Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

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Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

Munizioni sui fondali di Muggia Da La Spezia per farle brillare

Categories: Bonifica perché

di Piero Rauber
Erano più vecchie ancora del Tlt. Sono venute a galla, e quasi nel vero senso dell’espressione, pochi giorni fa. Alcune casse zeppe di proiettili di vario calibro e cartucce per pistole e fucili (160 e 700 pezzi, rispettivamente) appartenute alle forze armate britanniche, e seminate ancora al tempo del secondo conflitto mondiale, sono state scoperte per caso l’altra settimana da un bagnante mentre si stava dilettando in un’immersione nelle acque di Muggia. Ieri un nucleo speciale Sdai (il Servizio difesa antimezzi insidiosi) composto da artificieri arrivati dal Comsubin, il Comando subacquei ed incursori di La Spezia, ne ha fatto brillare il contenuto in Golfo, in mare aperto, a debita distanza di sicurezza, col supporto logistico della locale Capitaneria di Porto e con la reperibilità, se al caso fosse servita, di un’equipe del 118.
Non è servita. L’operazione, lontana da occhi civili, è filata liscia, come ha fatto sapere nel pomeriggio – a munizioni rese definitivamente innocue, e con gli artificieri del Comsubin già in viaggio per La Spezia – la stessa Capitaneria. Le casse, come detto, erano state trovate per una pura casualità nelle acque che stanno davanti al Lazzaretto. Si trovavano a una profondità di circa quattro metri, distanti in orizzontale non più di cinque dallo spigolo di uno scoglio che sta sopra il livello del mare. Ma come mai sono state notate soltanto adesso, che sono passati settant’anni o giù di lì?
L’ipotesi più plausibile, senza scomodare dietrologie facili di questi tempi né la memoria di Gladio o che altro ancora, è che le forti mareggiate che hanno insistito pure quest’anno in estate su Trieste e in particolare su quel tratto di costa a luglio – come fanno notare sempre dalla Capitaneria – abbiano movimentato i fondali e fatto rotolare le casse verso riva esponendole così all’occhio del sub amatore intento a cercare pesci più che armi.
Non appena giunta la segnalazione alla Capitaneria, questa – come da prassi, anzi da rigido protocollo – ha informato a fari spenti la Prefettura, che a sua volta ha attivato gli organi centrali dello Stato, dal quale infine è partito l’ordine d’intervenire ai reparti preposti. Fossero state trovate a terra, sarebbero arrivati gli artificieri di terra. E invece è toccato a quelli della Marina. Ieri, di primo mattino, è scattata l’operazione brillamento. Le barche coinvolte, inizialmente, erano ben visibili dal Lazzaretto. Poi, mano a mano, sono diventate un puntino all’orizzonte. Pure questo fa parte del protocollo: questioni di distanza per questioni di sicurezza. Verso mezzogiorno il problema era stato risolto, all’una l’operazione di fatto già chiusa nel silenzio. Lo stesso silenzio, quasi, nel quale le casse erano rimaste lì dai tempi in cui queste terre, e questi mari, a ridosso di un confine che non c’è più, erano stati teatro di guerra e dolore.
Fonte:
http://ilpiccolo.gelocal.it/cronaca/2013/09/20/news/munizioni-sui-fondali-di-muggia-da-la-spezia-per-farle-brillare-1.7773240

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