Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

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Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

A 90 anni dalla fine della Grande Guerra si torna a parlare di vittime per lo scoppio di ordigni bellici

Categories: Editoriali

ordigniMancavano pochi minuti alle 17, quando ierila contrada Pennar di Asiago è stata scossa da una forte defragazione proveniente dal garage di Antonio Pertile. L’uomo di 49 anni, celibe, disoccupato, svolgeva lavori estivi con la forestale per la Regione Veneto, secondo una prima ricostruzione delle Forze dell’Ordine, stava maneggiando una bomba d’artiglieria in calibro 100 millimetri, quando è avvenuto lo scoppio. I primi a dare l’allarme sono stati il fratello maggiore e la sorella, immediatamente accorsi sul luogo della disgrazia, a loro è toccato il triste compito di constatare la gravità della tragedia. Pochi i danni all’auto fuoristrada e all’Ape parcheggiate all’interno del garage, ma per Pertile non c’era più nulla da fare, dilaniato dalle schegge e dallo spostamento d’aria. Due camion dei Vigili del fuoco, Carabinieri e Polizia Urbana sono accorsi presso il quartiere situato a pochi minuti dal capoluogo altopianese, del fatto è stato informato anche il pm di turno. I Sette Comuni non sono nuovi a queste drammatiche sciagure, la più grave nel 1976, quando ben sette furono le vittime di uno scoppio avvenuto alle pendici del monte Kaberlaba, vicino alle omonime piste da sci. Anche allora la causa fu quella pericolosa passione per il recupero e collezionismo di residuati bellici che nell’arco di quasi un secolo ha provocato centinaia di morti. Tuttavia la smania provocata dal raccogliere oggetti e armi non sembra essere diminuita col tempo, nonostante una normativa molto restrittiva in materia. Pertile, come tanti suoi predecessori, ha pagato con la vita lo spericolato hobby di raccogliere quanto le ostilità tra Italia e Austria hanno lasciato sotto pochi centimetri di terra e sassi. Durante i 4 anni di conflitto sul fronte degli altipiani sono state sparate tonnellate di granate e schrapnel, ma centinaia di questi ordigni non esplodevano pur impattando col terreno. Nell’immediato dopoguerra fu attuata una bonifica per rendere agibili i centri abitati ai profughi tornati presso le proprie case, ma tutto non è stato raccolto, oggi grazie all’ausilio di metal detector il recupero è tornato di moda, con le conseguenza tragiche che ancora una volta finiscono tra le pagine della cronaca.
Giovanni Dalle Fusine

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