Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

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Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

Vicenza, la prima immagine della bomba che fa paura

Categories: Bonifica perché

di Paolo Rolli
VICENZA. Eccola, la famosa bomba per la rimozione della quale un terzo della città dovrà essere evacuato. Un “boiler”, come lo chiamano scherzosamente gli addetti ai lavori, del peso di oltre 1.800 chili, in perfette condizioni, che spicca in un prato costellato da altre perforazioni dovute alla ricerca per la successiva neturalizzazione di altri ordigni.
Ed è proprio questa la caratteristica dell’intervento: di fatto si tratta di neutralizzare un ordigno di grande dimensioni stando in mezzo a una sorta di campo minato, tra un imprecisato numero di altri ordigni più piccoli, sì, ma non per questo meno micidiali
A lavorare in questo contesto sono i militari del 2° reggimento genio guastatori della Brigata Julia, di stanza a Trento, che sono stati attivati dal Comando forze di difesa interregionale nord di Padova.
Gli specialisti Eod, ordigni esplosivi regolamentari, del 2° reggimento genio operano nell’area del Dal Molin già dallo scorso luglio, a completamento dell’opera di ricerca di ordigni effettuata da un’azienda civile specializzata nella bonifica di campi minati. In pratica, gli specialisti dell’Esercito non ricercano bensì intervengono nel momento in cui serve neutralizzare quanto è stato individuato.
Ciò accade con una certa frequenza nell’area dell’ex Dal Molin, che essendo stata un’aviosuperficie è stata oggetto durante il secondo conflitto mondiale oggetto di particolari attenzioni da parte dell’aviazione angloamericana. La conseguenza è che numerosi sono gli ordigni che tuttora si trovano, inesplosi, in quella zona.
Non si tratta però solamente di ordigni inglesi, soprattutto, ma anche italiani. Se quelli inglesi da 250, 500, 1.000, 2.000 e 4.000 libbre venivano lanciati, infatti, quelli italiani era posati e interrati a difesa dell’aeroporto. In caso di necessità, qualora il sito fosse stato a rischio di cadere in mano nemica, sarebbero stati fatti esplodere, rendendo inservibile l’aviosuperficie.
Una storia vecchia di 70 anni, che oggi riaffiora pericolosamente, in tutti i sensi. Ed è questa la situazione con la quale i genieri di Trento si trovano ad aver a che fare quasi quotidianamente da moti mesi, ma che conoscono oramai da alcuni anni. L’attività di bonifica al Dal Molin, infatti, ha preso piede già dal 2007, a supporto dell’ampliamento della base militare statunitense: da allora gli specialisti dell’Esercito hanno bonificato decine di ordigni: nel 2009, ad esempio, in quel luogo hanno distrutto in sicurezza 12 bombe d’aereo da 100 chili, 7 da 250 chili italiane, una da 500 libbre e una da 1.000 libbre inglesi.

Fonte:
http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/dalla_home/589940_vicenza_la_prima_immagine_della_bomba_che_fa_paura/
                                                          Foto: Il Giornale di Vicenza

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