L’8 settembre 1943, con la resa dell’Italia, il centro-nord si trova in balia dei tedeschi che occupano territorio e le sue fabbriche di maggior interesse. Tra queste anche la Dalmine che, per la sua produzione nel campo siderurgico passa sotto la loro diretta dipendenza. Allo stabilimento i tedeschi ovviamente tentano di assicurare una protezione antiaerea. Ma la MAAF inizia a considerare la fabbrica e la sua area un vero ed urgente obiettivo da colpire. Infatti, molti attacchi aerei nei giorni a venire, avranno come obbiettivo anche l’aeroporto di Orio al Serio, e i numerosi ponti stradali e ferroviari.
Il 6 luglio 1944 la …tragedia.
Il 99° Gruppo Bombardieri decollato dal campo aereo di Tortorella e, il 463° Gruppo Bombardieri da Celone alle 11,00 sono già sulla verticale dello stabilimento. Scaricano bombe da 500, 1000 e 2000 lb. Si contano le Vittime, forse trecento o poco meno.
Approfondimento a cura di Andrea Thum, Ricercatore Storico
15a U.S.A.A.F. – Ordine di Operazioni n.614 – Dalmine, Verona, Avisio, 6 luglio 1944.
Il 6 luglio 1944 oltre 530 velivoli, appartenenti agli stormi da bombardamento pesante della 15a U.S.A.A.F., partecipano ad un attacco contro obiettivi multipli nel nord Italia:
– il 47th Bomb Wing si occuperà dei ponti ferroviari sul fiume Tagliamento in località Casarsa e Latisana;
– il 49th Bomb Wing attaccherà i depositi di carburante e combustibile di Aviano;
– il 55th Bomb Wing bombarderà i depositi di combustibile di Porto Marghera;
– il 304th Bomb Wing colpirà le raffinerie nord di Trieste;
– il 5th Bomb Wing avrà come obiettivo le acciaierie di Dalmine, lo scalo ferroviario di Verona, e il viadotto sul fiume Avisio.
Per ogni obiettivo, i Bomb Wings (Stormo da bombardamento) incaricati delle missioni assegnano due dei propri Gruppi da bombardamento (Bomb Groups). Il 5th B.W. operava su B-17 (Fortezze volanti), tutti gli altri, invece, con B-24 “Liberator”.
L’importanza strategica del complesso delle acciaierie di Dalmine era ben nota agli Alleati. Inoltre, dopo l’8 settembre 1943, e sotto il controllo tedesco, la produzione risultava implementata. In ogni caso, dalle fonti originali dell’aviazione statunitense si evince che la necessità primaria di colpire l’obiettivo identificato come “Bergamo Steel Works” o “Mannesmann Tube Works”, era la capacità del comparto industriale di produrre oltre 900 tons mensili di elementi per la fabbricazione di proiettili a razzo, utilizzati dalla caccia tedesca proprio contro le formazioni da bombardamento americane.
La missione contro la Dalmine viene affidata a 28 B-17 del 99th B.G. (soprannominato il Gruppo del “Diamante” per l’insegna a forma di rombo applicata sui timoni di coda degli aerei), di base a Tortorella, e ad altrettanti del 463rd B.G., che dal marzo 1944 si è stabilito in località Celone, poche miglia a nord ovest della città di Foggia. (il 463rd B.G. era conosciuto come “The Swoose Group”, soprannome affibiato al Gruppo dal suo Comandante, Colonnello Kurtz. Il termine “Swoose” richiamava uno strano volatile, incrocio fra un cigno (swan) e un’oca (goose), riprodotto come “nose art” e duplicato anche in fusoliera sul B-17 pilotato abitualmente da Kurtz).
Ogni aereo imbarcherà 12 bombe di tipo G.P. da 500 libbre, armate con spolette ad innesco ritardato a 1 decimo di secondo per quelle di ogiva, e fra 0,01 e 0,025 sec. per quelle di coda.
Dopo essere decollati dalle loro rispettive basi pugliesi, tutti i Bomb Groups partecipanti alle azioni previste per quella giornata si dirigono verso nord, sul mare Adriatico, per riunirsi sulla verticale dell’isola di Jabuka (“Key Point” per la missione), all’altezza di San Benedetto del Tronto. Disposti su due file, delle quali quella di sinistra è formata dai “box” dei sei Bomb Groups del 5th Bomb Wing, i velivoli proseguono il sorvolo del mare sino all’altezza della penisola istriana. Qui avviene la separazione degli Wings, che d’ora in avanti si dirigeranno verso i rispettivi obiettivi.
