Anche una mostra in preparazione alla Marcia Nazionale per la Pace.
Dopo i concerti e le conferenze susseguitesi per tutto il mese di dicembre, all’Oratorio del Gonfalone in Piazza Duomo a Vicenza apre una particolarissima mostra di sculture che parlano di pace.
L’autore è un prete vicentino, don Adriano Campiello, che, oramai da molti anni, trasforma schegge di granata e altri residuati bellici in manufatti artistici che parlano di speranza, pace e fraternità.
La mostra sarà aperta mercoledì 24 dicembre e sabato 27 dicembre dalle 15 alle 18. Domenica 28 dicembre dalle 10.30 alle 13 e dalle 15 alle 18. Lunedì 29 e martedì 30 dalle 15 alle 18. Mercoledì 31 dicembre dalle 10.30 alle 13 e dalle 15 alle 18.
L’AUTORE E LA SUA ISPIRAZIONE
“Nel mio piccolo, ho realizzato quanto diceva il profeta Isaia: “Forgeranno le loro spade in aratri, le loro lance in falci (Is 2,4).”
Si presenta così Adriano Campiello e così presenta le proprie opere:
strumenti di guerra che parlano di pace;
strumenti di morte che parlano di vita;
strumenti di orrore che parlano di bellezza;
strumenti di odio che parlano d’amore.
Adriano Campiello è nato a Vicenza nel 1936. Per oltre vent’anni è prima coadiutore e poi parroco a Posina, alle pendici del Monte Pasubio. E’ proprio questa montagna il primo motivo d’ispirazione per le sue SCHEGGE. L’amore per i monti e per le lunghe passeggiate conducono don Adriano ad “incontrare” i tragici segni lasciati dai terribili scontri e dalle interminabili ore di trincea durante la prima guerra mondiale. Nel marzo 1918 cinquantamila chilogrammi di esplosivo vennero fatti detonare nel Dente Italiano provocando la morte di centinaia di persone e lasciando sui luoghi di battaglia grandi quantità di materiale bellico. Don Adriano fu colpito e attratto da questi materiali, reliquie ferrose che cominciò a raccogliere, dapprima con l’intento di documentare quei tragici fatti, poi, con l’idea di ricavarne degli oggetti. Era il 1968. Nel tempo, don Andriano ha realizzato duecentocinquanta opere oggetto di circa centosettanta esposizioni. Realizza soprattutto temi religiosi ma non trascura anche i soggetti profani. Non è scultore – non toglie alla materia – ma compositore: assembla, accorda, armonizza schegge e materiale bellico nelle sue infinite e tragiche declinazioni. Ogni sua opera nasce con il minor numero di schegge possibile: è la scheggia che parla, non l’autore.
LE SCHEGGE
I materiali utilizzati da don Adriano appartengono solo alla prima Guerra Mondiale. Per anni nascoste dalla terra intrisa di sangue, le schegge sono intatte, così come generate dalla guerra. Sono schegge di granate, bombe, fucili, elmi; selezionate, ordinate e studiate nelle linee e nelle forme. Inizialmente prive di una propria identità, poi sono guardate, osservate, studiate dall’artista e infine accordate e associate secondo la sua sensibilità. Don Adriano legge ogni singolo elemento e lo riporta a nuova vita. Nessuno dei frammenti impiegati è modificato. L’intervento dell’autore è nell’accostamento compositivo e nella saldatura, nulla di più. Le sue composizioni sono oggetti tragici soprattutto nella materia, sono resti di oggetti che hanno ucciso. Le schegge sono ciò che rimane di strumenti di morte.
IL MESSAGGIO
Proprio da qui prende avvio l’opera di don Adriano. Le sue schegge vanno meditate, sono un invito alla riflessione sugli errori-orrori del passato che ancora oggi si ripetono. Ma da ciò che ha seminato morte può germinare nuova vita. E’ con questa prospettiva che don Adriano continua a comporre le sue schegge: “Strumenti di morte che parlano di vita, strumenti di orrore che parlano di bellezza, strumenti di Dio che parlano d’amore. Un poema sinfonico dove concorrono ferro e cuore, guerra e spirito di pace”.
IL VANGELO SECONDO LE SCHEGGE
Le opere esposte in questa piccola esposizione hanno come unico tema il Vangelo e sono quelle che don Adriano ama di più. Un Vangelo per immagini ricavate da centinaia di reliquie ferrose che si sono prestate a descrivere la storia della Salvezza attraverso strumenti che furono di morte. L’esposizione prende avvio dall’Annunciazione, realizzata con alcune schegge raccolte tra le rocce del Pasubio, in apparenza ruderi arrugginiti, che diventano i due protagonisti dell’evento straordinario. L’angelo colto nel momento del suo arrivo con le ali bellissime e le vesti svolazzanti e la Madonna in umile atteggiamento, turbata nel ricevere il grande annuncio. Ma anche le Nozze di Cana: la Madonna pare quasi esigere il miracolo da Gesù che ascolta in silenzio. In mezzo un otre per il vino è realizzato da una bomba a mano, la base è un’aletta di bombarda. Stupendamente significativa la composizione della Resurrezione di Gesù: dal Sepolcro – un pezzo di bombarda calibro 210- esce Gesù che osserva la guardia addormentata. Anche qui è bene espressa l’abilità di sapere cogliere la giusta scheggia e di affidarle il giusto compito. Nella Presentazione di Gesù al Tempio si raggiunge l’apice della commozione e della perfezione stilistica: Maria e il piccolo Gesù in braccio sono un tutt’uno e il loro atteggiamento è di umiltà e di attesa davanti al vecchio Simeone che contempla rapito la Madre e il Figlio. Non c’è scena del Vangelo che non sottolinei nella sua composizione l’abile intuizione di don Andriano nel fare parlare queste schegge, sia la piccola scheggia di un etto o quella pesante di molti chilogrammi. Schegge destinate all’abbandono e alla dimenticanza, richiamate ad un servizio artistico e spirituale. Fonte: http://www.vicenza.chiesacattolica.it/pls/vicenza/V3_S2EW_CONSULTAZIONE.mostra_pagina?id_pagina=2514&rifi=guest&rifp=guest
vicenza.chiesacattolica.it |
Lascia un commento