Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

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Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

Due settimane di guerra in Ucraina: a che punto siamo, gli scenari

Categories: Editoriali

10/03/2022 Ucraina (Україна)

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Francesco Palmas

A 14 giorni dall’inizio della guerra in Ucraina, il presidente russo Vladimir Putin comincia a interrogarsi. Dalla Cecenia alla Georgia, passando per la Crimea e il primo Donbass, per non dire della Siria, tutte le sue guerre erano state dei successi. Il 24 febbraio scorso ha tentato di replicare il modello, su scala infinitamente maggiore. Puntava a Kiev, combinando rapidità e sorpresa, per prenderla frontalmente. La manovra non gli è riuscita, per molti fattori.

Quali sono i territori conquistati dai russi in due settimane di guerra?

Le vere conquiste territoriali sono avvenute nel fronte sud dell’Ucraina, a partire dalla Crimea. Da qui è stata consolidata una testa di ponte al di là dell’istmo, con una proiezione in tre direzioni: a nord, per raggiungere la riva destra del Dnepr, a est per ricongiungersi con Mariupol e con le forze del Donbass, e a ovest in direzione di Mikholaiv e di Odessa. Qui i russi non hanno avuto difficoltà logistiche e il fronte è avanzato rapidamente, fino alla conquista di Kherson. Mariupol e Mikholaiv potrebbero presto capitolare. E’ invece difficile penetrare i piani russi per Odessa: presa Mikholaiv, Mosca sarà in grado di minacciare la città dall’entroterra e di coordinare le forze con i fanti di marina imbarcati al largo. Per prendere la città occorrerebbe distruggerne preventivamente le infrastrutture militari e navali, ancora solide. Altrettanto dura è la resistenza ucraina nel Donbass. Qui e a Mariupol sono schierati i migliori reparti dell’esercito di Kiev, formati dai consiglieri occidentali. L’area è fortificata, lascito di otto anni di guerra e il fronte è molto volatile. Gli ucraini riescono sia a contrapporsi, sia a colpire i territori controllati dai filo-russi. Bisogna vedere se reggeranno ancora a lungo. Piano piano, l’armata rossa sta erodendo territori a nord del Donbass e potrebbe presto ricongiungersi con le forze provenienti da Kharkiv, città che resiste tenacemente.

Perché procedono meno rapidamente del previsto?

I russi sono partiti disdegnando l’artiglieria, loro arma prediletta. Hanno trascurato il potere aereo, rivelando problemi di intelligence, tattici e strategici. La logistica, malmenata gli anni scorsi, si è vendicata. Contrariamente a quanto fa in patria, la Russia non può contare in Ucraina sulle ferrovie. Ha pochi camion. Le cisterne non bastano per alimentare tutti i reparti contemporaneamente. La campagna è in crisi di manovra, costretta a continue pause operative, mascherate dai negoziati. Per rimediarvi, i generali di Putin sono stati costretti ad aumentare lo sforzo.

L’obiettivo russo di arrivare a Kiev è realizzabile?

La capitale ucraina è l’obiettivo di guerra numero uno delle forze armate russe. Lungo quell’asse si sta compiendo il maggior sforzo bellico del Cremlino, volto a circondare la città da nordovest, da ovest e da est. L’assalto finale potrebbe cominciare entro i prossimi due giorni. Lo si desume dal fatto che i russi stanno concentrando per l’operazione molte artiglierie, rifornimenti e mezzi aero-missilistici, prodromici all’avanzata dei blindati e delle fanterie in città. I quartieri periferici sono costantemente bombardati. Il consigliere della presidenza ucraina, Oleksiy Arestovich, ha lanciato un allarme: «La situazione nei sobborghi della capitale, a Bucha, Hostomel e Irpin, è già catastrofica». C’è però un dettaglio. Il perimetro urbano di Kiev, aperto a sud, è ancora permeabile. L’assedio sta avvenendo solo per gradi. A ovest e a est della città, fra Sumy, Brovary e Chernihiv c’è una forte resistenza ucraina. La battaglia per Kiev si annuncia lunga e complessa, con tutte le incognite del combattimento urbano in una metropoli di 3 milioni di abitanti. Conquistare la capitale potrebbe richiedere ben più di un mese. Pacificarla potrebbe rivelarsi impossibile. I russi hanno pertanto due strade percorribili: impelagarsi in una battaglia casa per casa, sanguinosissima e dall’esito incerto o far capitolare la città dopo un assedio lunghissimo, colpendo il morale della popolazione e fiaccandola per fame. Nel secondo caso, avrebbero un’arma di ricatto in più nei negoziati.

Per quanto tempo i russi saranno in grado di alimentare lo sforzo bellico? Di quali riserve dispongono?

Già emergono problemi organizzativi e di comando. La morte al fronte di molti generali è sintomatica: i comandanti delle grandi unità si stanno spostando in prima linea per aggirare i colli di bottiglia della catena di comando. Cercano di compensare la scarsa iniziativa degli uomini sul terreno esponendosi personalmente.

Qual è la strategia della difesa ucraina?

Diversamente dal 2014-2015, la difesa ucraina, rivelatasi più dura del previsto, si è trincerata nei centri urbani. Non si è esposta in campo aperto. Facendo così, sta reggendo agli urti. Nelle aree occupate dai russi, i civili spesso protestano. La cosa impatta sul morale dell’occupante. Sarà in grado la guardia nazionale russa di gestire i disordini e il malcontento? Cominciamo a dubitarne.

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Foto-Fonte: https://www.avvenire.it/mondo/pagine/due-settimane-di-guerra-ucraina-russia-a-che-punto-siamo

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