Nonostante siano passiti piu di 70 anni dall’ultima guerra, vengono a tutt’oggi ritrovati ordigni inesplosi in terra come in mare, La legge 177/2012, ha reso obbligatoria l intervento preventivo di specialisti prima di eseguire nuove costruzioni sia in mare che in terra, per poi determinare la necessita di una bonifica della zona interessata. Gli specialisti che si dedicano a queste operazioni, sono professionisti che hanno frequentato degli appositi corsi di formazione organizzati nell‘unica sede nazionale a Roma presso la direzione dei lavori e del demanio marittimo con frequenze che variano in funzione delle varie qualifiche di: Dirigente Tecnico responsabile dei procedimenti, Assistente tecnico esecutivo di ricerca scoprimento e sorveglianza, Rastrellatore esecutore della ricerca e scoprimento. Questi porofessionisti hanno raggiunto una approfondita conoscenza dei residuati bellici ed ordigni esplosivi, varie sono le società che operano in questo settore, per i nostri lettori abbiamo chiesto informazioni ad un’azienda che esegue bonifiche sia in terra che in mare, la “ Drafinsub Underwater Techology SrL” di Genova ricevendo le informazioni dal Sig Renato Silvestre responsabile operativo delle bonifiche dell’azienda. Per il sig Renato la bonifica è oltre ad un lavoro qualificante e specialistico una vera e propria passione che lo porta ad approfondire anche la storia e la tecnica del ritrovamento, acquisendo per suo personale passione nozioni che lo portano a scoprire la provenienza e la tecnica di realizzazione, oltre a presenziare come volontario nelle scuole per dare informazioni ai ragazzi per poter riconoscere ordigni pericolosi. Al Sig Renato abbiamo chiesto di fornire ai lettori della nostra Rivista Il Battelliere Nautica Professionale, un sunto di come vengono svolte le operazioni per le bonifiche nei porti e aree interessate da trasformazioni strutturali. Sono passati più settant’anni, da quando Il 9 febbraio 1941, alle otto e un quarto del mattino, iniziava il bombardamento a tappeto di Genova da parte della flotta inglese: 273 proiettili calibro 381 mm e 782 colpi da 152 mm, più tanti altri proietti di minor calibro, una pioggia di morte e distruzione venuta dal mare, quel mare che per Genova ha significato per anni pace e prosperità. Una semplice dimostrazione di forza dei britannici gli obiettivi erano militari ma ad essere maggiormente danneggiate furono le abitazioni private e i luoghi di interesse storico ed istituzionale, come la Biblioteca Civica Berio, l’Accademia Ligure di Belle Arti, l’Archivio di Stato e la Cattedrale di San Lorenzo, provocando 141 morti, 227 feriti e 2.550 sinistrati. Gli obiettivi iniziali del bombardamento furono i cantieri Ansaldo e le fabbriche altri colpi raggiunsero poi la centrale elettrica e i bacini di carenaggio ed furono colpite anche navi, famoso è rimasto il siluro inesploso che penetrò nella Cattedrale e che da allora dopo essere stato reso inerte è rimasto nella stessa posizione a ricordo di quel periodo di guerra Nonostante siano passati molti anni ancora oggi Il porto di Genova e le zone della città vecchia limitrofe, come in tanti altri porti dove interveniamo, ancora oggi emergono residuati bellici, il nostro lavoro è quello di prevenzione, quando si apre un cantiere a terra dove devono essere eseguiti nuove costruzioni con scavi di consolidamento delle costruzioni, interveniamo eseguendo indagini con i nostri escavatori dove strato dopo strato controlliamo con le nostre attrezzature elettroniche alla ricerca di eventuali materiali ferrosi che potrebbero essere ordigni. Ugualmente eseguiamo le indagini con i nostri sommozzatori che sono stati appositamente formati, una volta delimitata l’area interessata ad interventi, i nostri Operatoti Tecnici Subacquei, perlustrano il fondale seguendo un tracciato con rilevatori subacquei, ed al rilevamento di una massa ferrosa, si interviene con delle sorbone per rimuovere lo strato che potrebbe nascondere un ordigno, facilmente sia in mare che in terra si possono rilevare dei falsi segnali ma, l’esperienza maturata in anni di lavoro svolto, ci consente di selezionare il segnale per capire se si tratta di un falso segnale, certamente qualche volta ci capita anche di soffermarci su di una zona per poi trovare solo una massa ferrosa ma, ormai fortunatamente sono sempre molto rare. Nelle ricerche in alto fondale oltre i 50 mt, interveniamo con i droni subacquei e dove il nostro esperto tecnico Marco Geloso ha realizzato un apposito strumento per recuperare l’ordigno come nel percorso della TAP fra Albania e Otranto ad una profondità di 671 mt . Le nostre attrezzature sono verificate e certificate dal ministero, quando ritroviamo un ordigno, dobbiamo seguire un protocollo consolidato, dove il nostro Dirigente tecnico Davide Napoli apre la patica informando le autorità dello Stato per ritrovamenti in mare la Capitaneria per ritrovamenti a terra gli artificieri, che intervengono per valutare la potenziale carica esplosiva e intervenire facendola brillare sul posto qualora sia possibile o trasportano l’ordigno in apposite cave dove vengono fatte esplodere. Facilmente i ritrovamenti sono degli ordigni inesplosi, in terra oltre a utilizzare un rosso escavatore manovrato con estrema sensibilità e maestria dal nostro tecnico Gianluca Pompetti che è anche un Operatore Tecnico Subacqueo, vengono rimossi strati di terra ed eseguite delle perforazioni per poter inserire le sode di rilevamento, ultimamente siamo intervenuto per il monitoraggio dei piloni del nuovo ponte di Genova. Il sig Renato Silvestre ci ha anche fatto notare visto l’indirizzo della nostra rivista, che anche i fuochi di segnalamento per richiesta di soccorso navali, rientrano nella categoria di mezzi pericolosi, avendo una scadenza quadriennale, devono alla scadenza essere smaltiti restituendoli al fornitore dei nuovi, a sua volta deve registrarli e consegnarli al nucleo artificieri, che a loro volta li distruggeranno in cava, alcuni che vengono sostituiti preventivamente alla scadenza gli artificieri organizzano delle dimostrazioni in video e in presenza, di come devono essere utilizzati, forse ricorderete nell’ultima regata di barche d’epoca ad Imperia, quando alla fine della regata durante la festa venne sparato un razzo di segnalazione che anzi che essere rivolto al cielo, colpi in pieno volto un altro partecipante procurandogli menomazione della vista e importanti ustioni, non meno sono gli incidenti da fuochi di artificio che tutti glia anni mietono amputazioni, una raccomandazione del sig. Renato “ la massima attenzione perché c’è sempre una componente esplosiva che serve ad innescare ogni tipo di ordigno che sia un fuoco di artificio o segnalamento marittimo e ordigno bellico”
27Lug
Bonifiche da ordigni bellici nei porti
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