Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

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Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

2010-2019, si chiude un decennio letale per l’infanzia nel mondo

Categories: Editoriali

30 dicembre 2019 – I bambini continuano a pagare un prezzo altissimo ai conflitti che imperversano in tutto il mondo: dal 2010 a oggi, le Nazioni Unite hanno verificato oltre 170.000 gravi violazioni contro l’infanzia nelle zone di conflitto, una media di oltre 45 violazioni al giorno nell’arco degli ultimi 10 anni. Il numero di paesi in guerra è il più alto da quando esiste la Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza (1989), con decine di conflitti armati che uccidono o menomano i bambini e li costringono a fuggire dalle proprie case. «I conflitti nel mondo durano più a lungo, provocano un sempre maggiore spargimento di sangue e la perdita di giovani vite» sottolinea Henrietta Fore, Direttore esecutivo dell’UNICEF. «Gli attacchi contro l’infanzia continuano indisturbati, mentre le parti in conflitto violano una delle regole più basilari del diritto umanitario in tempo di guerra: la protezione dei bambini. E per ogni atto di violenza contro i bambini che finisce sulle prime pagine dei giornali e genera sdegno, ce ne sono molti altri che non vengono neppure segnalati.» Nel 2018 – ultimo anno per il quale si hanno dati completi e definitivi – l’ONU aveva verificato oltre 24.000 violazioni gravi contro i bambini:  uccisioni, mutilazioni, violenze sessuali, rapimenti, diniego di accesso per gli operatori umanitari, arruolamento di minori, attacchi bellici contro scuole e ospedali. Anche a seguito del miglioramento dei meccanismo di monitoraggio e segnalazione, il numero degli episodi è di oltre due volte e mezzo più alto rispetto a quello registrato nel 2010. Sempre nel 2018, più di 12.000 bambini e ragazzi sotto i 18 anni sono stati uccisi o feriti in questi paesi. Il ricorso continio e indiscriminato a bombardamenti aerei e ad ordigni esplosive quali mine, mortai, razzi, bombe a grappolo, ordigni artigianali o attacchi di artiglieria, è il principale responsabile del bilancio delle vittime tra i bambini. E nel 2019 bombardamenti e violenze non sono certamente diminuiti. Nella prima metà di quest’anno le Nazioni Unite hanno verificato oltre 10.000 violazioni gravi contro l’infanzia (i numeri reali potrebbero essere molto più alti).

Dodici mesi di violazioni

A gennaio violenze, sfollamento e condizioni climatiche estreme hanno provocato la morte di almeno 32 bambini nel nord-est della Siria. A febbraio si sono verificati diversi attacchi contro i Centri per la terapia dell’Ebola nella regione orientale della Repubblica Democratica del Congo , attacchi proseguiti in tutto l’arco dell’anno. A marzo oltre 150 civili, fra cui 85 minorenni, sono stati massacrati nel corso di un attacco di natura etnica contro il villaggio di Ogossagou, nella regione di Mopti (Mali), mentre altri 24 bambini sono stati massacrati in un altro attentato a Sobane-Kou. Ad aprile 14 bambini sono stati uccisi e 16 gravemente feriti da un’esplosione vicino a due scuole a Sana’a, nello Yemen, dove un quinto delle scuole hanno cessato di funzionare per le conseguenze del conflitto in corso. A maggio l’UNICEF ha chiesto ai governi di far rientrare in patria i bambini e ragazzi con loro cittadinanza o figli di loro cittadini, che si trovano bloccati nei campi profughi o in centri di detenzione nel nord-est della Siria: si tratta di 28.000 miorenni stranieri, appartenenti a ben 60 diverse nazionalità (fra cui circa 20.000 iracheni), per lo più figli di combattenti dell’ISIS o di altre milizie jihadiste. Nello stesso mese sono riprese le uccisioni e i ferimenti di bambini appartenenti alla minoranza etnica Rohingya nello stato di Rakhine, in Myanmar. A giugno 3 bambini sono stati utilizzati per un attentato suicida che hanno provocato la morte di 30 civili e il ferimento di altri 48 in un locale in cui la folla si era radunata per assistere a una partita di calcio a Konduga, nello Stato del Borno (nord-est della Nigeria). Nelle prime due settimane di giugno 19 bambini sono stati uccisi e altri 49 sono rimasti feriti nel corso di manifestazioni di protesta nel Sudan. A luglio circa 50 bambini sono rimasti feriti nel bombardamento di una scuola a Kabul, in Afghanistan. Nello stesso mese, 32 bambini sono stati rilasciati da gruppi armati di opposizione nel Sud Sudan settentrionale, dove l’UNICEF stima che siano migliaia i minorenni tuttora impiegati da gruppi armati. Ad agosto è stata diffusa la notizia della morte di 44 civili – fra cui 16 bambini e 12 donne – a causa di bombardamenti aerei avvenuti nel nord-ovest della Siria. A settembre, l’UNICEF ha ricordato che ben 2 milioni di bambini ancora non vanno più a scuola nello Yemen; dove circa metà della popolazione scolastica ha abbandonato gli studi da quando è riesplosa la guerra, nel marzo 2015. A ottobre, con l’impennata delle ostilità a seguito dell’intervento turco nelle aree del nord-est della Siria sotto controllo curdo, 5 bambini sono stati uccisi e altri 26 sono rimasti feriti. Dati che hanno portato il bilancio complessivo, per i primi 9 mesi dell’anno in Siria, a 657 vittime e 324 feriti tra i bambini e i ragazzi. A novembre l’UNICEF ha reso noto che 3 anni di violenze e instabilità nelle regioni nord-occidentali e sud-occidentali del Camerun hanno impedito a oltre 855.000 bambini di frequentare la scuola e hanno portato allo sfollamento di 59.000 adolescenti. All’inizio di dicembre, 5 bambini sono stati uccisi allorché un uomo armato ha aperto il fuoco all’interno di un luogo di culto in Burkina Faso. Nell’est dell’Ucraina, dove circa 500.000 bambini sono coinvolti da una guerra civile che si protrae ormai da diversi anni, nel solo 2019 sono stati registrati 36 attacchi armati contro edifici scolastici, fra cui una scuola colpita ben 15 volte. A metà dicembre, l’UNICEF ha ricordato le drammatiche cifre sulla guerra in corso in Afghanistan, dove in media – nei primi 9 mesi di quest’anno – 9 bambini vengono uccisi o feriti gravemente ogni giorno.

