Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

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Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

Motopesca aggancia mina antinave

Categories: Bonifica perché

di Franco Sodomaco
SALVORE | A 3,5 miglia dal porto di Salvore, in direzione di Grado, verso le 14,30 di lunedì il peschereccio salvorino “Esky” ha agganciato nella rete a strascico una mina antinave. Si tratta del motopesca capitanato da Danilo Latin, che nel corridoio che conduce al porto di Trieste, disseminato di mine antinave e antisommergibile, risalenti alla Seconda guerra mondiale ha già pescato diversi ordigni esplosivi. Questa volta si tratta di una mina con 200 chilogrammi di tritolo, prelevata in breve tempo dagli artificieri della Questura istriana, che verso le 20 l’hanno disattivata e distrutta nella cava dell’ex cementificio di Umago, senza farla brillare. Da qualche anno a questa parte i pescatori non ributtano più in mare gli ordigni che trovano nelle reti (che sono tanti), ma li fanno prelevare dagli artificieri nell’ambito di un’azione di sminamento e bonifica della costa. Sul finire della Seconda guerra mondiale i dragamine inglesi avevano sminato tutta l’area dell’Alto Adriatico, compreso il corridoio di navigazione che porta a Trieste, tagliando i cavi di ancoraggio delle mine e poi facendole brillare. Spesso però le mine affondavano senza esplodere, finendo sul fondale. Negli anni successivi i pescherecci hanno iniziato a operare con motori più potenti e con le reti a strascico, agganciando mine, bombe e siluri inesplosi. Generalmente il tutto veniva ributtato in mare, per non perdere la giornata di pesca. Poi però, con l’intensificarsi delle immersioni subacquee, gente senza scrupoli ha iniziato a togliere il tritolo da questi ordigni per rivenderlo. Una cosa che preoccupa sia la polizia croata che quella italiana. Basti dire che per attivare il tritolo delle mine basta un detonatore qualsiasi. Per evitare dunque che qualcuno manometta questi ordigni, distruggendone l’involucro per togliere il tritolo, i pescatori li consegnano alla polizia, che provvede a distruggerli. L’operazione si svolge con la massima cautela, perché si tratta spesso di ordigni che all’interno sono come nuovi e quindi pericolosi.
Su uno di questi, ironia della sorte, il 5 maggio del 1945 era finito pure il dragamine inglese “Coriolanus”, affondato con il suo equipaggio al largo di Cittanova. Era una nave da guerra della Royal Navy britannica della classe “Shakespearean”, costruita insieme ad altre dodici navi gemelle nel cantiere navale “Cochrane and Sons ltd Ship Builders” di Selby in Gran Bretagna. Venne varata il 2 settembre 1941. Lunga 50 e larga poco più di 8 metri, aveva una portata 545 tonnellate.
Anche dopo tanti anni, dunque, il mare non finisce mai di sorprendere, per cui l’attenzione non è mai troppa. Fonte: http://www.editfiume.com/lavoce/istria/12417-motopesca-aggancia-mina-antinave

editfiume.com


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