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Sportivi in canoa, nuotatori, turisti, persone in pedalò: tutti a mollo sulle bombe a Castel Gandolfo. Non è uno scherzo ma un vero e proprio campo acquatico minato: sui fondali del lago Albano, a soltanto un metro e mezzo circa di profondità, ci sono decine e decine di ordigni inesplosi risalenti alla seconda guerra mondiale. A confermare che si tratta di ordigni bellici è un militare dell’Esercito esperto in materia: «Dalle immagini sembrano bombe a caduta utilizzate nel secondo conflitto mondiale – sostiene – e c’è anche una granata. Sicuramente dovranno essere rimosse e fatte brillare sulla riva». Per oltre un decennio si è parlato di ordigni situati sulla battigia e sulla costa del lago emersi dal bacino a causa dell’abbassamento del livello dell’acqua ma quasi per nulla di ordigni sommersi. Si tratta di un arsenale subacqueo che allo stato attuale dei fatti appare incustodito. Siamo in via dei Pescatori sul lungolago gandolfino e le bombe si trovano nel tratto che parte dal famigerato relitto del Coni, torretta di arrivo dei vogatori durante le Olimpiadi del 1960 e si estende per circa 200 metri, per tutta la lunghezza della recinzione dell’area delle ex tribune. La scoperta è a dir poco scioccante: gli esplosivi sono molti e visibili con una semplice maschera da sub. L’area è accessibile a chiunque, non ci sogno segnali di pericolo in acqua che fanno capire ai bagnanti di non avvicinarsi. Mentre sulla riva e sul ciglio stradale del lungolago, in corrispondenza dello specchio d’acqua con gli ordigni sommersi, giacciono a terra reti divelte, cartelli corrosi dal tempo e nascosti dalla vegetazione selvaggia. Soltanto da questi frammentati elementi si capisce il fallito tentativo di delimitare una zona di fatto interdetta. Vicino a quest’area si trova la sede dell’Aisa Associazione Italiana per la lotta alle Sindromi Atassiche. Sul sito web si legge che il centro è attivo dal 2002, utilizza le strutture di un dismesso impianto sportivo sulle rive del lago, adeguate a norma per l’uso da parte di persone disabili. Il tutto a un passo da dove si trovano le bombe. Per di più, nell’ottobre del 2013 il sindaco Milvia Monachesi ha emesso una ordinanza con le disposizioni per l’interdizione all’uso dell’arenile ricompreso tra il vecchio porticciolo e il limite dell’area bonificata proprio per la presenza di ordigni sulle sponde. Addirittura il sindaco vieta la pesca e la navigazione di qualsiasi mezzo per una fascia di almeno 30 metri. Eppure fotografiamo un pedalò che circola tranquillamente nell’area proibita. Chi vigila affinché quest’ordinanza che risale a tre anni fa venga rispettata? Nell’atto si legge ancora che i lavori di bonifica sono stati interrotti. Quindi esiste una parte bonificata e una parte da bonificare. Il problema è che non si distingue più dove è stata effettuata la bonifica e dove invece vige il pericolo. La situazione appare fuori controllo. Per poter fare una bonifica oggi bisognerebbe prima procedere ad un disboscamento perché ormai ci sono piante alte anche otto metri. Fino al luglio del 2013 sono stati rinvenuti migliaia di ordigni tra bombe a mano, da mortaio, d’aereo. Per dodici anni sono stati distrutti oltre 50 mila esplosivi. Tre anni fa per far brillare due grosse bombe furono considerevolmente allontanate quattrocento persone dalle loro case, la residenza estiva del Papa fu evacuata, fu vietato il traffico aereo e quello ferroviario. Ora si fa il bagno tra le bombe. La notizia e stata riportata da ilmessaggero.it
Foto-Fonte: https://nonelaradio.it/i-fondali-del-lago-albano-sono-pieni-di-bombe/