Un appello a tutte le parti in guerra

L’UNICEF chiede a tutte le parti, in ogni conflitto, di rispettare gli obblighi del diritto internazionale umanitario, ponendo immediatamente fine alle violenze dirette contro l’infanzia e cessando di prendere di mira le infrastrutture civili come scuole, ospedali o impianti idrici. L’UNICEF chiede inoltre agli Stati che esercitano influenza sulle parti in conflitto di usare questo potere al fine di proteggere i bambini. In tutti i paesi in guerra l’UNICEF e le organizzazioni partner lavorano per garantire ai bambini più vulnerabili salute, nutrizione, istruzione e servizi di tutela.

Fonte: https://www.unicef.it/doc/9622/2010-2019-un-decennio-letale-per-i-bambini-nel-mondo.htm

Die Zahl der Länder, die von Konflikten geprägt sind, ist seit der Verabschiedung der UN-Kinderrechtskonvention im Jahr 1989 auf dem höchsten Stand. In Dutzenden gewaltsamen, bewaffneten Konflikten werden Kinder getötet und verstümmelt und aus ihrer Heimat vertrieben. Auf der ganzen Welt dauern Konflikte heute länger an, verursachen mehr Blutvergießen und fordern mehr junge Menschenleben“, sagte UNICEF-Exekutivdirektorin Henrietta Fore. „Die Angriffe auf Kinder gehen unvermindert weiter, weil Konfliktparteien eine der Grundregeln des Krieges missachten: den Schutz von Kindern. Auf jede Gewalttat gegen Kinder, die Schlagzeilen macht und über die wir uns empören, kommen viele weitere, über die nicht berichtet wird.“ 2018 haben die Vereinten Nationen mehr als 24.000 schwere Kinderrechtsverletzungen offiziell dokumentiert. Dazu gehören die Tötung und Verstümmelung von Kindern, sexuelle Gewalt gegen Kinder, Entführungen, der verweigerte Zugang zu humanitärer Hilfe, die Rekrutierung und der Einsatz von Kindern beim Militär und in bewaffneten Gruppen sowie Angriffe auf Schulen und Krankenhäuser. Obwohl die Maßnahmen zur Beobachtung und Dokumentation von schweren Kinderrechtsverletzungen verstärkt wurden, ist die Zahl heute mehr als zweieinhalb Mal so hoch wie im Jahr 2010. 2018 wurden mehr als 12.000 Kinder getötet oder verstümmelt. Luftangriffe, der Einsatz von Sprengwaffen wie Landminen, Mörsern, selbstgebauten Sprengkörpern, aber auch Raketenangriffe, Streumunition und Artilleriebeschuss verursachen die meisten Verletzungen und Todesfälle.

