Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

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Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

GENOVA 25 aprile 2015 Bomba in porto, il 24 maggio scatta l’ora x

Categories: Bonifica perché

di Guido Filippi
Genova – Passerà agli annali come la lunga notte della bomba in porto. Che poi tanto lunga non sarà (circa tre ore) se non ci saranno contrattempi. Ieri mattina la Prefettura ha definito una data e un orario: domenica 24 maggio tra la mezzanotte e le 3. Non è ancora ufficiale perché mancano alcune risposte che vengono considerate «Decisive per la scelta finale» che verrà comunque ufficializzata nell’arco di una decina di giorni. Di notte perché uffici, negozi e aziende sono chiuse, e la gente è in casa. Così è meno complicato fermare il porto e il traffico ferroviario, bloccare l’autostrada A10 e l’aeroporto.
L’ordigno bellico, lungo oltre un metro e sganciato da un aereo delle truppe alleate durante la Seconda guerra mondiale, è stato trovato il 5 febbraio a calata Bettolo ed è simile a quello disinnescato ad Albissola una ventina di giorni fa. Gli artificieri del Genio Guastatori di Torino dovranno stabilire se “domare” la bomba direttamente in porto – con l’operazione di dispolettamento – oppure portarla, in condizioni di massima sicurezza – ipotesi al momento più probabile – in una cava vicino a Forte Ratti – tra Borgoratti e Bavari – e farla brillare prima dell’alba.
Le cisterne e la zona rossaPreoccupano due grossi serbatoi di combustibile, di proprietà di un’azienda genovese, che sono a poche centinaia di metri (in linea d’aria) dalla bomba: verranno svuotati e se possibile protetti. L’area che dovrà essere evacuata è stata notevolmente ridotta e si estenderà per un raggio di 800 metri, ma, per fortuna non racchiude abitazioni ma solo pochi uffici. C’è, però, una grande incognita: il centro storico. Perché le direttive della Prefettura sono rigidissime: «Dovranno essere evacuate le case che non hanno il soffitto – il termine più preciso è solaio – in cemento armato». Nella città vecchia sono pochissimi gli edifici con questa caratteristica. Poche decine, secondo un’indicazione a spanne perché non è mai fatta una mappatura. Il presidente del Collegio dei geometri di Genova Luciano Piccinelli non ha dubbi e azzarda unapercentuale: «Almeno l’80% per non dire il 90% degli edifici del centro storico sono stati costruiti prima degli anni Venti e di conseguenza hanno i solai in legno. Fanno eccezione quelle case che sono state ristrutturate ma stiamo parlando di numeri molto bassi».
Il viceprefetto Paolo D’Attilio che coordina le grandi manovre sulla bomba ha chiesto al Comune – rappresentato dal responsabile della Protezione civile Monica Bocchiardo – di identificare gli edifici che hanno i solai in canniccio e di presentare un elenco dettagliatoal prossimo vertice. Non si può quindi stabilire quante persone dovranno lasciare le loro case e trascorrere almeno quattro ore in strutture attrezzate che non sono state ancora identificate.
Città divisa in dueLa “zona gialla”, quella in cui si potrà stare in casa (sempre che il solaio sia in cemento armato) si estenderà per un raggio di 1.780 metri che comprende (da levante a ponente) il centro storico, Dinegro, San Teodoro e Sampierdarena. Sarà vietata la circolazione di tutti i mezzi, le strade verranno chiuse e non si potrà nemmeno affacciarsi alle finestre fino all’annuncio del cessato allarme.
C’è anche l’ospedale Villa Scassi che, però, non verrà evacuato – sarebbe stata un’operazione delicatissima trasferire 380 ricoverati di cui almeno quaranta in gravi condizioni – ma verrà “blindato”: nessuno potrà uscire dai reparti, le apparecchiature verranno spente e tutte le ambulanze verranno dirottate al Galliera, al San Martino o al San Carlo di Voltri per i pazienti del ponente e della Valpolcevera. Oltre all’ospedale dovrà essere “chiusa” la casa di riposo San Benigno di via Dottesio e, se la bomba verrà portata a Forte Ratti anche il Don Orione ai Camaldoli, sulle alture di San Fruttuoso che ospita circa 200 anziani. La grande incognita, sono, però, le case del centro storico. Fonte: http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2015/04/25/ARwGAtEE-scatta_maggio_porto.shtml

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