Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

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Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

“Noi sminatrici, a caccia di bombe da disinnescare”

Categories: Bonifica perché

di Ermanno Lucchini

«Li ho individuati di notte con le telecamere termiche e a infrarossi: ho visti scavare al buio, sul ciglio della strada. Ho capito che stavano impiantando nel terreno uno “ied”, un ordigno esplosivo improvvisato. Così noi sminatori siamo usciti all’alba dalla base italiana e con gli artificieri abbiamo rimosso e neutralizzato quella trappola vigliacca predisposta dai talebani». 
Occhi di ghiaccio e un’espressione severa, stemperata da un sorriso al miele: Vita Maria Citro, caporalmaggiore di 24 anni da poco rientrata dalla missione a Farah con altri duecento genieri del 2° Reggimento guastatori alpini di Trento, approfitta di una pausa durante un’esercitazione sulle nevi del monte Bondone (senza mai posare lo zaino da 15 chili, e neppure il cercamine Ceia di ordinanza) per raccontare a Io donna il suo Afghanistan. Adrenalinico, raggelante. Come l’Iraq che la regista Kathryn Bigelow ha portato sul grande schermo con The Hurt Locker, film tratto dai reportage del giornalista Mark Boal e vincitore di 6 Oscar. Come il Libano di Roberta Micoli, coetanea di Vita Maria anche lei caporalmaggiore (del 10° Reggimento Genio Guastatori), tornata a Cremona dalla missione a Shama, lungo la tormentata blue line al confine con Israele. «Eravamo due donne, nel mio plotone. Insieme con gli altri guastatori minex, abbiamo bonificato un’area molto vasta neutralizzando una cinquantina di ordigni».
UOMINI E DONNE: L’IMPEGNO E’ PARI (E ANCHE IL RISCHIO)
Anche questo è “made in Italy”, un’eccellenza con le stellette: il nostro Paese, non più leader come in passato nel business degli armamenti più feroci (mine antiuomo e anticarro), oggi esporta sminatori professionali, donne in mimetica che liberano strade, scuole, interi villaggi dall’incubo e dall’assedio delle mine e restituiscono all’aratro campi rimasti a lungo avvelenati da una semina di bombe. 
Anche di questo possiamo andare orgogliosi: le nostre militari impegnate in missioni internazionali – 120 tra volontari, sottufficiali e ufficiali – hanno dimostrato, quote o non quote, di volersi conquistare la parità sul campo. nelle forze armate il reclutamento di personale femminile dal 2006 avviene, infatti, senza limitazioni di genere per tutti i ruoli, corpi, categorie e specialità: nell’Esercito operano donne comandanti di unità operative (come il capitano Elisa Rosso, vista all’opera al Bondone a capo di una compagnia di alpini impegnati nella costruzione di trune, utilizzate come rifugi nella neve), artificieri e sminatori, ma anche piloti di elicottero, paracadutiste, osservatrici Onu, esperte di telecomunicazioni, medici. 
«Tra noi guastatori minex – commenta Micoli – la parità non è solo un dato di fatto, è un requisito indispensabile per operare nella massima sicurezza, visto che interveniamo in situazioni in cui è vitale agire con totale dedizione, da parte di tutti». Condicio sine qua non osservata anche a casa: il fidanzato è militare, si occupa di sminamento e, sì, ha operato in Libano («Però ci siamo conosciuti sotto il Torrazzo di Cremona» mette in chiaro).
Fonte: http://www.iodonna.it/attualita/primo-piano/2014/sminatrici-esercito-donne-soldato-401961421954.shtml
                                                              Foto: http://www.iodonna.it/ di Fabrizio Villa 


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