Rückblick auf ein grausames Jahr für Kinder

Auch im Jahr 2019 ließen die Angriffe und die Gewalt gegen Kinder nicht nach. Allein in der ersten Jahreshälfte haben die Vereinten Nationen über 10.000 schwere Kinderrechtsverletzungen nachgewiesen. Die Dunkelziffer wird deutlich höher sein. Januar: In Nord- und Ostsyrien starben durch Gewalt, Vertreibung und extrem harte Wetterbedingungen mindestens 32 Kinder. Februar: Im Osten der Demokratischen Republik Kongo kam es zu mehreren gewalttätigen Übergriffen auf Ebola-Behandlungszentren. Immer wieder werden seither solche Einrichtungen angegriffen. März: Mehr als 150 Menschen, darunter 85 Kinder, starben bei dem Angriff einer bewaffneten Gruppe auf das Dorf Ogossagou in der Region Mopti im Zentrum von Mali. Bei einem weiteren Angriff auf Sobanou-Kou kamen weitere 24 Kinder ums Leben. April: Bei einer Explosion in der Nähe von zwei Schulen in Sanaa, Jemen, wurden 14 Kinder getötet und 16 weitere schwer verletzt. Im Jemen kann jede fünfte Schule infolge des Konflikts nicht mehr genutzt werden. Mai: UNICEF ruft alle Mitgliedsstaaten der UN dazu auf, den Kindern, die ihre Staatsangehörigen sind oder von Staatsangehörigen geboren wurden und die in den Lagern und Haftanstalten im Nordosten Syriens festsitzen, die sichere, würdevolle, freiwillige Rückkehr und Wiedereingliederung in ihre Herkunftsländer zu ermöglichen. Nach wie vor leben etwa 28.000 ausländische Kinder aus mehr als 60 verschiedenen Ländern, darunter fast 20.000 Kinder aus dem Irak, im Nordosten Syriens. Im gleichen Monat wird berichtet, dass im Rakhaing-Staat in Myanmar Kinder bei der Eskalation von Gewalt getötet und verletzt wurden. Juni: In dem Dorf Konduga im Nordosten Nigerias wurden drei Kinder als Sprengstoffattentäter in den Tod geschickt. Bei dem Anschlag während der Übertragung eines Fußballspiels starben 30 Menschen, 48 weitere werden verletzt. Berichten zufolge wurden in den ersten beiden Juniwochen mindestens 19 Kinder bei Protesten im Sudan getötet und weitere 49 verletzt. Juli: Zahlreiche Kinder wurden bei einer gewaltigen Explosion in Kabul, Afghanistan, verletzt. Im gleichen Monat wurden 32 Kinder aus bewaffneten Oppositionsgruppen im nördlichen Südsudan freigelassen. UNICEF schätzt jedoch, dass Tausende Kinder immer noch von Streitkräften und bewaffneten Gruppen festgehalten werden. August: An einem einzigen Wochenende wurden Berichten zufolge 44 Zivilistinnen und Zivilisten bei Luftangriffen im Nordwesten Syriens getötet, darunter 16 Kinder und zwölf Frauen. September: UNICEF berichtet, dass zwei Millionen Kinder im Jemen nicht zur Schule gehen können. Die Zahl beinhaltet fast eine halbe Million Kinder, die seit der Eskalation des Konflikts im März 2015 die Schule gänzlich abgebrochen haben. Oktober: Bei einer Gewalteskalation im Nordosten Syriens wurden fünf Kinder getötet und 26 Kinder verletzt. In den ersten neun Monaten des Jahres wurden in Syrien somit 657 Kinder getötet und 324 Kinder verletzt. November: UNICEF gibt bekannt, dass nach drei Jahren Gewalt und Instabilität im Nord- und Südwesten Kameruns mehr als 855.000 Kinder nicht zur Schule gehen und 59.000 Jugendliche vertrieben wurden. Dezember: Fünf Kinder starben bei einem bewaffneten Angriff auf eine Kirche in Burkina Faso. In der Ostukraine, wo fast eine halbe Million Kinder von dem Konflikt betroffen sind, wurden in diesem Jahr 36 Angriffe auf Schulen gemeldet. Eine Schule wurde allein fünfzehnmal beschädigt. Mitte des Monats berichtet UNCEF, dass in Afghanistan in den ersten neun Monaten dieses Jahres täglich durchschnittlich neun Kinder getötet oder verstümmelt wurden. UNICEF fordert alle Konfliktparteien auf, ihren völkerrechtlichen Verpflichtungen nachzukommen und Übergriffe auf Kinder sowie Angriffe auf die zivile Infrastruktur wie Schulen, Krankenhäuser und die Wasserversorgung zu beenden. UNICEF ruft alle Staaten dazu auf, ihren Einfluss auf die Konfliktparteien zum Schutz von Kindern geltend zu machen. In den genannten Ländern arbeitet UNICEF mit Partnern zusammen, um die am stärksten gefährdeten Kinder zu unterstützen.

