Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

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Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

Como tra sirene e bombe. Ecco la mappa dei rifugi

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Il 30 maggio presentazione della ricerca all’istituto “Perretta”
Pagine di storia inedite, o poco note, ma che riguardano un’intera comunità. Tutte da raccontare. Nonostante la Seconda Conferenza dell’Aia avesse proibito, nel 1907, di bombardare le popolazioni civili indifese e di usare i gas, la guerra, un secolo fa, sconvolse l’Europa.  Per fortuna degli abitanti, la città di Como passò sostanzialmente indenne attraverso il trentennio 1915-1945, che conobbe due guerre mondiali. Ma a testimonianza di quegli anni di terrore rimane, come ha documentato il recentissimo volume di Maria Antonietta Breda e Gianluca Padovan Como 1915-1945: protezione dei civili e rifugi antiaerei (Lo Scarabeo editrice, Milano, pp. 119, 24 euro), una vasta rete di rifugi sotterranei antiaerei e antigas. Tali strutture vennero ricavate all’interno di stabili sia pubblici sia privati fin dal 1915.  La maggior parte erano ai piani terreni degli edifici, sfruttando porticati e androni, protetti con sacchetti di tela riempiti di sabbia. Secondo un censimento ritrovato negli archivi comunali dagli autori del volume, in centro città, nel corso del primo conflitto mondiale erano attivi 18 rifugi (ad esempio nel Palazzo Civico, nell’Archivio notarile di Palazzo Giovio, al Palazzo di Giustizia di via Unione e alla Camera del Lavoro di via Odescalchi). Erano invece 15 quelli attivi in zona Como Borghi (tra cui alla caserma Santa Teresa di via XXVII Maggio, nel sottopasso delle Ferrovie dello Stato di via Borsieri, nell’atrio dell’ospedale Sant’Anna di via Ospedale e nella parrocchiale di Sant’Agata in via Briantea). Ci si preoccupò anche di salvaguardare il patrimonio storico: con ripari antiaerei imbottiti di sabbia si salvaguardarono le parti più esposte della facciata del Duomo. Nel corso del primo conflitto mondiale, si cercò di proteggere Como da eventuali attacchi aerei con un sistema di allarme integrato. Come rivelano i documenti raccolti nel volume di Breda e Padovan, per avvisare la popolazione con opportuni spari, si collocarono due cannoni prelevati dal Museo Civico sul colle del Baradello. La loro azione sarebbe stata integrata da colpi di segnalazione lanciati da mortai dalla caserma di piazza Castello e altre dalla caserma di piazza Vittoria. Il libro sarà presto presentato a Como, all’Istituto di Storia contemporanea “Pier Amato Perretta” di via Brambilla 39, venerdì 30 maggio alle ore 18. L’ingresso è libero. Si coglierà l’occasione per parlare dell’organizzazione della difesa antiaerea a Como, della protezione dei civili e della costruzione dei rifugi antiaerei nel corso di trent’anni, con la proiezione d’immagini.  Un tema che è di forte attualità, dato che a Como è stato avviato, nel corso del 2013, il recupero del rifugio antiaereo della Croce Rossa di via Italia Libera come “modello museale di un patrimonio storico sotterraneo”, ad opera degli architetti Marco Castiglioni e Gianmarco Martorana. L’iniziativa vuole essere il preludio alla costituzione del M.R.A.C., il «Museo Rifugi Antiaerei Como». Fonte: http://www.corrierecomo.it/index.php?option=com_content&view=article&id=62109:como-tra-sirene-e-bombe-ecco-la-mappa-dei-rifugi&catid=14:prima-pagina

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