Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

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Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

Per amore di Shirin

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Ibrahim Abu Maghseeb, 62-enne residente a Wadi as Salqa,  località non distante da Gaza, come tutte le mattine saluta la moglie e si reca in campagna, è il suo lavoro, la terra è fonte di vita per la famiglia. È mattina, qualche nube non nasconde una giornata perlopiù soleggiata. Ibrahim inizia a raccogliere verdura, agrumi, sposta macerie e raccata arbusti. Le ore non trascorrono monotone, anzi, appare stanco, ma gratificato dai risultati ottenuti. Ibrahim, berretto giallognolo, occhi neri, chioma e barba argentata Camicetta verde e pantaloni beige, avvolgono un fisico decisamente asciutto. Il sole è già alto, il 62-enne ha raccolto fiori da regalare a Shirin, nipotina preferita in quanto ferita da una scheggia durante bombardamenti del 2012. Tuttavia le guerre trascorse non hanno indurito il cuore dell’uomo e nonostante la saggezza dell’età come se fosse adolescente sogna per i giovani del luogo un mondo migliore. Mentre elabora questi pensieri Ibrahim è già nei pressi di casa. Ad un tratto si ferma, posa i pesanti sacchi, con il braccio destro tenta d’eliminare il sudore che inumidisce la fronte. Vede casa, sorride, solleva i sacchi, riprende il suo cammino, tra le mani stringe i fiori destinati a Shirin. Ibrahim esausto rallenta, posa nuovamente i sacchi al suolo, è investito da un potente boato, il suo corpo è trafitto da schegge terreno e sassi, tra le mani stringe i fiori per la nipotina che crede di vedere accanto. Altri pastori soccorrono il 62-enne. Ibrahim è gravemente ferito, non urla, è trasportato presso l’ospedale di zona dove giunge, stringendo tra le mani ciò i che resta dei fiori di  Shirin.

Giovanni Lafirenze

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