Martina Stefanoni
Arsenale della Pace di Torino, prima del 1942, era una fabbrica di armi. Un luogo in cui la guerra prendeva forma. Oggi, grazie all’intuizione di Ernesto Olivero, fondatore del Sermig, è un luogo di integrazione, assistenza, solidarietà e, soprattutto, di pace. Non poteva, dunque, essere scelto un luogo migliore per ospitare le celebrazioni della terza Giornata Nazionale delle vittime civili delle guerre e dei conflitti nel mondo. Dal 2017, il Parlamento italiano ha istituito all’unanimità il primo febbraio una giornata per conservare ogni anno la memoria di tutte quelle persone che, a causa della guerra, perdono qualcosa. Lo scrittore Andrea Camilleri, morto lo scorso anno, nel video di presentazione della giornata ha detto: “La memoria non è il passato, ma la radice forte del futuro”. Ecco perché l’auditorium del Sermig, oggi, 4 febbraio, pullulava di giovani da tutta Italia che, con le loro scuole, hanno partecipato al concorso “Tante guerre, un’unica vittima: la popolazione civile” indetto dall’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra (Anvcg) e dal ministero dell’Istruzione. “Ringrazio di cuore gli studenti che hanno partecipato al concorso per non essere stati indifferenti,” ha detto la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina. “È in momenti come questi che dobbiamo imparare dalla nostra bellissima Costituzione, perché l’Italia ripudia la guerra”. Durante la mattinata, oltre ad essere stati premiati i primi tre classificati per le due categoria in gara (scrittura e video) divisi per scuole secondarie di primo e di secondo grado, è intervenuto anche Nicolas Marzolino, giovane di Novalesa rimasto vittima nel 2013 dell’esplosione di un ordigno bellico in Piemonte che gli ha portato via la vista e la mano destra. “È importante dialogare. Le guerre ci sono perché c’è dell’odio, in primis dentro di noi. Dobbiamo amare noi stessi, perché solo così riusciremo ad amare anche gli altri, e questo si traduce in pace”. Lo stesso Giuseppe Castronovo, presidente di Anvcg, è una vittima della guerra. A nove anni, a causa di un’esplosione, ha perso la vista. “Avevo una paura immensa degli aerei che passavano,” ha raccontato. “La guerra deve essere cancellata anche dal vocabolario, perché non voglio più vedere bambini ciechi a nove anni come me”. Le bombe non fanno differenza tra grandi e bambini, tra militari e civili. Le guerre lasciano il segno, fisicamente e spiritualmente. “Essere nati nella parte giusta del mondo ci deve rendere ancora più responsabili,” ha aggiunto la sindaca di Torino Chiara Appendino. “Confido in un impegno collettivo che parta dalla politica e passi alle istituzioni e ai cittadini. Essere qui oggi significa che le cose difficili si possono fare”. Dopo le premiazioni, è stata inaugurata all’interno dell’Arsenale la mostra “Essere//non essere. Vittime civili di guerre incivili”, che sarà visitabile fino al 12 febbraio. L’esposizione raccoglie oltre 70 opere pittoriche realizzate dagli studenti che hanno partecipato al concorso dello scorso anno.
Foto-Fonte: https://www.futura.news/2020/02/04/al-sermig-per-ricordare-le-vittime-civili-di-guerre-incivili/