di Valentina Bocchino
E così già pochi mesi fa, al largo di Livorno, Andrea ed alcuni altri professionisti dell’avventura subacquea erano riusciti a ritrovare due navi tedesche lunghe 160 metri affondate durante la seconda guerra mondiale, dopo aver studiato mappe, rotte e vecchi giornali per più di due anni. Un’impresa non da poco.
Dopo quella esperienza, Andrea Bada ha deciso di continuare svelando le meraviglie dimenticate del mar Ligure: «Ma io sono il braccio, la mente è Marianna» dice con modestia, riferendosi alla sua fidanzata Marianna Ghiggino di Arenzano. Perché – per scoprire quali siano i relitti nascosti dal mare – servono tempo, pazienza, e soprattutto testimonianze: «Grazie ad un mio amico – racconta Marianna – sono riuscita a mettermi in contatto con alcuni pescatori genovesi e a chiedere loro se, con gli ecoscandagli, avessero mai rilevato qualche anomalia sui fondali. All’inizio erano tutti restii a parlarci, pensavano che fossimo interessati solo al business. Ma più avanti grazie a due pescatori, Marco Demoro e Leonardo Fasciano, siamo venuti a conoscenza del fatto che l’ecoscandaglio, davanti alla costa di levante, mostrava un piccolo segno, una gobba che segnalava la presenza di qualcosa sul fondale, presumibilmente un relitto». Cosa poteva essere? Marianna ha passato giornate intere nelle biblioteche e nelle librerie universitarie di Genova per raccogliere informazioni sulla seconda guerra mondiale in Liguria e per trovare documenti dell’epoca, intervistando anche gli anziani che raccontavano dei bombardamenti sulla costa a levante. «Il resto è opera di Andrea».
E così qualche giorno fa il ragazzo si è trasferito dalla sua base di Arenzano fino a Santa Margherita Ligure per immergersi a qualche miglio di distanza dalla costa e, da lì, nuotare fino a 130 metri di profondità. A tenergli compagnia, l’attrezzatura dotata di un inconfondibile adesivo con su scritto “belin”, a rimarcare il fatto che Andrea è ormai innamorato di Genova: «Arrivato a cento metri ho visto una macchia sempre più scura, con una parte bianca che era l’ala. A quel punto il cuore ha iniziato a battermi decisamente forte: il relitto esisteva davvero, ed ero stato fortunato ad averlo trovato subito». Arrivato sul fondale, Andrea ha visto che si trattava di un aereo bimotore con un’ala, il corpo con la cabina interna, la coda e un pezzo del muso, ormai dimora di molluschi e pesci. Dopo la scoperta, gli accertamenti: «Adesso bisogna effettuare alcune immersioni con l’aiuto di esperti per identificare il tipo di aereo e le coordinate, e segnalare il tutto alla Capitaneria di Porto. A prima vista, potrebbe trattarsi di un mezzo inglese».
Le immersioni di Andrea non sono a scopo di lucro, ma hanno una finalità benefica: «Chiaramente accetto gli sponsor che vogliono aiutarmi, ma tutte le mie spedizioni nascono per fare pubblicità ad Anffas Onlus, l’associazione nazionale che si occupa di famiglie di persone con disabilità intellettiva o relazionale. Vorrei, tramite le mie imprese, sensibilizzare le persone ad interessarsi dei problemi che devono affrontare tutti i giorni i parenti e gli amici di chi soffre di disabilità. Quando riesco a vendere le fotografie che scatto sott’acqua, con apparecchiature ad alta definizione, il ricavato va interamente alla Onlus».
Fonte:
http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2013/08/20/AQUA51-abissi_riemerso_marini.shtml
Immagini pubblicate da Il Secolo XIX relative alla scoperta, nei fondali di Santa Margherita Ligure, di un relitto di un aeroplano bimotore risalente alla Seconda Guerra Mondiale
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