Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

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Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

Così abbiamo recuperato i proiettili sommersi

Categories: Bonifica perché

di Claudio Vimercati

Per più di sessant’anni sono rimasti laggiù, sul fondale buio, nella loro tomba, i relitti di due bettoline militari affondate in uno dei bombardamenti che colpirono durante la seconda guerra mondiale Savona e il suo porto. Decine di proiettili per cannoni da 75 millimetri, inesplosi, quindi ancora pericolosi. Molto pericolosi.

«Provate a immaginare – dice il capitano di fregata Giampaolo Trucco, capo del nucleo di pubblica informazione di Comsubin, il comando incursori e subacquei della Marina che da una settimana è impegnato nelle operazioni di bonifica – che cosa avrebbe potuto succedere se l’ancora di una nave fosse mai stata calata con tutto il suo peso proprio su quel fondale, fosse finita contro quei proiettili… Per non parlare dei cacciatori di tesori nei relitti. Il rischio che avrebbero corso se si fossero trovati a maneggiarli».

Un pericolo, insomma, che doveva essere neutralizzato. A questo stanno pensando i palombari di «Comsubin» appoggiati alla nave Anteo della Marina militare che da una settimana sono impegnati nella bonifica dei due relitti, davanti a Savona. Un’operazione, come ben si può immaginare, complessa che la scorsa settimana è stata non poco ostacolata dal maltempo, da forti raffiche di vento e corrente molto forte. I numeri tanto per incominciare, per spiegare la delicatezza dell’intervento.

«Nelle immersioni – spiega il capitano di fregata – sono impegnati una ventina di palombari. Poi c’è l’equipaggio della Anteo. In tutto stiamo parlando di 120- 130 uomini». Le operazioni di bonifica si svolgono in due fasi. La prima è dedicata appunto al recupero dei proiettili.

«E l’impiego della nave Anteo – dice ancora Giampaolo Trucco – si è reso indispensabile perchè è dotata di strutture fondamentali quando si opera in situazioni come queste e le immersioni sono lunghe. Intanto è attrezzata con due camere iperbariche. E poi è dotata anche della campana subacquea per le immersioni, uno degli strumenti più sofisticati per i lavori subacquei profondi».

Una specie di ventre materno da cui si dipartono come cordoni ombelicali dei tubi ai quali sono attaccati i palombari e che portano loro l’aria. Con il vantaggio che i sub non devono portare con sè pesanti bombole. Ne hanno solo una, piccola, di emergenza.

«La campana – dice ancora il capo del nucleo di pubblica informazione del Comando subacquei e incursori – è molto importante se pensiamo che queste immersioni sono molto lunghe. Che si sono protratte anche fino all’una, l’una e mezza di notte».

Poi c’è la seconda fase: quella in cui i proiettili vengono fatti brillare. Operazione che avviene in alto mare e in prossimità della superficie per ridurre al minimo l’impatto ambientale. Sabato i palombari hanno chiuso la bonifica di uno dei due relitti, recuperando una cinquantina di proiettili. Ora toccherà all’altro che si trova a poca distanza . «La nave Anteo si è spostata sulla verticale del secondo relitto, pronta per l’inizio delle operazioni che riteniamo di poter chiudere entro lunedì (domani n.dr.)- conclude Giampaolo Trucco – se le condizioni meteo marine ci assisteranno». Poi la missione potrà dirsi conclusa.

Fonte: http://www.lastampa.it/2016/03/21/edizioni/savona/cos-abbiamo-recuperato-i-proiettili-sommersi-Xj7DF9xmIo6GIuauNNMxSI/pagina.html?ult=1

Foto: lastampa.it

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