Fonte: unicef.de

Si les conflits armés sont dévastateurs pour tous les civils, les séquelles qu’ils laissent sur les enfants sont particulièrement graves. De l’Afghanistan à la Syrie en passant par le Yémen et ailleurs, les 12 derniers mois n’ont pas été bien différents de l’année précédente pour les millions d’enfants forcés de subir les conséquences désastreuses de la violence : À la fin du mois de janvier, la violence, les déplacements et les conditions de vie difficiles dans le nord et l’est de la Syrie avaient déjà tué au moins 32 enfants. Après plus de huit années de conflit, la situation en Syrie constitue l’une des plus graves crises de notre époque – à laquelle les enfants paient le plus lourd tribut. En février, plusieurs attaques violentes ont été perpétrées contre des centres de traitement Ebola dans l’est de la République démocratique du Congo, compliquant ainsi la riposte contre la maladie. Ebola est une menace terrifiante pour les adultes… et plus encore pour les enfants. Les enfants exposés à Ebola sont confrontés à la mort et à la souffrance, à la perte de leurs proches, ainsi qu’au risque d’être contaminés ou de devoir passer des semaines en quarantaine pour avoir été en contact avec une personne infectée par le virus. La crise humanitaire qui sévit dans le centre du Mali s’est encore aggravée en 2019. En mars, l’attaque, par un groupe armé, du petit village d’Ogossagou dans la région de Mopti, au centre du Mali, a coûté la vie à plus de 150 personnes et fut sans précédent au regard du nombre d’enfants tués. Parallèlement, les déplacements de personnes à l’intérieur du pays se sont multipliés en raison de la prolifération des engins explosifs improvisés, des armes légères et du banditisme venus se conjuguer au nombre croissant d’attaques contre les civils et de violations graves des droits de l’enfant. Début avril, quatorze enfants ont été tués et 16 gravement blessés dans une explosion à Sanaa, la plus grande ville du Yémen. L’incident s’est produit à proximité de deux écoles, juste avant l’heure du déjeuner, tandis que les élèves se trouvaient dans leurs classes. La déflagration a fait voler les vitres des bâtiments en éclats, envoyant projectiles et morceaux de verre dans les salles de classe. La crise humanitaire qui sévit au Yémen est la plus grave que le monde ait jamais connu et la situation est absolument dévastatrice pour les enfants. Les années de conflit, de sous-développement et de pauvreté ont privé des millions d’enfants yéménites de leur droit à l’éducation, les rendant davantage vulnérables et leur volant ainsi la possibilité d’un avenir meilleur. En mai, l’UNICEF a appelé les gouvernements à rapatrier les enfants de leurs ressortissants, qu’ils soient nés sur leur sol ou non, retenus dans des camps et des centres de détention dans le nord-est de la Syrie. En Iraq, en Syrie et ailleurs, des milliers d’enfants de combattants étrangers dépérissent dans des camps, des centres de détention ou des orphelinats. Ces enfants, qui comptent parmi les plus vulnérables au monde, vivent dans des conditions épouvantables et voient leur santé, leur sécurité et leur bien-être constamment menacés. Toujours au mois de mai, des enfants ont été tués et blessés dans l’État de Rakhine, au Myanmar, alors que les combats se sont intensifiés dans la région. L’UNICEF a condamné l’utilisation des enfants comme bombes humaines, dans les combats ou pour tout autre rôle dans le cadre du conflit qui sévit dans le nord-est du Nigéria, après que trois enfants utilisés comme kamikazes ont entraîné la mort de 30 personnes et blessé 40 autres lors d’un match de football dans la ville de Konduga, dans l’État de Borno. Depuis 2012, dans le nord-est du Nigéria, des groupes armés non étatiques commettent des violations graves contre les enfants, parmi lesquelles le recrutement et l’utilisation de ces derniers pour les combats et d’autres tâches liées au conflit, ou encore le viol et le mariage forcé de fillettes. Certaines d’entre elles tombent enceintes en captivité et accouchent sans qu’aucun soin, médical ou autre, ne leur soit dispensé. Le mois a débuté avec une explosion blessant un grand nombre d’enfants au cours d’une attaque en pleine heure de pointe à Kaboul, la capitale afghane. « Les enfants, leur famille et leur communauté souffrent des conséquences atroces des conflits au quotidien. Ces mêmes enfants n’ont qu’un seul désir, celui de grandir, d’aller à l’école, d’apprendre et de se préparer un avenir », a indiqué