di
Marco Menduni
Roberto Sculli
Genova – Circa settantamila genovesi da evacuare. Porto,
aeroporto, autostrada e ferrovie chiusi. Il blocco della rete dei cellulari e
delle trasmissioni tv e radio in un’ampia porzione di città. È il quadro che si
profila per l’operazione di bonifica e di rimozione dell’ordigno bellico
trovato lo scorso 5 febbraio a Calata Bettolo, in porto. Un ordigno
«importante», così come l’hanno definito all’Autorità portuale. Una bomba di
più di un metro di lunghezza, sganciata da un aereo alleato durante la Seconda guerra
mondiale. Per le dimensioni, il peso e il potenziale distruttivo è
perfettamente sovrapponibile a quella disinnescata, trasferita e poi fatta
esplodere, giovedì scorso ad Albisola : un’operazione lunga e molto delicata
che per sei ore ha spezzato la Liguria in due.
aeroporto, autostrada e ferrovie chiusi. Il blocco della rete dei cellulari e
delle trasmissioni tv e radio in un’ampia porzione di città. È il quadro che si
profila per l’operazione di bonifica e di rimozione dell’ordigno bellico
trovato lo scorso 5 febbraio a Calata Bettolo, in porto. Un ordigno
«importante», così come l’hanno definito all’Autorità portuale. Una bomba di
più di un metro di lunghezza, sganciata da un aereo alleato durante la Seconda guerra
mondiale. Per le dimensioni, il peso e il potenziale distruttivo è
perfettamente sovrapponibile a quella disinnescata, trasferita e poi fatta
esplodere, giovedì scorso ad Albisola : un’operazione lunga e molto delicata
che per sei ore ha spezzato la Liguria in due.
Gli artificieri dell’esercito che l’hanno analizzata
giudicano si debba intervenire con sollecitudine e hanno inviato la loro
relazione al ministero della Difesa. Allo stesso destinatario è partita una
richiesta inviata dalla prefettura di Genova, perché si possano utilizzare in,
quest’occasione, modalità di intervento meno rigide rispetto a quelle standard.
Più simili a quelle in vigore nel recente passato e adottate, ad esempio, per
il brillamento di un altro ordigno, nell’estate 2012, trovato nella stessa area
del porto.
giudicano si debba intervenire con sollecitudine e hanno inviato la loro
relazione al ministero della Difesa. Allo stesso destinatario è partita una
richiesta inviata dalla prefettura di Genova, perché si possano utilizzare in,
quest’occasione, modalità di intervento meno rigide rispetto a quelle standard.
Più simili a quelle in vigore nel recente passato e adottate, ad esempio, per
il brillamento di un altro ordigno, nell’estate 2012, trovato nella stessa area
del porto.
Un’operazione piuttosto simile, in particolare con i nuovi
dispositivi di sicurezza, era stata portata a termine, l’anno scorso, nel cuore
di Vicenza. In quell’occasione, ribattezzata “bomba day”, erano state 27 mila
le persone sgomberate in un raggio di 2,5 chilometri per rimuovere una bomba
con 1.800 chili di esplosivo. Lo scorso febbraio è toccato a Carrara: 17 mila
le persone evacuate nel Comune toscano. In entrambi i casi si è quindi trattato
di numeri elevati, ma non paragonabili a quanto dovrebbe essere messo in
pratica a Genova, in un contesto densamente urbanizzato. Ecco perché il
prefetto Fiamma Spena, d’intesa con il suo vice Paolo D’Attilio, già regista di
altre, impegnative operazioni di bonifica, ha chiesto che sia valutata
l’applicazione di misure meno restrittive. Per non dover ordinare la
desertificazione di una parte così ampia di città. Oltre al blocco, questo
inevitabile nel centro ponente, di strade, aerei e traghetti.
dispositivi di sicurezza, era stata portata a termine, l’anno scorso, nel cuore
di Vicenza. In quell’occasione, ribattezzata “bomba day”, erano state 27 mila
le persone sgomberate in un raggio di 2,5 chilometri per rimuovere una bomba
con 1.800 chili di esplosivo. Lo scorso febbraio è toccato a Carrara: 17 mila
le persone evacuate nel Comune toscano. In entrambi i casi si è quindi trattato
di numeri elevati, ma non paragonabili a quanto dovrebbe essere messo in
pratica a Genova, in un contesto densamente urbanizzato. Ecco perché il
prefetto Fiamma Spena, d’intesa con il suo vice Paolo D’Attilio, già regista di
altre, impegnative operazioni di bonifica, ha chiesto che sia valutata
l’applicazione di misure meno restrittive. Per non dover ordinare la
desertificazione di una parte così ampia di città. Oltre al blocco, questo
inevitabile nel centro ponente, di strade, aerei e traghetti.
La risposta da Roma non è ancora arrivata. E si comprende la
cautela: ogni – seppure remota – conseguenza nefasta di un’operazione così
delicata potrebbe gravare su chi avesse concesso l’eventuale deroga.
cautela: ogni – seppure remota – conseguenza nefasta di un’operazione così
delicata potrebbe gravare su chi avesse concesso l’eventuale deroga.
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Fonte: http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2015/04/13/ARqOtF7D-evacuare_intorno_albisola.shtml
ilsecoloxix.it |
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