di Enzo Favero
PEDEROBBA. La carica esplosiva del lanciagranate tedesco gli ha
provocato un buco nella coscia largo dieci centimetri e profondo
quattro. Impossibile salvargli la gamba sinistra, amputata nella notte
all’ospedale San Giacomo di Castelfranco Veneto dopo aver fermato la
tremenda emorragia causata dalla ferita. Quel “panzerfaust”, un
lanciagranate anticarro risalente alla Seconda guerra mondiale, avrebbe
dovuto essere senza carica esplosiva, come tanti altri ritrovati e
abbandonati nelle montagne tra il Grappa e il Monfenera. Invece non era
mai stato utilizzato e come Mattia Nichele, ventitreenne operaio
metalmeccanico di Cittadella appassionato di rievocazioni belliche,
domenica nel tardo pomeriggio ha toccato il pulsante che innescava il
contatto elettrico, la carica è esplosa provocandogli la gravissima
ferita alla coscia sinistra. Se anzichè essere rivolto verso il basso
quel tubo di metallo fosse stato rivolto verso una parte più alta del
corpo non ci sarebbe stato scampo per il ragazzo.
Denunciato, per
detenzione illegale di armi da guerra, il possessore del
lanciagranate-killer, B. L., 55 anni, operaio in pensione di Pederobba.
All’interno della sua abitazione, dove custodisce vari residuati
bellici, è avvenuta la drammatica esplosione. I due si conoscono da
tempo, entrambi appassionati di rievocazioni storiche: in particolare
una passione del collezionismo di residuati bellici per il pensionato di
Pederobba. Non un recuperante vero e proprio, ma un appassionato di
“militaria” e proprio la comune passione aveva messo in contatto i due.
Il giovane operaio di Cittadella aveva in passato acquistato una divisa
militare tedesca in uno dei tanti mercatini per collezionisti di merce
militare. Era ridotta male e B. L. gli aveva detto di conoscere una
sarta in gamba capace di rimettere a posto quell’uniforme militare. Così
gliela aveva affidata e quando gli era arrivata la telefonata che era
pronta, Mattia Nichele era andato dal conoscente 55enne per ritirare la
divisa.
La dinamica del tragico incidente, dopo la concitata prima
versione di domenica sera, è stata ricostruita ieri nei dettagli.
Domenica pomeriggio il giovane era partito da Cittadella con altri due
amici che coltivano la sua stessa passione per recarsi a casa del
55enne, in uno dei primi tornanti del Monfenera, a Pederobba. Erano lì a
chiacchierare quando uno dei ragazzi ha chiesto all’uomo di mostrare il
“panzerfaust”, perchè non ne aveva mai visti. Si tratta di un
lanciagranate anticarro tedesco utilizzato nel corso della Seconda
guerra mondiale: se ne sono trovati parecchi in giro per le montagne
della Marca dopo la guerra. Si tratta di una specie di bazooka, in
pratica un tubo in metallo dotato di carica esplosiva azionata da un
contatto elettrico. Dopo che un “panzerfaust” era stato utilizzato,
veniva gettato perchè non era possibile rimettere la carica esplosiva.
Quindi un oggetto teoricamente non pericoloso. Solo che il “panzerfaust”
in possesso di B. L. non era mai stato utilizzato, all’interno c’era
ancora la carica e, nonostante risalisse a oltre 65 anni prima, era
ancora funzionante. Fatto sta che B. L. è andato a prendere in una
stanza il lanciagranate e lo ha consegnato al giovane operaio.
Questi
lo ha preso in mano, lo ha guardato, lo ha girato e rigirato, ad un
certo punto ha premuto il grilletto che serviva a provocare il contatto
elettrico che faceva esplodere la carica e partire la granata anticarro.
E a quel punto è avvenuto l’imprevedibile: si è sentito un boato e il
giovane è crollato a terra con la coscia squarciata. Il proprietario del
residuato bellico e i suoi due amici, rimessisi da un primo attimo di
terrore, hanno soccorso il giovane che giaceva a terra in un lago di
sangue e hanno chiesto l’intervento del Suem. Erano all’incirca le
18.30. Sul Monfenera è arrivata l’ambulanza, i sanitari hanno subito
provveduto a tamponare la ferita per fermare la grave emorragia e poi
hanno portato Mattia in ospedale: prima a Montebelluna, poi il
trasferimento a Castelfranco. Impossibile però salvargli la gamba.
Poi
sono scattate anche le indagini dei carabinieri di Montebelluna, che
hanno ricostruito quanto avvenuto e come si era arrivati a quel
drammatico epilogo, formalizzando una denuncia a piede libero nei
confronti di B. L., per detenzione illegale di armi da guerra.
Fonte:
http://mattinopadova.gelocal.it/cronaca/2013/05/21/news/il-bazooka-era-esploso-in-casa-amputata-la-gamba-al-ragazzo-1.7106785
Foto: http://bellsouthpwp2.net
22Mag
Denunciato il collezionista di 55 anni che custodiva abusivamente il vecchio “panzerfaust” tedesco
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