Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

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Ognuno recita il proprio ruolo, immerso in quella divina sensazione di devozione allo scopo comune: la realizzazione di un'opera d'arte, che anche la bonifica bellica sa idealizzare.

Marina a caccia di mine e ordigni tra Spezia e Pisa, Marola apre le porte e fa il punt

Categories: Bonifica perché

di Michele Operoso 
 Dallo scorso 8 giugno, nelle acque antistanti la zona costiera da La Spezia a Marina di Pisa, si sta svolgendo l’ITA-MINEX 2015, la più importante esercitazione di sminamento della Marina Militare Italiana, il cui scopo è quello di addestrare il personale a condurre operazioni di bonifica dei fondali. L’esercitazione è stata organizzata dal Comando delle Forze di Contromisure Mine (MARICODRAG) e presentata quest’oggi, giovedì 18 giugno, dal rettore del Comando, il contrammiraglio Massimo Vianello, che presso la base di Marola ha illustrato il programma del workshop in atto. “Le operazioni stanno avendo luogo in aree che non intralciano le normali attività di traffico marittimo svolte da pescherecci, navi commerciali e turistiche. – ha spiegato Vianello – L’addestramento è rivolto non solo al personale di MARICODRAG con base a La Spezia, ma a tutte le Forze di Contromisura Mine dei paesi NATO come Spagna, Germania, Francia, Grecia, Slovenia e Turchia, con la partecipazione di osservatori provenienti da diverse nazioni quali Algeria, Arabia Saudita, Brasile, Croazia, Egitto, Libano, Marocco, Stati Uniti, Tunisia, Emirati Arabi Uniti e Qatar”.Le prime esercitazioni di dragaggio da parte della Marina Militare italiana risalgono ai primi anni 80′, e avvenivano con l’impiego di apparecchiature meccaniche. Nel corso degli anni le innovazioni tecnologiche nel campo dell’elettronica hanno permesso l’acquisizione di nuovi strumenti all’avanguardia, finalizzati all’individuazione delle mine e al loro sminamento. Sono state inoltre ampliate le esercitazioni, che vedono la partecipazione di tutti i corpi statali addetti alla sicurezza e all’assistenza come Polizia Locale, Vigili del Fuoco, Moto Trasporto Costiero/Fari (MTC/F), e Croce Rossa. Per l’occasione il dispiegamento di forze e mezzi è stato notevole. La Marina ha messo a disposizione ben 7 Unità Navali Cacciamine (MHC), che assieme alle unità dei paesi NATO partecipanti hanno formato una task force di ben 15 navi, movimentando 700 persone in simulazioni di varia natura, tra cui il recupero e il disinnesco di una mina galleggiante alla deriva, la protezione delle navi e dell’area portuale da un ipotetico attacco terroristico, e l’allestimento di un Posto Medico Avanzato (P.M.A) da parte della Croce Rossa, per accogliere i feriti simulati di un esplosione provocata da un ordigno terrestre. Non solo navi ma anche elicotteri, impegnati nelle operazioni di soccorso e recupero dei palombari del Gruppo Operativo Subacquei di COMSUBIN (Comando Subacquei ed Incursori), e l’impiego di apparecchiature specifiche per le operazioni di dragaggio, come il ROV (veicolo subacqueo pilotato da una postazione remota) e gli AUV (Veicoli subacquei autonomi) di nuova acquisizione. Spiega Vianello: “L’obiettivo di queste esercitazioni è quello di eliminare ordigni e residuati bellici in difesa e nell’interesse della società civile, sorvegliando preferibilmente le tratte costiere interessate dalle rotte commerciali. Le nostre unità cacciamine sono dotate di sonar che consentono di effettuare monitoraggi e mappature del fondale marino per i vari scopi”. Nei primi due giorni del programma di addestramento hanno partecipato anche le Università e gli istituti di ricerca provenienti da Pisa, Firenze, Genova e Ancona. “Abbiamo sperimentato le apparecchiature dei centri di ricerca universitaria, che sono dotate di sensori diversi da quelli da noi impiegati, – ha precisato Vianello – è stato un confronto interessante che ha entusiasmato tutti gli addetti ai lavori”- Le unità navali tipo Cacciamine possono essere impiegate inoltre per verificare le caratteristiche morfologiche del fondale (presenza di vegetazione, compattezza), per l’acquisizione di dati idro-marini (correnti, temperatura, salinità), o per l’identificazione di oggetti sul fondo. Tutte funzioni che hanno permesso alle MHC di operare in favore del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo (MIBACT), al fine di individuare reperti archeologici sommersi o relitti di interesse storico/culturale. Nel 2012 l’archeologo subacqueo Guido Gai ha scoperto una nave romana che trasportava centinaia di anfore, a circa 30 km dall’isola del Tino. “Il nostro compito è anche quello di presidiare periodicamente siti di interesse archeologico come questo”, ha osservato Vianello. Fonte: http://gazzettadellaspezia.it/index.php?option=com_k2&view=item&id=37958:marina-a-caccia-di-mine-e-ordigni-tra-spezia-e-pisa,-marola-apre-le-porte-e-fa-il-punto&Itemid=9873
Le esercitazioni termineranno il prossimo 22 giugno.
gazzettadellaspezia.it

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