospedale d’Afrin, La famiglia era fuggita dal Ghouta orientale, periferia di Damasco e la piccola Iman, già soffriva di bronchite. Questa, sembrerebbe una storia di un grande romanziere: una bambina che muore di freddo tra le braccia del padre disperato, ma così non è. E se pensiamo alla piccola Iman, dovremmo anche riflettere e comprendere cosa prova, come vive, un bambino in una zona di guerra dove il gelo uccide con più perfidia delle granate. La seconda storia, se vogliamo potrebbe evocare il film la Vita è bella. Il 14/02/2020 la notizia di un padre che gioca con la figlia ad ogni boato di una bomba o al rumore dei velivoli da guerra. Imparare a ridere e deridere sia la guerra quanto la morte. In questo momento mi torna in mente la citazione: “una risata vi seppellirà”. I protagonisti di questa eroica vicenda sono Abdullah Al-Mohammad e la figlia Selva (4 anni) residenti a Sarmada. Anche Abdullah e Selva sono fuggiti dalle bombe, ma da Saraqib (Idlib). Due amorevoli storie, la prima drammatica, la seconda fantastica, che narrano risvolti personali di un popolo calpestato, distrutto e violentato, ma che sogna una vita distante da terroristi e bombe. Un popolo che non vuole guerra e ordigni, ma attenzione, sorrisi e come ha ben spiegato Papa Francesco anche un po’ d’amore.
Foto: ansa.it