Henrietta Fore, Directrice générale de l’UNICEF. Plus tard dans le mois, 32 enfants ont été libérés par des groupes d’opposition armés dans le nord du Soudan du Sud. Cependant, d’après les estimations, des milliers d’enfants seraient encore utilisés par les forces et groupes armés dans le pays. Même lorsqu’ils arrivent à échapper à leurs ravisseurs ou qu’ils sont libérés, ces enfants doivent encore lutter pour trouver un toit et de quoi manger, ainsi que pour retrouver leurs proches. Mi-août, des dizaines de personnes ont été tuées lors d’un seul week-end au nord-ouest de la Syrie. Après plus de huit ans de conflit, les graves violations des droits des enfants et du droit humanitaire international perdurent. Même lorsqu’ils ne sont pas enrôlés comme soldats, les enfants continuent d’être tués ou blessés par l’utilisation persistante d’armes explosives sur des zones civiles et par la destruction de centres de santé et des écoles. Au Yémen, environ deux millions d’enfants sont déscolarisés, parmi lesquels près d’un quart a abandonné l’école depuis l’intensification du conflit en mars 2015, indiquait l’UNICEF au début de l’année scolaire en septembre. Au début du mois d’octobre, l’escalade de la violence dans le nord-est de la Syrie a entraîné la mort de cinq enfants et le déplacement de dizaines de milliers d’autres. Les combats ont endommagé de nombreuses infrastructures, menant à la fermeture de certains services essentiels, tels que les écoles, les centres de santé et les systèmes d’alimentation en eau. Nombre de personnes parmi les populations déplacées, en particulier les enfants, ont désespérément besoin de soutien psychologique après avoir été témoins de bombardements, de combats et d’explosions dans leur communauté. Plus de 855 000 enfants sont aujourd’hui déscolarisés au Cameroun après trois années de violence et de conflits dans le nord-ouest et le sud-ouest du pays, a fait savoir l’UNICEF en novembre. La crise humanitaire qui frappe le pays s’est aggravée entre 2017 et 2019, une période durant laquelle le nombre de régions touchées est passé de quatre à huit. Les attaques qui visent les villages, les écoles et les centres de santé laissent ainsi des milliers d’enfants en proie à la peur. Cette année, dans l’est de l’Ukraine, une région dans laquelle le conflit qui sévit touche près d’un demi-million d’enfants, 36 attaques ont été perpétrées contre des écoles. Au début du mois de décembre, au Burkina Faso, cinq enfants ont péri sous les balles de tireurs ayant pris pour cible un lieu de culte. À la mi-décembre, l’UNICEF a annoncé dans une Alerte enfants qu’au cours des neuf premiers mois de l’année, neuf enfants en moyenne avaient été tués ou mutilés chaque jour en Afghanistan. « Même selon les tristes normes afghanes, 2019 aura été une année particulièrement funeste pour les enfants », a déclaré Henrietta Fore. Les enfants sont devenus des cibles de première ligne et risquent la mort, des blessures graves, ainsi que des traumatismes durables. Les urgences humanitaires les privent également d’un accès à la santé, à la nutrition, à l’eau et à l’assainissement, à l’éducation, ainsi qu’à d’autres services visant à répondre à leurs besoins fondamentaux. L’UNICEF lance son plus grand appel à financement pour des opérations d’urgence afin d’atteindre un nombre historique d’enfants dans le besoin, notamment ceux frappés de plein fouet par la violence.

unicef.org/fr

Armed conflicts are devastating for everyone, but they are particularly brutal for children. From Afghanistan, to Syria, to Yemen and elsewhere, the past 12 months looked little different than the year before for millions of children forced to suffer through the devastating impact of violence:

Violence, displacement and harsh conditions in northern and eastern Syria killed at least 32 children in the first month of the year. After more than eight years of conflict, the situation in Syria remains one of the gravest crises of our time – and children are paying the heaviest price. February saw violent attacks against Ebola treatment centres in eastern Democratic Republic of the Congo, further complicating efforts to fight the disease. Ebola is terrifying for adults – but even more so for children. Not only can they be infected themselves, but children exposed to Ebola witness death and suffering first hand. They lose parents, caretakers and loved ones, or may have to spend weeks in isolation if they have had contact with someone infected with the virus.

