Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

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Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

TRANI : Ricordo del bombardamento tedesco in città, su casa salvati

Categories: Bonifica perché

Di Andrea Moselli

 

Le
commemorazioni hanno il nobile e preciso scopo di perpetuare il ricordo, per
non dimenticare come si suol dire ma soprattutto per accrescerci mediante la
comprensione degli avvenimenti. In queste
giornate di settembre sia a livello nazionale che locale si parla dei “fatti
del 1943”.
 Situazioni e storie distanti dalla mia generazione,
figlia degli anni 90, forse per una sorta d’inconscia legittima difesa, dovuta
alla paura del futuro che ci vuole vivere alla giornata tristemente distaccati
e forse troppo virtuali. Forse
a casua dello stile di vita odierno, nonostante l’allungamento dell’età media,
siamo spesso privati dell’apporto dei naturali punti di riferimento, gli
anziani, custodi della memoria. Fra mostre, celebrazioni, eroi e terzi divenuti tali, vorrei nel mio
piccolo contribuire condividendo un passaggio di quei giorni avvenuto a Trani.
All’angolo fra via P. Palagano e via S. Gervasio
insiste una gradevole palazzina liberty, quella della famiglia Salvati. Un
nucleo tipico di quegli anni formato da Filippo e Vera con i loro sei figli.
Nominato notaio in Sardegna, rinuncia alla libera professione per stare accanto
ai suoi cari, svolge l’attività di ragioniere nella ditta dei familiari, la
distilleria De Feo, (che sarà poi assorbita dalla Stock).  Sono anni
sicuramente non semplici, soprattutto per i ragazzi, Nico colonnello della Pai
(polizia dell’africa italiana) nel frattempo è stato fatto prigioniero, Rino è
contrammiraglio medico in un sottomarino e anche Nardo tenente di vascello è
partito per la guerra. Le ragazze Lucia Nina e Pina completano gli studi.
All’indomani del 12 settembre Trani è una città
scossa dove molti preferiscono spostarsi su zone più sicure come bari che era
stata già liberata dai nazisti. Il giorno seguente fu, infatti, bombardata la
caserma Duca delle Puglie. La
mattina del 14 settembre del 1943 un aereo tedesco decolla da Barletta
bombardando nuovamente la città. Furono colpiti l’Ufficio Postale con l’attigua
abitazione dei Palumbo e probabilmente per errore casa Salvati.
Due bombe sono cadute sulla palazzina lo
scenario che si presenta è tragico, il portone con la rampa delle scale è stato
completamente spazzato via, le stanze da letto sono distrutte. Nel
bombardamento perde la vita, un’affittuaria, Teresa Romanelli di sessantacinque
anni.

 La
piccola dei Salvati, Pina ha vent’anni, in quel momento si sta recando nello
studio per prendere alcuni libri, la bomba cade su di lei, la stanza le
precipita addosso sommergendola dalle macerie, Lucia e Nina erano con la madre
nella parte rimasta parzialmente integra del fabbricato.

Tempestivamente
il padre aiutato dal dirimpettaio Mimì Servodio, che nonostante la tensione di
un bombardamento col pericolo altissimo di un secondo, esce subito dalla sua
abitazione per dare una mano. Mimi Servodio
è un imprenditore tessile famoso per il suo maglificio.

Riescono
a estrarre Pina dalle macerie: il suo corpo è interamente coperto di sangue per
miracolo è ancora viva, anche se priva di sensi. Letteralmente a braccia il
papà e Mimì Servodio senza indugi corrono a piedi verso l’ospedale, a quei
tempi sito in piazza Gradenico nell’ex monastero degli agostiniani.

La
disperata corsa è stoppata da alcuni militari tedeschi in piazza 
Bisceglie, i quali vedendo le condizioni della ragazza fanno intendere che
vogliono porre fine alle sue sofferenze, ritenendola ormai irrimediabilmente
compromessa. Costringono a far posare Pina per terra e intanto passano minuti
che potrebbero essere vitali. Decisivo l’intervento di Servodio che masticando
qualcosa di tedesco riesce a convincere i militari a lasciarli proseguire per
raggiungere l’ospedale poiché Pina respirava ancora.

Mauro
Piracci, racconta nel volume del fratello Raffaele “Accadde a Trani nel 43” la sensazione che provò
quella mattina abitando a ridosso di via S. Gervasio “ le bombe sembravano
cadute in casa i vetri erano in frantumi una colonna di fumo denso si levava da
casa Salvati” in seguito in compagnia di Padre Mignone, barnabita, cappellano
militare del Presidio si recò all’ospedale civile per sincerarsi sulle
condizioni di Pina.

Ricordo
ancora quando si parlava dell’accaduto, molto di rado a dire il vero, forte era
la voglia di non ricordare ma era impossibile penso per lei dimenticare.

 Viva
per miracolo, con delle schegge conficcate in testa ma che fortunatamente non
avevano arrecato danni vitali, sorridendo accennava allo squittio dei topi
presenti in ospedale che divoravano l’ambita cioccolata che le avevano
portato.       

 Pina
dedicò la sua vita all’insegnamento e alla famiglia, vivendo sempre con quegli
ospiti fortunatamente silenziosi e immobili, le schegge della bomba che non fu
mai possibile asportare.

La mia
stima va a Mimì Servodio, un uomo che non esita un attimo pur mettendo a
rischio la sua stessa vita a prodigarsi per i valori della fratellanza della
Vita. Grazie per il suo gesto spontaneo, un esempio che merita d’esser
ricordato.

Riportando
questa testimonianza non posso fare a meno di esprimere la mia gratitudine per
i tuoi insegnamenti, spesso tante cose si comprendono a posteriori ma l’amore e
la passione che hai trasmesso, caratteristiche serenamente delineate in te,
rimarranno indelebili.

 Sono
stato fortunato e sono orgoglioso di esser stato tuo nipote, grazie Nonna Pina.

 

Fonte:

http://batcomunica.blogspot.it/2013/09/trani-ricordo-del-bombardamento-tedesco.html

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