I B-17 del 5th B.W. piegano verso nord ovest, entrano nella pianura padana e, all’altezza dell’abitato di Stanghella (Rovigo), puntano in direzione nord. Nei pressi di Montebello (Vicenza) due Bomb Groups (il 2nd e il 97th) abbandonano la formazione per dirigersi verso il proprio bersaglio, rappresentato dallo scalo ferroviario di Verona. Il resto dello schieramento prosegue, invece, sul percorso originale sino a raggiungere Riva del Garda. Sopra questa località gli aerei del 99th e del 463rd B.G. virano verso sud ovest, lasciando i restanti due Gruppi (il 301st e il 483rd B.G.) continuare la corsa che li porterà a colpire il viadotto sul fiume Avisio.
Per Dalmine inizia a profilarsi il disastro. I B-17 giungono a sorvolare Sarnico, sul lago di Iseo, il previsto Initial Point dell’attacco (l’Initial Point era un punto facilmente identificabile al suolo, a poca distanza dall’obiettivo). Da quel momento inizia la cosiddetta “corsa di bombardamento”: i velivoli, con i portelli della stiva bombe aperti, devono mantenere una quota il più possibile livellata ed evitare manovre evasive, per non inficiare i sistemi di puntamento di bordo.
Con una rotta di 265°, il primo ad arrivare su Dalmine è il 463rd B.G., che alle 11,02, da una quota di 23.500 piedi rilascia il suo carico. Due minuti più tardi è la volta del 99th B.G., che giunge su di un bersaglio già coperto da una nube di fumo e polvere provocato dalle esplosioni di pochi istanti prima. La pioggia di ordigni dirompenti coglie di sorpresa la maggior parte dei dipendenti dello stabilimento e della popolazione. Infatti l’allarme aereo non viene trasmesso, o per lo meno, comunicato dalla Centrale di Milano, alla quale lo stabilimento era collegato telefonicamente, ad incursione ormai conclusa.
In data 26 luglio 1944, il quotidiano “L’Eco di Bergamo” riportava un lungo e drammatico elenco di persone decedute a causa del bombardamento. La cifra era di 269 morti, dei quali 248 erano dipendenti delle acciaierie e delle piccole aziende operanti all’interno del perimetro dello stabilimento, e 21 i civili. Infatti, malgrado le forze da bombardamento statunitensi praticassero il bombardamento diurno alla ricerca della massima precisione, molte delle oltre 600 bombe sganciate in quella occasione colpiscono anche zone limitrofe il complesso industriale. Il pesante bilancio sarà destinato a crescere, a causa delle gravi condizioni in cui versavano molti degli oltre 800 feriti.
Dalmine detiene il triste primato del maggiore numero di maestranze decedute, nel corso di una singola azione di bombardamento, sul territorio Italiano.
Andrea Thum
Milanese, classe 1960, studioso di storia militare del XX Secolo, specializzato nelle opere della Difesa civile.
È socio del Museo della Linea Gotica di Casinina (PU).
Autore di lavori a carattere storico ed archeologico, ha partecipato a numerose campagne di studio per la ricerca e la ricostruzione del significato di opere ipogee situate in Lombardia (Bergamo, Brescia, Cernusco sul Naviglio, Milano) e nel Lazio (studio delle opere idrauliche pertinenti l’antica Volsinii – Bolsena).
Sui ricoveri antiaerei di Milano si segnalano i seguenti contributi:
– Giovanni Battista Sannazzaro, Andrea Thum, Beni culturali di un recente passato: i ricoveri antiaerei nel sottosuolo di Milano, in I Beni Culturali. Tutela, valorizzazione e attività culturali, Anno XIV, Numero 6, BetaGamma Editrice, Viterbo 2006, pp. 15-23.
– Andrea Thum, Esplorando il presente alla ricerca del nostro passato: viaggio nei ricoveri antiaerei di Milano, in Basilico et alii (a cura di) Archeologia del sottosuolo: metodologie a confronto. Atti I Congresso Nazionale di Archeologia del Sottosuolo: Bolsena 8-11 dicembre 2005, Volume 2, British Archaeological Reports, International Series 1611, Oxford (England) 2007, pp. 669-712.
– Andrea Thum, Il bunker di via Mecenate, in Ippolito Edmondo Ferrario e Gianluca Padovan, Milano sotterranea e misteriosa, Ugo Mursia Editore, Milano 2008, pp.143-145.