Ieri, a Sassulo di Monterenzio nel Bolognese, l’esplosione di un ordigno bellico della seconda guerra mondiale ha ucciso due persone. Ad esplodere, secondo i primi accertamenti, sarebbe stato un proiettile da 30 millimetri, un residuato bellico che si trovava nel garage di un’abitazione privata in campagna, che ha ucciso un uomo di 55 anni e una donna straniera, presumibilmente la compagna.
Non si tratta, purtroppo, di un caso isolato. A denunciarlo è Giuseppe Castronovo, presidente dell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra, cieco dall’età di 9 anni per l’esplosione di una penna bomba nel 1944 a Favara, nell’agrigentino.
“Molti ignorano”, afferma Castronovo, “che ancora oggi in Italia vengono rinvenuti ogni anno oltre 60.000 ordigni bellici inesplosi, che provocano anche a distanza di tanti anni dalla guerra invalidità, mutilazioni e morte”.
Il 29/04/2016, ad esempio, a Villanuova sul Clisi, un residuato bellico è esploso ferendo gravemente un 40enne. Secondo fonti dei Carabinieri giunti sul posto per ricostruire l’accaduto, l’uomo nonostante la presenza in casa dei famigliari (moglie e figli), avrebbe cercato svuotare l’ordigno facendolo esplodere. L’uomo è stato poi arrestato. Il 26/06/2016, inoltre, a Quartesana, nei pressi di via Stornara un uomo, mentre effettuava degli scavi atti a verificare le fondamenta di casa, trovava un residuato bellico, lo raccoglieva e lo posava non lontano dal giardino dell’abitazione. Ma a sua insaputa l’ordigno era al fosforo ed iniziava a sprigionare gas e quant’altro costringendolo al ricovero d’urgenza presso l’ospedale di Ferrara.
I numeri dei rinvenimenti e la loro dislocazione su tutto il territorio nazionale, ci dicono quanto sia facile e quotidiano imbattersi in un ordigno bellico inesploso: basta fare una semplice ricerca su google per rendersene conto. Eppure del fenomeno si parla poco e come sempre soltanto quando il danno è fatto: come il caso di Nicolas e Lorenzo, due giovanissimi soci dell’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra che a Novalesa, nel torinese, nel marzo 2013 hanno perso la vista e il primo anche un braccio a causa dell’esplosione di un ordigno bellico. O come le due vittime di oggi.
Ma come l’esperienza ci insegna la causa è quasi sempre la stessa: mancanza d’informazione, curiosità, sottovalutazione della immutata capacità di detonare di un ordigno della prima o della seconda guerra mondiale.
Per questo l’Associazione Nazionale Vittime Civili di guerra, da anni denuncia il pericolo degli ordigni bellici inesplosi e tratta l’argomento pericolo-residuato bellico attraverso campagne di informazione sul tema effettuate con ogni mezzo (sul sito dell’Associazione www.anvcg.it è attiva una sezione “biografia di una bomba” dedicata al tema. Dal 2015, inoltre, è attivo un protocollo d’intesa con il MIUR, grazie al quale la campagna di informazione è entrata nelle scuole a tutela dei più giovani, i più esposti la pericolo a causa della loro naturale curiosità.
Il 4 aprile scorso, l’annuale evento organizzato dall’ANVCG per la celebrazione della giornata mondiale per l’azione contro le mine e gli ordigni bellici inesplosi indetta dall’ONU, è stata ospitata proprio dal MIUR, presso la sala della Comunicazione, alla presenza del Ministro Giannini.