Alberto Setti
SAN FELICE «Quando Giuseppe del Comune mi ha chiesto la disponibilità del terreno non ci siamo tirati indietro. Glielo avevo già prestato un’altra volta, quando fecero brillare un ordigno più piccolo che era stato tenuto come soprammobile per settant’anni, in un esercizio commerciale di San Felice. Ho perso il nonno nel primo dopoguerra perché mentre arava esplose un ordigno, mi è sembrato giusto mettermi a disposizione. Spero solo che mi portino un po’ di ghiaia, e magari mi sistemino il caradone utilizzato per raggiungere la zona del brillamento». Racconta così Fabio Pinotti, proprietario del Fondo San Giuseppe, dove venerdì è stata scavata la buca di quattro metri dentro la quale verrà calata la bomba americana rinvenuta alla stazione dei treni un mese fa. Coperta da una cassa di legno per consentire all’innesco di funzionare, sarà coperta da terra e sabbia, già pronte nei campi, accanto al famoso fondo Lumachina, che dalle parti di Rivara e Pavignane conoscono fin troppo bene. I coniugi Pinotti con i figli aspetteranno l’arrivo della carovana dal paese, ad un orario ancora indefinito, legato ai tempi di despolettamento della bomba trovata alla stazione ferroviaria. Perché il D-day di San Felice è arrivato. Oggi entro le 9.30 saranno state evacuate le ottocento famiglie che rientrano nella zona rossa. Dopo di che, dalle 10, gli artificieri del Decimo Reggimento Genio Guastatori di Cremona inizieranno l’operazione. Una squadra di cinque esperti militari, guidata dal caporal maggiore Francesco Brugattu e coordinata dal capitano Antonio Asciolla.
Foto-Fonte: https://gazzettadimodena.gelocal.it/modena/cronaca/2018/12/02/news/il-d-day-della-bomba-di-san-felice-nel-paese-fantasma-evacuate-800-famiglie-1.17521549