March. The humanitarian crisis in central Mali continued to worsen in 2019. An attack by an armed group in March on the tiny village of Ogossagou, in the Mopti region of central Mali, claimed the lives of more than 150 people, and was unprecedented in terms of the number of children killed.

Meanwhile, the use of improvised explosive devices, the proliferation of small weapons, and banditry, combined with increasing attacks against civilians and grave violations of children’s rights, have led to a growing number of internal displacements.

April. Fourteen children were killed and 16 critically injured in a blast in Sana’a, Yemen’s largest city, in early April. The incident occurred near two schools, just before lunch time, when students were in class. A blast shattered the windows and unleashed shrapnel and glass into the classrooms.

Yemen is the largest humanitarian crisis in the world and the situation has been devastating for children. Years of conflict, underdevelopment and poverty have deprived millions of children in Yemen the right to an education, leaving them vulnerable – and robbing them of a chance for a brighter future.

May. In May, UNICEF called on governments to repatriate children who are their nationals or born to their nationals and who were stranded in camps and detention centres in northeast Syria. In Iraq, Syria and elsewhere, thousands of children of foreign fighters are languishing in camps, detention centres or orphanages. These children are among the world’s most vulnerable, living in appalling conditions and facing constant threats to their well-being. Also in May, there were reports of children killed and injured in an escalation of violence in Rakhine State in Myanmar.

June. UNICEF condemned the use of children as human bombs and in any combat or non-combat roles in the conflict in northeast Nigeria, after reports that three children were used to detonate explosives that killed 30 people and injured dozens more at a community football viewing centre in Konduga, Borno State. Since 2012, non-state armed groups in northeast Nigeria have recruited and used children as combatants and non-combatants, raped and forced girls to marry, and committed other grave violations against children. Some of the girls become pregnant in captivity and give birth without any medical care or attention.

July. The month began with a deadly blast that injured scores of children in a rush hour attack in the Afghan capital Kabul. Later that month, 32 children were released from armed opposition groups in northern South Sudan, although thousands of children are still estimated to be used by armed forces and armed groups in the country. Even when children manage to escape their captors or are released, they still have to contend with finding food and shelter – and their loved ones.

August. Dozens of people were reportedly killed during a single mid-August weekend in northwestern Syria. After more than eight years of conflict, grave violations of children’s rights and violations of international humanitarian law continue. Children are being killed and injured by the persistent use of explosive weapons in civilian areas, the destruction of health and educational facilities and the recruitment of children.

September. Around two million children are out of school in Yemen, including almost half a million who dropped out since the conflict escalated in March 2015, UNICEF noted as the new school year began in September.

October. An escalation of violence in northeast Syria in early October killed five children and displaced tens of thousands more. The hostilities damaged or caused the closure of critical basic services including schools, and health and water facilities. Many of those displaced, especially children, are also in desperate need of psychological support after witnessing shelling, fighting and explosions in their home communities.

November. Three years of violence and instability in the northwest and southwest regions of Cameroon have left more than 855,000 children out of school, UNICEF warned in November.

The humanitarian crisis in the country has expanded from four regions in 2017 to eight in 2019. Villages, schools and health facilities are under attack, leaving thousands of children in the area living in fear.

December. In eastern Ukraine, where nearly half a million children are affected by the conflict, 36 attacks on schools were reported this year. In early December, five children were killed when gunmen opened fire inside a place of worship in Burkina Faso. n mid-December, UNICEF announced in a Child Alert that an average of nine children were killed or maimed every day in Afghanistan in the first nine months of 2019. “Even by Afghanistan’s grim standards, 2019 has been particularly deadly for children,” said Henrietta Fore. Children have become frontline targets, resulting in death, serious injury and lasting trauma. Humanitarian emergencies also deprive children of health, nutrition, water and sanitation, education and other basic needs. UNICEF has launched its largest-ever emergency funding appeal to reach historic numbers of children in need, including those impacted by violence.

Fonte: unicef.org

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