Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

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Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

Un insolito ricordo della Grande Guerra dagli studenti delle Magistrali

Categories: Bonifica perché

di Piero Archenti 
ALESSANDRIA 
Non ne sono sicuro, ma fra tutte le scuole di Alessandria, credo che poche di loro possano vantare un archivio storico come quello dell’Istituto Magistrale. Un archivio sopravvissuto persino alle bombe incendiarie della seconda guerra mondiale, e questo grazie al custode che all’epoca viveva all’interno dell’edificio, riuscendo così a spegnere l’incendio sul tetto prima che le fiamme si propagassero. Quello di cui intendiamo parlare oggi, è quindi proprio il piccolo “tesoro” di documenti storici contenuti all’interno di una polverosa stanza da tempo inutilizzata e ignorata, contenente appunto il vecchio archivio dell’Istituto Magistrale. Archivio che risale ai primi anni del ‘900 e, fra i numerosi documenti attestanti la vita delll’Istituto, lo scambio epistolare fra le studentesse dell’Istituto Magistrale (allora “Scuola Normale”) e i soldati al fronte, durante la Prima Guerra Mondiale; le cosiddette “Madrine di Guerra”. Ne parliamo oggi perché quest’anno ricorre il centenario in cui iniziò quella che fu in seguito ricordata come la Grande Guerra (l’Italia però, scese in guerra una anno dopo, il 24 maggio 1915, con la dichiarazione di guerra all’Austria-Ungheria) e che gli studenti di oggi hanno voluto ricordare con una piccola ma significativa manifestazione. Infatti, qualche sera fa, presso la sede parrocchiale del Comune di Pietra Marazzi, un gruppetto di studenti dell’Istituto Magistrale di Alessandria, in collaborazione con una loro insegnante, la prof.ssa Chiara Castellana, che ne ha curato la regia, hanno dato vita ad una rappresentazione singolare leggendo, per l’appunto, una parte di quella corrispondenza.
Due ragazzi fuori campo (Jacopo Brigada e Pietro Zerbo), hanno dapprima letto il nome della studentessa a cui la lettera era rivolta, mentre altre quattro (Giada Bellotti, Yuliya Chyonh, Martina Lobascio, Natasha Nicolosi) di volta in volta, abbigliate come si usava in quell’epoca, con grembiule nero e nodo a farfalla bianca, sedute su banchi d’epoca concessi in prestito dal Liceo Plana e dal museo della Gamberina “C’era una volta”, hanno letto, non senza una comprensibile e giustificata emozione, il contenuto di quelle lettere.  Superfluo sottolineare che la rappresentazione è stata gradita, anzi, graditissima, dai numerosi residenti intervenuti, presente anche il sindaco, Gianfranco Calorio. La coreografia, composta da immagini e suoni, frutto di una accurata ricerca storica, sono stati curati da Giovanni Castellana e Paolo Lenti. Un archivio, dicevamo, scoperto dal tecnico di laboratorio dell’epoca, diciamo attorno al 1990…o giù di lì, il quale aveva raccolto quelle lettere, le aveva trascritte decifrandone la scrittura spesso incerta, raccogliendole infine ordinatamente in raccoglitori affinché nulla di quelle brevi storie andasse perduta. Chi scrive ricorda ancora perfettamente l’entusiasmo che, allora come oggi, venne accolto quel piccolo ritrovamento. Infatti, quel tecnico altri non era che il sottoscritto, la cui curiosità è stata la molla che lo ha spinto a rovistare fra quei documenti polverosi ormai dimenticati. Non meno importante e determinante però si è rivelata, negli anni successivi, la cura e la custodia di quei documenti ritrovati, da parte degli insegnanti e dei presidi che dopo di allora si sono succeduti, consentendo così di salvare quel piccolo ma importante patrimonio di memoria storica del “nostro” Istituto Magistrale. Le lettere e le cartoline postali, sono state scritte perlopiù da giovani poco avvezzi alla penna ma, fra quelle parole scritte in modo così incerto, spesso sgrammaticato, si coglie un mondo costituito da persone più o meno giovani sradicati dalla loro terra d’origine e scaraventati in una guerra che li falcidiò a migliaia. Pochi infine sono al corrente che la nostra Cittadella fu adibita a campo di concentramento per gli austriaci fatti prigionieri e le foto di quell’epoca, tratte dall’archivio fotografico di Tony Frisina, ne sono una importante testimonianza. A completare questo articolo ecco infine i dati, tratti da Wikipedia, riguardanti appunto il numero dei caduti della prima guerra mondiale, giudicato come uno dei conflitti più sanguinosi dell’umanità. Nei quattro anni e tre mesi del conflitto persero la vita circa 2 milioni di soldati tedeschi insieme a 1.110.000 austro-ungarici, 770.000 turchi e 87.500 bulgari; dalla parte degli alleati ci furono all’incirca 2 milioni di morti tra i soldati russi, 1.400.000 francesi, 1.115.000 dell’Impero britannico, 650.000 italiani, 250.000 rumeni e 116.000 statunitensi. Considerando tutte le nazioni del mondo, si stima che durante il conflitto persero la vita poco meno di 9.722.000 di soldati con oltre 21 milioni di feriti, alcuni dei quali guarirono senza grosse complicazioni mentre molti altri rimasero più o meno gravemente segnati o menomati a vita. Fonte:http://www.tuononews.it/2014/5/17/news/insoli
to-ricordo-della-Grande-Guerra-dagli-studenti-delle-Magistrali-720796/detail.aspx 

Fonte Foto http://www.tuononews.it (studenti del Magistrale)


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