Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

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Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

Tre interventi a settimana per disinnescare gli ordigni inesplosi

Categories: Bonifica perché

di Massimiliano Peggio

 
È l’eredità distruttiva della guerra che riaffiora dopo quasi settant’anni. Piccoli ordigni nascosti in soffitta dai nonni partigiani, granate di cannone imprigionate tra le nevi o bombe farcite di tritolo sepolte sotto le città. Per i genieri alpini della Taurinense, che operano in Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, quello di Grugliasco è stato l’intervento di bonifica numero 103 dall’inizio dell’anno, con oltre 200 ordigni di vario calibro distrutti. «In media – dicono gli esperti – calcoliamo tre ritrovamenti la settimana».

Armi micidiali
In genere sono le vecchie case di periferia o le località di montagna a restituire il maggior numero di ordigni. Per lo più bombe a mano, impiegate nella guerra partigiana. Piccole ma insidiose. Sono più sensibili agli urti, vanno maneggiate con cura. Lo scorso marzo, a Novalesa, tre ragazzi avevano trovato una bomba a mano «Breda 35» della seconda Guerra Mondiale nascosta tra le pietre di un muretto a secco, in un campo alla periferia del paese. Nel tentativo di ispezionarla, la granata era esplosa ferendoli.
Le grandi bombe di aereo, invece, capaci di distruggere interi isolati, sono più potenti ma prevedibili. «L’esplosivo – dicono gli artificieri della Taurinense – non invecchia, anche a distanza di anni mantiene inalterata la sua capacità distruttiva». Sono ordigni inesplosi, sganciati sugli obiettivi strategici: fabbriche, ponti, stazioni e reti ferroviarie. Bombe difettose all’origine oppure cadute di «pancia» senza che la spoletta si attivasse, o gettate lontano dagli obiettivi per alleggerire il rientro dei velivoli danneggiati dalla contraerea. Oggi è piuttosto raro trovare grandi bombe di aereo come quella recuperata nei pressi delle Gru. Nel dopoguerra molti siti bombardati a tappeto, ad esempio gli ex stabilimenti Fiat del Lingotto, erano stati bonificati.
Ma l’eredità della guerra può sempre riservare sorprese. Nel 2009, ai piedi della Sacra di San Michele, era stata trovata un’altra bomba da 500 libbre.

Anche nel Po
Nel 2006, dalla acque del Po, nei pressi del Valentino era riaffiorato un ordigno del peso di 250 libbre, circa 125 chili. Nel 2011 gli alpini della Taurinense avevano recuperato a Recco, due bombe da 1.000 libbre. L’anno scorso al porto di Genova, da uno scavo era riemersa una bomba d’aereo del peso di 500 libbre. Interventi di competenza dei genieri della Taurinense. E fare l’artificiere non è lavoro comune. È una passione. «Anche oggi abbiamo reso il mondo più sicuro» diceva dopo ogni missione un eroe della Taurinense, il maresciallo Mauro Gigli. Un vero eroe, morto nel 2010 in Afghanistan nel tentativo di neutralizzare una bomba sepolta dai talebani sotto una strada polverosa. 

Fonte:
 

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