L’otto aprile si è svolta ad Ortona la campagna dell’Associazione Vittime Civili di Guerra, “Conoscere per Ri-Conoscere. L’evento organizzato con la collaborazione del Centro studi History Hunters, gruppo associativo che raccoglie a sé appassionati storici, storiografi e ricercatori di reperti risalenti alla guerra patita dalla città, non solo, gran parte del materiale espositivo, ovviamente inerte è messo a disposizione da un museo del luogo. La location è la sala Eden situata nella zona centrale del Paese. Alle ore 9 è già colma di studenti e appassionati. A moderare la conferenza il cineoperatore Rai Nino Fezza, il quale apre il dibattito con i ragazzi spiegando della guerra subita da Ortona, ma anche delle guerre immortalate con la sua telecamera Rai. Guerre del Passato e del presente unite tutte da identiche prospettive e ragioni. I giornalisti raccontano motivazioni e drammi, ma non potranno mai addentrarsi tra le posticipate tragedie portate a termine dai residuati bellici. Non solo, spiega di ordini non individuabili e del suo lavoro svolto per la Rai con Gino Strada e dei “pappagalli verdi . Fezza cede il microfono alla professoressa Licenziato Francesca, Assessore alle Politiche Sociali, saluta i presenti a nome dell’Amministrazione comunale, L’assessore chiede ai presenti di riflettere a fondo sul “tema” guerra, delle tragedie collettive o individuali. La professoressa riceve uno spontaneo e caloroso applauso. Il giornalista introduce il Presidente Provinciale A.N.V.C.G. Giovanni Di Crescenzo, il quale porge ai presenti il saluto della Direzione Nazionale e della sede di Chieti, spiega ai ragazzi il dramma patito a 13 anni quando raccoglie un residuato bellico che gli esplode tra le mani. Osservo i ragazzi in sala appaiono sbalorditi-inorriditi dal tragico destino del Presidente. Il moderatore passa la parola al Presidente dell’ History Hunters, Lamberto Mascitti, un giovane armato di talento e grande sensibilità, spiega ai presenti l’interminabile guerra celata, nascosta da qualche centimetro di terra, pericolosi residuati bellici, manufatti al tritolo che indisciplinatamente non ascoltano proclami di pace e che continuano ad attendere di compiere il compito per cui sono stati studiati, costruiti, sparati o posati. Lamberto spiega che ogni cimelio risalente alle guerre mondiali sembra richiedere attenzione allo scopo di rievocare la storia del fante che l’ha posseduto. I ragazzi avvolti da enorme emozione lanciano uno scrosciante applauso. Fezza cede la parola all’Avvocato Andrea Di Marco, ricercatore e storiografo del luogo. Andrea “armato” di slides illustra in ogni particolare le battaglie ad Ortona, finanche i corpo a corpo fra i canadesi della prima divisione e reparti della prima divisione paracadutisti tedeschi della 90 panzergrenadier e della 26 Panzer Division. Andrea spiega dei bombardamenti aerei che distruggono l’area portuale, la città, compreso la cattedrale di S. Tommaso Apostolo. Fezza cede il microfono a chi scrive partendo da un mio vecchio articolo: “La patente d’esperto non la possiede nessuno”, Andrea di Marco avvia le foto della Campagna A.N.V.C.G. I ragazzi sembrano increduli, ed è così penso. Residuati che appaiono come sassi, bombe piantate tra strutture in cemento armato, bombe d’aereo posizionate a meno di mezzo metro di terra, racconto, spiego, in sala l’attenzione è tangibile. Il mio dire ha fine dopo una ventina di minuti, l’ultima foto, un barattolo in vetro usato per le conserve, trasformato in una micidiale bomba è un perfetto collegamento per la testimonianza di Nino Fezza che raccoglie e intavola con i ragazzi il dramma dei bambini siriani. Segue l’intervento del medico venezuelano Gustavo Velasquez esperto in traumi da esplosioni, le sue foto spiegano alla perfezione che è meglio non lasciarsi catturare dalla curiosità o dal “fascino” di spostare un residuato bellico. Infine la parola passa all’ex artificiere di Pubblica Sicurezza Patrizio D’Ambrosio che spiega rischi e pericoli di tali oggetti. La giornata termina con la consegna alle docenti dell’attestato di partecipazione alla campagna “Conoscere per Ri-Riconoscere
Giovanni Lafirenze