di Luca Pistone
Il piano “Renacer” delle Farc (Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia), tracciato nel 2008 dall’ex leader Alfonso Cano – nome di battaglia di Guillermo León Sáenz, rimasto ucciso in uno scontro con l’esercito colombiano nel novembre 2011 – prevede che tutti i blocchi della guerriglia proteggano le aree sotto il loro controllo con mine antiuomo. Dopo alcune pesanti sconfitte sul campo tra il 2003 e il 2008, il gruppo ribelle è passato dai combattimenti frontali al ripiegamento, agli attacchi con cecchini, alle piccole imboscate, ai sabotaggi di impianti elettrici ed oleodotti e all’installazione di mine. Così lo segnala il ministero della Difesa. Ad oggi, secondo il programma governativo Acción Contra Minas, 10.751 persone (1990-2014), tra militari e civili, sono incorsi in questi ordigni esplosivi vietati dal Diritto internazionale umanitario.
Dall’inizio del 2014, l’esercito ha rilevato, disattivato e distrutto un migliaio di mine antiuomo e ordigni esplosivi improvvisati nei dipartimenti di Antioquia, Córdoba e Chocó. Tutti dispositivi interrati dalle Farc e, in misura minore, dall’Eln (Esercito di Liberazione Nazionale). Secondo le stime dell’esercito, neutralizzare 1.000 mine equivale a dire salvare almeno 2.500 persone.
In particolare, l’esercito punta il dito contro il Fronte 18, attivo in Antioquia, che addestrerebbe i guerriglieri nell’assemblaggio delle mine che poi vengono inviate agli altri blocchi nel resto del paese.
Intanto, domenica, la prima guerriglia del paese ha subito il più letale agguato da oltre un anno. Il mistero della Difesa riferisce che dodici membri delle Farc sono rimasti uccisi in un bombardamento aereo nei pressi del municipio di Vigía del Fuerte, in Antioquia.
L’attacco mette in chiaro che l’offensiva contro i ribelli continua nonostante il processo di pace in atto tra governo e Farc a Cuba.
Un comunicato del comando generale delle forze armate dice che l’attacco è parte di un’offensiva volta a “neutralizzare il capo del Blocco Nord-occidentale delle Farc , alias Pastor Alape”.
Dal novembre di quell’anno, Farc e governo tengono periodici colloqui all’Avana per porre fine ad un conflitto armato interno che va avanti da oltre cinquant’anni. Attualmente le parti stanno trattando parallelamente i temi dell’abbandono delle armi e il risarcimento delle vittime del conflitto, dopo aver depennato dalla lista i punti relativi a riforma rurale, partecipazione politica e droghe illecite. L’ultima questione che dovranno affrontare è la controfirma di un eventuale accordo da sottoporre a referendum.
Fonte: http://atlasweb.it/2014/07/15/colombia-le-farc-non-abbandonano-le-mine-antiuomo-laccusa-dellesercito-579.html
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